I giudici: «Progetti criminosi dietro il voto di scambio»

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di Antonello NorsciaLa Gazzetta del Mezzogiono, 8 Settembre 2010

Una sentenza di 390 pagine con la ferma condanna del fenomeno del voto di scambio. Quello che nel 2006 avrebbe segnato il clima elettorale per le amministrative di Molfetta.

Un’inchiesta partita per le minacce subite dall’allora presidente del consiglio comunale Pino Amato ma che proprio per lui si è rivelata un boomerang: da vittima a condannato.

 

Senza giri di parole il Tribunale di Trani (Cesaria Carone, Francesco Messina, Lorenzo Gadaleta) ora spiega il perché della condanna di Amato (ora consigliere comunale Udc), ex assessore all’Annona e candidato consigliere più suffragato alle elezioni del 2006: fu eletto nella lista «Popolari per Molfetta» che sosteneva la candidato sindaco Maria Antonia Tulipano.

L’ incipit delle motivazioni è tutto un programma sui fatti del processo che, a vario titolo, ha contato altri 6 imputati. "Il collegio non condivide affatto la prospettazione difensiva mirante a giustificare le condotte con l’esistenza di prassi diffuse, tese ad accettare illecite forzature psicologiche e scambi d’ogni genere nel periodo elettorale, addirittura quali eventi tracciati come destino ineluttabile della Nazione. L’accettazione di quelle condotte illecite dev’esser con forza osteggiata dal sistema penale che pone in chiara luce l’importanza degli interessi in gioco: da un lato la libertà dell’elettore di scegliere come votare, senza subire intimidazioni e senza cedere a patti avvilenti e condizionanti; dall’altro la correttezza di una competizione elettorale non viziata da atti di compera di voti oppure da imposizioni economicamente ed isolati moralmente, condizione all’evidenza la vita pubblica negativamente, adducendo per giunta quale scusa mistificante il raggiungimento di un obiettivo d’aiuto delle categorie sfortunate. Essa in realtà determina il deleterio sviamento dell’azione degli amministratori per fini privati. Crea anche separate griglie di cittadini, privilegiati e penalizzati".

«È’ emersa – motiva ancora il Tribunale – una variegata propensione dell’Amato alla commissione di reati, concentrata peraltro nel ristretto lasso temporale durante il quale è stato sottoposto al controllo degli inquirenti. Si deve rimarcare il fatto che ha creato una fitta rete di relazioni nella Pubblica amministrazione piegando le regole del suo ruolo, coinvolgendo numerose figure pubbliche nelle sue trame e allargando sempre più il suo raggio d’intervento illecito. Ha dimostrato di non avere remore da questo punto di vista, non esitando di approfittare dell’espansione commerciale della città per tessere progetti criminosi con la società amministrata dalla Guido; ha tradito le funzioni pubbliche servendosi del personale della pubblica amministrazione per raggiungere obiettivi di taglio elettorale; ha rastrellato consensi facendo leva sul dramma sociale dell’affannosa ricerca di un posto di lavoro. Ha imposto orientamenti elettorali e politici pressando con mezzi ignobili poveri commercianti, pur abusivi, ideando un piano esecutivo di marcata matrice criminosa».

Ad Amato il Tribunale ha comunque concesso le attenuanti: «Si tratta di un incensurato e ha dimostrato di agire per fini politici ed elettorali e mai per scopi diretti d’arricchimento personale».

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