“Ho fatto tre gare e ne ho vinte tre”: fatture gonfiate dietro le tangenti alla Regione Puglia

Mario Lerario (di spalle) e Antonio Illuzzi 

Il meccanismo dell’Iva che lievitava dal 10 al 22 per cento nell’inchiesta sugli appalti in Regione: una procedura collaudata – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

È il “giochetto dell’Iva al 22 per cento” il filo rosso che lega molti appalti della Regione Puglia, affidati negli anni fra il 2019 e il 2021. Un escamotage scoperto dai finanzieri nell’inchiesta che due giorni fa ha fatto finire agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione il funzionario regionale Antonio Mercurio e l’imprenditore di Giovinazzo Antonio Illuzzi, mentre è soltanto indagato (e destinatario di un sequestro da 35mila euro) l’ex capo della Protezione civile (e dell’Economato) Mario Lerario.

Ventidue era, sostanzialmente, il numero magico utilizzato per far lievitare le fatture in corso d’opera, dopo che preventivi e contratti erano stati proposti e stipulati con l’Iva al 10 per cento. Una sottigliezza difficile da notare, a meno di mettere a confronto i preventivi con le fatture, ma che in alcuni casi ha fatto la differenza di decine di migliaia di euro. Facendo aumentare silenziosamente i costi degli appalti e la quantità di denaro che fuoriusciva dalle casse pubbliche.

Un metodo sperimentato

Che la si voglia chiamare sottigliezza, escamotage, “giochetto” (come nell’ordinanza della gip Anna Perrelli) o reato, una cosa è certa: il caso Illuzzi non è l’unico in cui tale sistema è comparso. Erano stati sempre i finanzieri del colonnello Luca Cioffi a scoprire che lo stesso inghippo era stato usato dagli imprenditori Luca Leccese e Donato Mottola (arrestati insieme con Lerario nel dicembre 2021 e tuttora sotto processo) e sono gli atti della Regione a raccontare che lo hanno fatto anche altri imprenditori. Ovvero che la Protezione civile e l’Economato (le due sezioni guidate da Lerario e in cui lavorava anche Mercurio) hanno consentito ad alcune ditte di fatturare con un’Iva sovrastimata rispetto alla tipologia di lavori eseguiti, Iva che, in alcuni casi, è stata sovrastimata soltanto in corsa (come ha fatto Illuzzi) mentre in altri il 22 èper cento è comparso indebitamente fin dall’inizio.

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Quel numero (anziché il 10 per cento, che in alcuni casi può scendere al 4) è stato ritrovato anche su diverse fatture emesse a saldo di lavori eseguiti all’ospedale Covid nella Fiera del Levante, nella ristrutturazione del teatro Kursaal Santalucia, nei lavori della fabbrica delle mascherine, in altri microaffidamenti fatti dalla Protezione civile e in alcuni interventi nella sede del Consiglio regionale. Una circostanza che, ancora una volta, fa sospettare che il mancato rispetto delle regole in materia di appalti pubblici non fosse episodico ma sistematico. Al punto che la giudice Perrelli parla di un “mercimonio della funzione pubblica” da parte dei due dipendenti della Regione.

Lerario e le tangenti

Il procuratore Roberto Rossi e l’aggiunto Alessio Coccioli sono stati durissimi con l’ex dirigente, descrivendolo come un “soggetto avvezzo a prendere le bustarelle”. Un’accusa che l’avvocato Michele Laforgia cercherà di smontare prima nel processo in abbreviato di cui Lerario è protagonista insieme con l’imprenditore Luca Leccese e poi in relazione al caso Illuzzi, in cui si ipotizza che siano state versate due mazzette (da 25mila e da 10mila euro). E se la gip ha ritenuto che il fatto che Lerario si sia dimesso da oltre un anno basti a escludere gli arresti domiciliari chiesti dai pm, in Procura avevano invece evidenziato la singolare circostanza che è ancora abilitato a operare su uno dei conti correnti della Regione Puglia.

I rischi di Mercurio

L’ingegnere potrebbe essere licenziato dalla Regione, ancor prima della fine del procedimento penale. Il procedimento disciplinare segue una strada parallela e potrebbe essere velocizzato se l’ufficio Personale ritenesse che i fatti dei quali è accusato siano di particolare gravità. La sospensione è scattata nel momento in cui è stato arrestato e adesso la Regione ha chiesto alla Procura la copia degli atti, per verificare la posizione del dipendente. Mercurio è indagato anche nell’inchiesta sull’ospedale Covid alla Fiera del Levante e nel dicembre 2021 ha subito una perquisizione. In seguito alla notizia di quella prima indagine è stato trasferito dalla Protezione civile al Consiglio regionale.

Mercurio e Illuzzi saranno interrogati dopodomani dalla giudice che ne ha disposto l’arresto. Intanto la Guardia di finanza ha sequestrato 35mila euro (fra conti e beni) a Lerario, ritenendoli l’equivalente delle tangenti ricevute, e 45mila all’imprenditore, perché a tanto ammonterebbe il profitto della corruzione dei pubblici ufficiali.

Cimici e cautele

Che ci fossero delle indagini in corso sulla Regione non era un segreto per nessuno fin dalla primavera del 2021, quando i finanzieri del Nucleo Pef si erano recati negli uffici per acquisire la documentazione relativa all’ospedale in Fiera. Poche settimane dopo alcune microspie erano state scoperte in alcuni uffici di via Gentile e per questo era partita la bonifica di diverse stanze. Ma quella consapevolezza non aveva indotto Lerario e Mercurio a modificare il loro modo di lavorare. Né qualche imprenditore a cambiare atteggiamento. Tanto che Illuzzi, pur evitando di parlare al telefono di certi argomenti, non avrebbe disdegnato di presentarsi in Regione “con la mazzetta al seguito”.

Come sarebbe accaduto il 26 agosto 2021, quando aveva raggiunto Lerario in via Gentile e poi erano andati a prendere un caffè nel bar in una stazione di servizio. Nell’auto del dirigente erano installate microspie che hanno registrato la conversazione, ma anche il rumore di una zip (forse un borsello) che si apriva e poi la frase “Dotto’ chiss so dieci” e il fruscio che i finanzieri pensano essere di banconote. Lo scambio sarebbe avvenuto nell’auto che Lerario reputava sicura e pur sapendo che un’indagine era in corso, tanto che all’affermazione di Illuzzi “Mercurio mi ha detto che state avendo qualche problema”, il dirigente rispondeva: “È un mondo difficile… “.

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I diversi favori

I modi in cui Illuzzi sarebbe stato aiutato dai dipendenti pubblici, erano tanti secondo la Procura. Gli sarebbero stati assegnati lavori che avrebbero dovuto essere dati ad altri, nel rispetto del principio di rotazione; sarebbero stati frazionati appalti, per restare sotto la soglia di 150mila euro e affidarli direttamente; sarebbero stati disposti mandati di pagamento per fatture in cui l’Iva era aumentata al 22 per cento e con essa il conto da pagare. In due casi (l’archivio del palazzo dell’Agricoltura e i locali tecnici della Presidenza) – hanno ricostruito gli investigatori – la Regione avrebbe assegnato budget per i lavori che ammontavano al doppio dei preventivi presentati. In altri sarebbero stati redatti atti falsi, per far figurare i lavori di alcuni palazzi regionali nei conti di altri.

Nello specifico lo scambio fu tra il palazzo dell’Agricoltura e quello della Giunta regionale, dove avrebbe dovuto essere rifatto anche l’ufficio del governatore Michele Emiliano. Anche quell’incarico sarebbe stato assegnato a Illuzzi, come Mercurio gli aveva già preannunciato. Gli investigatori lo ascoltavano in diretta, però, e non soltanto mentre parlava con l’imprenditore ma anche con i suoi collaboratori. Ai quali l’8 settembre 2021 chiedeva: “C’è qualche altra zona da sistemare?” riferito al palazzo dell’Agricoltura. Ovvero: ci sono altri lavori da poter far fare a Illuzzi?

Gli altri appalti

L’imprenditore di Giovinazzo era uno che ci sapeva fare, come spiegava lui stesso al telefono a un collega di Andria: “Tu sai che ho fatto tre gare e ne ho vinte tre su tre?“. E non si trattava di robetta, ma di appalti a molti zeri. Per esempio uno da 1,2 milioni dall’Arca Lecce, un altro dall’Arca Bari, uno dal Comune di Trani. I suoi contatti erano ovunque, poi, e probabilmente con le persone più “ragionevoli” nelle varie amministrazioni. Come l’architetto di Putignano di cui discuteva con il collega al telefono, “uno tranquillo, con cui sto in ottimi rapporti… con cui si può parlare, si può ragionare“. Il timore della Procura è che anche con lui volesse ragionare a suon di mazzette e anche la giudice ha condiviso questa possibilità, disponendo per Illuzzi gli arresti domiciliari. Il pericolo di reiterazione del reato – ha scritto – è connesso al fatto che ha contratti in itinere con altri enti territoriali.

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