I docenti lavorano ancora? Blitz nel Liceo per scoprirne il perché.

Notizia di quelle grosse (che ha già spopolato sul web): a Torino lo storico Liceo Classico Statale “Vincenzo Gioberti” è stato teatro di un’improvvisa operazione di polizia da parte della Guardia di Finanza — sotto gli occhi esterrefatti degli alunni — per appurare se docenti e personale ATA fossero presenti a Scuola. Il Liceo “Gioberti” — come “La Tecnica della Scuola” ha già sottolineato — è uno dei primi Licei classici istituiti in Italia (essendo nato nel 1865), noto e prestigioso anche all’estero.

Combattere gli evasori o i docenti?

L’indignazione ha percorso come un brivido la categoria docente, pur avvezza alla disistima che questo Paese le riserva. Possibile — si chiedono docenti e sindacati di base— che il Ministero delle Finanze (da cui le “Fiamme Gialle” dipendono), coi guai che deve affrontare nell’epica lotta agli evasori, perda tempo a controllare i docenti di uno dei migliori Licei dello Stivale (senza peraltro — ovviamente — trovar nulla di illecito)? Non sanno già persino gli uscieri del MEF che i docenti si assentano meno di altre categorie?

Un ragionamento basato sulla logica

Stavolta però ci schiereremo con chi ha voluto verificare l’onestà degli insegnanti, perché la sua intenzione era buona e giusta, logico e razionale il suo ragionamento. Proviamo a ricostruirne i passaggi essenziali:

«Li abbiamo colpiti, umiliati, impoveriti…

  • Nel 1993 il Lgs. 29 li ha ficcati nel Pubblico Impiego (a differenza dei docenti universitari), dopo aver privatizzato il rapporto di lavoro del Pubblico Impiego stesso. Così il Preside è divenuto “datore di lavoro”; i docenti stabili hanno perso il “ruolo”, diventando “a tempo indeterminato” (come prima i supplenti) e dunque licenziabili per esubero o per rifiuto dei trasferimenti d’ufficio; hanno perso gli scatti biennali automatici; la loro libertà d’insegnamento (=autonomia decisionale in materia didattica) è entrata in rotta di collisione con la nuova condizione d’“impiegati” nella scuola aziendalizzata.
  • L’”autonomia scolastica” (art. 21 59 del 15 marzo 1997 e D.P.R. n. 275/1999) accentua aziendalizzazione e poteri del Preside “datore di lavoro”, trasformandolo in “Dirigente Scolastico”. Nasce il “POF”. Le scuole diventano “progettifici”.
  • Tagli continui riducono al lumicino la spesa nazionale per l’istruzione. Nel 2008 la “riforma” Gelmini-Tremonti sottrae più di otto miliardi alle scuole (mai restituiti dai Governi seguenti), falcidiando laboratori, cattedre, ore di lezione, e aumentando a dismisura classi-pollaio e carichi di lavoro.
  • Le norme Brunetta (L. 112/2008, L. delega 4/3/2009, n. 15, D.Lgs. 27/10/2009, n. 150) rafforzano il Dirigente Scolastico, introducendo, tra l’altro, la decurtazione della paga giornaliera in caso di malattia.

…e, con tutto quello che gli abbiamo fatto,…

  • Lo Stato non si fida dei propri insegnanti: l’Invalsi valuta gli studenti al loro posto, indirettamente valutando il loro operato in base ai risultato di quiz per gli studenti.
  • La renziana “buona scuola” (Legge 107/2015) moltiplica i poteri del Dirigente, regalandogli l’arma del “bonus” premiale per premiare chi vuole. Aumentano incombenze burocratiche, “rendicontazione” e pratiche connesse alla “valutazione” dei docenti. L’Invalsi ha sempre più peso nella vita ordinaria e nel lavoro delle scuole.
  • La legge 146/1990 toglie ai docenti la forma di lotta più efficace: lo sciopero degli scrutini (definiti “servizio pubblico essenziale”, come un Pronto Soccorso o un reparto di ostetricia).
  • Il D.Lgs. 4/11/1997, n. 396 impone norme sulla rappresentatività sindacale che vietano de facto (pur garantendola de iure) la crescita di sindacati alternativi a quelli definiti “maggiormente rappresentativi”.

…ancora lavorano?»

Considerato tutto ciò, forse a Via XX Settembre qualcuno ha pensato bene di controllare se possa esistere davvero una categoria di professionisti così masochista da lavorare ancora, con impegno e passione autentici, in una situazione simile. In fondo, controllare è doveroso. «Possibile che costoro non abbiano in realtà qualcosa da nascondere?», si saranno chiesti. Ed è partito il blitz.

Del resto, non è certo un blitzkrieg la trentennale guerra (tuttora in corso) contro Scuola e insegnanti, ma una strategia lenta, paziente e scrupolosa, dall’innegabile efficacia. Dunque, docenti, non lamentatevi: qualche improvvisata, giusto per vedere se la “cura” funzionasse, potevate pure aspettarvela!

fonte: Alvaro Belardinelli – www.tecnicadellascuola.it

 

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