
Sotto la spinta delle nuove generazioni, la mala accelera il processo di colonizzazione – fonte: Luca Natile – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
«Si osserva una costante tendenza all’espansione dei territori controllati dai clan, anche al di fuori degli ambienti locali e permangono alleanza storiche con altre organizzazione criminali». La nuova identità della giovane camorra barese ha una dimensione metropolitana, intreccio tra le famiglie del capoluogo, trainate dalle nuove generazioni ed i gruppi criminali che controllano il mercato dello spaccio e il racket delle estorsioni in provincia.
I contenuti dell’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia confermano come le strategie della malavita organizzata barese continuino a trovare ispirazioni in ambizioni e progetti di espansione «politica» oltre che economico affaristica.
La nuova malavita barese è sempre più migrante e ora a guidare la transumanza verso la provincia sono le nuove generazioni, i ragazzi della paranza di Japigia, San Paolo, Libertà, Carbonara, Bari vecchia, gli stessi delle (mala)movida fatta di «sparatine» minacce a mano armata consumate nei locali alla moda «fuori terra» da Bisceglie e Trani giù a sud fino a Monopoli e nell’entroterra.
A guidare l’esodo verso nuovi lidi, perché la piazza barese è oramai satura, è la progenie dei boss, Palermiti, Capriati, Striusciglio, che spesso portano gli stessi nomi dei nonni, dei genitori, degli zii.
In alcuni casi percorrendo le stesse rotte delle carovane composte da intere famiglie in attesa di assegnazione di una casa popolare, alcune conniventi con i clan della città, sfollate dalla periferia ad alta concentrazione criminale e alloggiate in quartierini edificati nei comuni della provincia grazie a progetti realizzati in regime di edilizia economica e popolare.
La dimensione locale oramai va stretta alle vecchie famiglie che voglio pensare in grande. Il processo di colonizzazione è iniziato già da tempo ma ora sta vivendo un nuovo impulso sulla spinto dei ragazzi, figli e nipoti dei padrini.
Secondo gli analisti della Dia si sta disegnando una nuova geografia criminale. Alcuni clan sono scomparsi come i Di Cosola, altri sono ridotti ai minimi termini come i Diomede-Mercante ed i Di Cosimo-Rafaschieri e i loro territori, un pezzo alla volta, stanno passando sotto l’influenza di altre «famiglie». Un processo, lo ripetiamo, favorito dall’avvento sulla scena delle nuove generazioni.
«L’interconnessione esistente tra le dinamiche criminali di Bari e quelle dei paesi limitrofi – si legge nel resoconto della Dia – caratterizza lo scenario della provincia dove la presenza dei numerosi gruppi sarebbe diretta espressione delle gruppi della città».
Un’interdipendenza che viene creata e alimentata «attraverso l’opera sia di mafiosi, sia di fidati referenti sul territorio, sia attraverso l’affiliazione di soggetti apicali delle compagini delinquenziali operanti nelle singole comunità».
La capacità di attrarre è legata a due fattori principali: il carisma dei boss, anche se da anni dietro le sbarre e ora i legami personali creati dalla nuova generazione con piccoli criminali. Per quanto riguarda la presenza sul territorio della Città metropolitana dei gruppi criminali, secondo quando emerge dalle ultime relazioni della Dia, sarebbero ridotti a tre sono i clan egemoni, in gran parte «corrispondenti ad altrettante famiglie mafiose con ramificazioni nella provincia e proiezioni anche in diverse aree della Regione». Si tratta dei Capriati, gli Strisciuglio, i Parisi-Palermiti. Ai clan considerati egemoni sul territorio, sono subordinati una pluralità di gruppi di minore caratura, con una autonomia operativa limitata e, fra questi, si annoverano i gruppi Misceo, Montani, Anemolo, Fiore-Risoli, Di Cosimo-Rafaschieri, Lorusso, Velluto e Telegrafo.