Che nella cella di massima sicurezza in cui è detenuto il boss barese Domenico Strisciuglio la Tv resti accesa per tutto il tempo che desidera. Anche tutta la notte. In nome del diritto ad informarsi, e anche – perché a no – a svagarsi un po’. A stabilirlo, sia pure indirettamente, è la Corte di Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Sassari che sostanzialmente autorizzava il boss, detenuto in Sardegna in regime di carcere duro, a tenere accese la televisione dalle 24 alle sette del mattino. La casa circondariale di Sassari, il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e il ministero della Giustizia che avevano appellato la decisione se ne devono fare una ragione.
Mimmo Strisciuglio detto «La Luna», capo storico di uno dei clan più agguerriti di Bari, assistito dall’avvocato Massimo Roberto Chiusolo, si era rivolto al magistrato di sorveglianza di Sassari contestando il regolamento interno del carcere sardo che impediva ai ristretti come lui in regime di carcere duro di potere vedere la Tv in cella anche a notte fonda. Il magistrato di Sorveglianza gli dà ragione. La disposizione limitativa, questa è la tesi, era in conflitto con lo stesso regime del carcere duro e non era giustificata da ragioni di sicurezza. Né può essere adottata come giustificazione la circostanza che con la «tele» accesa ci fosse il rischio di disturbare gli altri detenuti. «Si trattava di un irragionevole sacrifico dell’interesse di disporre della Tv come mezzo di informazione e intrattenimento tanto più inflittivo poiché applicato a detenuti costretti dentro le celle per ben 21 ore al giorno», si legge nelle carte dove si parla di diritto all’informazione ma anche di un vero e proprio diritto «allo svago ed al relax».
Motivazioni ritenute esaurienti anche dal Tribunale di Sorveglianza sardo che ha confermato la decisione. In caso contrario, sarebbe stato «leso sia il diritto all’informazione e alla cultura, esercitabile in qualunque ora del giorno e della notte». E poi c’è anche un problema di «parità di trattamento», lì dove risulta che «le stesse limitazioni non si applicano agli altri ristretti». Se non proprio un vero e proprio «eccesso di potere», poco ci manca. Un divieto, quello della tv a tarda ora che non solo non è previsto nel decalogo del carcere duro, ma che contrasta con il 41 bis.
Carcere di Sassari, Dap e ministero della Giustizia però non ricorrono in Cassazione. Il Supremo Collegio non è neanche entrato nel merito della legittimità. Altre circolari interne al Dap, infatti, prevedono che la norma incriminata sul divieto non ha più effetto alcuno. Di qui la «carenza di interesse». Tv accesa tutta notte nella cella di Mimmo Strisciuglio.