I sigilli spaventano il colosso dell'energia. "Stop al miliardo di investimenti di Puglia"

 

di CHIARA SPAGNOLO –
bari.repubblica.it

Arriva ad otto giorni dal sequestro di quattro parchi fotovoltaici a Brindisi, la decisione del Global solar fund di bloccare un miliardo di investimenti in Puglia. I "ripetuti sequestri preventivi" sono un evidente ostacolo per il colosso delle energie rinnovabili, che investe in mezzo mondo e che nel Sud Italia, nel giro di pochi mesi, ha visto più d'un progetto bloccato dalla magistratura.

In principio fu Tecnova la causa dei mali salentini del Gsf, le cui partecipate ad aprile furono sfiorate dall'inchiesta della Dda di Lecce e della Procura di Brindisi sugli illeciti commessi durante la realizzazione di tredici parchi fotovoltaici nel Salento. All'epoca scattarono manette, si parlò di centinaia di immigrati sfruttati, si ipotizzò anche il reato di riduzione in schiavitù, il Fondo però non fu coinvolto direttamente nello scandalo e precisò più volte di non essere a conoscenza di quanto avveniva sotto il cielo della Puglia. Anzi, per dimostrare la propria buona volontà verso i lavoratori sfruttati e abbandonati senza stipendi, decise di farsi carico dei debiti di Tecnova e liquidò parte delle spettanze arretrate, chiudendo la vertenza con 460 persone e lasciando aperto un capitolo con altri 156 che reclamarono il dovuto a distanza di qualche mese. Mentre la vertenza andava avanti, e si arenava di fronte alla proposta di liquidare cifre piuttosto basse (non accettata dagli ex operai e neppure dai sindacati), il lavoro ricominciò nei parchi fotovoltaici incriminati. 

Da San Pancrazio a Salice, passando per San Cesario e Galatina, la costruzione fu affidata a nuove maestranze e altri appalti furono assegnati al Gsf in diversi angoli della regione. Le Procure, però, continuarono ad indagare. E mentre a Lecce la polizia raccoglieva centinaia di nuove denunce, a Brindisi la Forestale si concentrava su altri impianti in contrada Trullo-Masseria Caracci e in contrada Capitan Monza. Tutti ubicati nel Sito d'interesse nazionale di Brindisi, ovvero una zona in cui, è scritto nell'atto di sequestro, "è evidenziata la presenza di sostanze velenose e cancerogene, soggetta al vincolo di caratterizzazione e, in caso di inquinamento, ad attività di messa in sicurezza e bonifica". Caratteristiche che, a detta degli investigatori, fanno sì che l'utilizzo dei terreni sia subordinato ad alcune autorizzazioni che non sarebbero state ottenute. Da qui il sequestro disposto il 20 settembre, con tanto di denunce a 16 persone, che hanno nuovamente sfiorato il Fondo. 


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Dal colosso energetico è giunta prima una difesa d'ufficio, poi l'annuncio dello stop agli investimenti: "a seguito dei sequestri preventivi", è scritto a chiare lettere in un comunicato ufficiale, e "fino a che la situazione non sarà chiarita". Annunciando "pieno rispetto del lavoro della magistratura" e individuandone al contempo l'operato come la causa prima della sospensione dei lavori in atto. "Il sequestro degli impianti – affermano i vertici del Gruppo – ci sorprende, in quanto in tutti gli altri Paesi in cui abbiamo investito, una volta acquisiti il parere favorevole per i progetti presentati e le necessarie autorizzazioni, non ci sono stati problemi legali successivi". In Puglia, invece, è andata diversamente: "Dobbiamo rilevare che le misure finora adottate complicano notevolmente le già difficili condizioni operative". Il sequestro, insomma, è un incidente di percorso che il Gsf non sembra più disposto a mettere in conto. 

"In un quadro normativo non semplice e instabile – continua il comunicato – auspichiamo che possano essere individuate misure alternative a quelle del sequestro cautelare degli impianti che rischia di penalizzare irreversibilmente gli investimenti operati da Gsf". L'auspicio è chiaro. Le ipotesi della magistratura anche. Le due cose, al momento, sembrano configgere e, per il futuro prossimo, il Global solar fund sembra sperare in un deciso cambio di rotta. "Se non si potesse in futuro operare in un contesto fatto di regole certe e di un quadro normativo univoco e stabile – conclude il comunicato – investire in Puglia, e in Italia più in generale, sarebbe sempre meno appetibile". Il messaggio è di facile lettura. Di questo passo, anche gli investimenti dei prossimi due anni, un altro miliardo per costruire parchi fotovoltaici, sono a rischio. 

 

 

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