I due arrestati a Molfetta erano i ricettatori della banda. Particolari e nomi dell’operazione.

«Erano i ricettatori della banda dei furti». In manette zio e nipote di Molfetta

Nelle prime ore di questa mattina, i carabinieri del comando provinciale di Bari hanno eseguito 13 su 14 ordinanze cautelari delle quali 9 in carcere, 2 agli arresti domiciliari, 2 con obblighi di dimora, a carico di altrettanti soggetti, residenti tra Bari e Molfetta, tutti pregiudicati, ritenuti responsabili, in forma associativa di numerosi furti in abitazione. Tali ordinanze sono frutto di articolate indagini, condotte dai militari di Trani, coordinati dal dott. Marcello Catalano – Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, che hanno consentito di raccogliere vane fonti di prova e di disarticolare un consorzio criminale dedito a reati predatori in abitazione.

Gli arrestati sono: ORDINANZA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE:

DE BARI Peter, nato a Molfetta (BA) il 10.07.1992;

GIULIANI Domenico, detto Mimmo nato a Bari it 10.12.1957;

GROSSO Francesco, nato a Molfetta (BA) il 18.08.1975;

LEONETTI Francesco, nato a Bari il 14.10.1966;

PASQUARIELLO Gaetano Pio, nato a Bari il 08.04.1994;

PASQUARIELLO Massimiliano, detto Ciccio nato a Bari il 21.08.1989;

PASTORE Maurizio, nato a Roma il 03.01.1984;

PASTORE Nicola, nato a Bari 21.03.1958;

RAGONE Gennaro, nato a Bari il 14.05.1969.

ARRESTI DOMICILIARI:

FORTE Antonia, nata a Bari il 29.09.1969;

LATTANZI Pietro, alias “II dottore” nato a Bari il 15.02.1973;

OBBLIGHI DI DIMORA:

IACCARINI Valentina, nata a Bari 11 29.04.1986;

PASTORE Margherita, nata a Bari ii 05.08.1992.

II gruppo si è rilevato molto pericoloso per l’intercambiabilità dei suoi componenti nell’azione criminale, per la mobilità sul territorio pugliese, molisano e lucano e per la completa organizzazione, costituita sia da chi si occupava della clonazione di chiavi per l’accesso agli appartamenti depredati, sia da chi aveva il compito di “ricettare” quanto asportato. L’indagine. protrattasi da ottobre 2018 a gennaio 2019, si è sviluppata a partire dal verificarsi di alcuni furti in abitazione, dove i sopralluoghi condotti anche dalla sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale di Bari, avevano fatto emergere come elemento caratterizzante e di collegamento, la “strana” mancanza di segni di effrazioni alle porte d’ingresso ed alle finestre. Da qui il nome dell’operazione “Ghostbusters” in quanto occorreva scoprire il modus operandi tramite il quale i malfattori facevano accessi indisturbati alle abitazioni delle vittime.

Grazie all’acquisizione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza ubicati nelle adiacenze dei luoghi dove si perpetravano i delitti, i militari hanno iniziato ad acquisire sospetti su alcuni soggetti di Bari, soprattutto provenienti dal quartiere San Paolo, con precedenti specifici. Il prosieguo delle investigazioni sul loro conto ha consentito così, nel tempo, di risalire all’intera dell’associazione che, talvolta, vedeva il concorso di terzi per singole fattispecie di reato. Le indagini hanno consentito di ricostruire il “modus operandi” nella commissione dei furti e i ruoli e compiti di ciascun sodale. Alcuni soggetti avevano il compito di avvicinare per strada con una scusa la vittima e, con un escamotage, da parte di un soggetto, titolare di un negozio ubicato a Bari e specializzato nella riproduzione di chiavi e sodale dell’associazione. Perpetrato il furto in abitazione, in maniera rapidissima, la refurtiva veniva ceduta al “ricettatore” del sodalizio che pagava in contanti effettuando lo scambio a bordo di un’autovettura. Numerosi servizi di osservazione controllo e pedinamento, condotti dai militari, hanno consentito, laddove era palese che si stesse perpetrando un furto, di impedirne la consumazione attraverso l’immediata richiesta di intervento di una pattuglia del 112, la quale passando nell’area interessata come se si trattasse di un normale pattugliamento, faceva desistere i malfattori dal proseguimento della loro azione criminosa.

Diversi i telefoni sequestrati, contenenti foto della refurtiva. In particolare, è emerso che Pastore N. di Bari, 61enne, ha avuto ruolo di promotore del sodalizio; Pasquariello G.P. di Bari 25enne e Pastore M. di Bari 35enne, erano fotografi delle chiavi. G.D. di Bari 62enne o R.G. di Bari 50enne, avevano il compito, unitamente ai primi tre, di accedere all’abitazione per compiere il furto, mentre a fare da palo c’erano L.F. di Bari 53enne o P.M. di Bari 30enne o I.V. di Bari 33enne. Al termine la refurtiva veniva ceduta a Grosso F. di Molfetta 44enne, o a De Bari P. 27enne di Molfetta per la ricettazione. P.M. di Bari 27enne moglie di P.G.P e figlia di P.N. unitamente alla madre F.A. di Bari 50enne, moglie di P.N., hanno concorso nella fattispecie criminosa, facendo sparire parte della refurtiva, nel momento in cui alcuni componenti del gruppo criminoso venivano individuati e bloccati dai miliari.

Le indagini hanno consentito di accertare, al momento, responsabilità in capo all’associazione di 8 furti consumati nei Comuni di Bari, Taranto, Molfetta e Bisceglie, nonché la pianificazione di numerosissimi altri obiettivi per cui i sodali hanno desistito dal proposito delittuoso grazie a mirate azioni di “disturbo” poste in essere dai militari operanti. Un provvedimento che disponeva gli arresti domiciliari non è stato al momento notificato per motivi sanitari. Nel corso delle operazioni I.V., unitamente alla madre convivente P.M., sono state arrestate perché trovate in possesso di circa 100 grammi di cocaina suddivisa in dosi, due bilancini di precisione, materiale per il confezionamento e 40 colpi cal.7,65.

fonte: Molfettaviva

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