HEDIA: MISTERO RISOLTO!

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Sequestrati in acque tunisine dalla Marine Nationale, imprigionati, torturati ed infine uccisi dai militari del governo francese di Charles De Gaulle, perché scambiati per fiancheggiatori bellici del Fronte di Liberazione Nazionale algerino. L’Hedia fu considerata, anche se non ufficialmente, cobelligerante alla stregua di Enrico Mattei, assassinato il 27 ottobre 1962 con un sabotaggio aereo, come ha accertato l’inchiesta del pm Vincenzo Calia nel 2003 (atti della Procura della Repubblica di Pavia). A capo della squadra navale francese partita il 12 marzo 1962 dalla Corsica, c’era l’ammiraglio André Jubelin.

 
La più giovane e innocente vittima, Giuseppe Uva – nato a Molfetta – aveva appena 16 anni. «Per venti persone non si può fare una guerra». Rosa Guirreri Graffeo, ha quasi 99 primavere, ma si ricorda perfettamente quelle parole pronunciate nel 1963 dall’allora primo ministro, Amintore Fanfani durante un incontro con le famiglie dei marinai dispersi. Ho incontrato nel pomeriggio del 26 agosto questa donna centenaria che non si è rassegnata. La sua battaglia per la verità e la giustizia riguarda tutti noi italiani.


i marinai nativi di Molfetta
Il 14 marzo 1962 il piroscafo Hedia (Generous fino al 1961), bandiera liberiana sotto copertura di una società anonima panamense che si appoggiava al caratista Giuseppe Patella a Venezia, stava trasportando a Porto Marghera un carico di fosfati imbarcato il 10 marzo a Casablanca, quando ufficialmente scomparve durante una burrasca con mare forza otto, nei pressi dell’arcipelago tunisino di La Galite. L’ultima richiesta d’aiuto venne lanciata il 21 marzo 1962, alle ore 10.15. L’Sos venne raccolto da Radio Tunisi e rilanciato da Radio Malta. Così attestano, inequivocabilmente, i documenti ufficiali, nonostante i depistaggi immediatamente successivi, operati dalle autorità italiane. La Hedia sembrò essersi dissolta in mare senza lasciare alcuna traccia. In realtà due navi in transito avvistarono i razzi di segnalazione luminosa. Effettivamente, non vennero mai ritrovati né corpi, né pezzi della nave, né chiazze di nafta a pelo d’acqua, come ha certificato recentemente la Direzione Marittima di Palermo.

L’11 dicembre 1962 il quotidiano La Notte ipotizzò che la nave classe 1915 fosse «stata silurata con un ordigno esplosivo ad alto potenziale». La Hedia, uscita fuori rotta a causa del maltempo, sarebbe stata scambiata dalla marina militare francese per uno dei bastimenti fantasma che battevano le rotte del contrabbando, per rifornire di armi la guerra algerina di liberazione dal colonialismo francese.

Il 2 settembre 1962 il fotografo di guerra Jim Howard della United Press immortalò nel cortile dell’ambasciata francese di Algeri un gruppo di prigionieri europei. La telefoto, acquistata dall’Ansa, fu pubblicata il 14 settembre sul Gazzettino di Venezia, e suscitò commozione nei parenti dei dispersi, che si dissero certi di riconoscere in quegli uomini i loro cari. Ma la possibilità che i prigionieri di Algeri fossero davvero i marinai della Hedia si fece concreta solo quando i congiunti di Filippo Graffeo, ritratto proprio in primo piano, e i parenti di altri 4 marinai, firmarono il riconoscimento di fronte ad un notaio “senza possibilità di equivoci”.

Come si legge nelle risposte alle interrogazioni parlamentari, secondo il governo italiano la nave Hedia è affondata a La Galite. Così, di recente ho condotto una perlustrazione di quel minuscolo arcipelago, il punto più settentrionale dell’Africa. Ho realizzato anche alcune immersioni subacquee, in particolare nell’unica baia dove l’Hedia avrebbe potuto trovare riparo dal maltempo. Sui fondali ho trovato soltanto il relitto della nave Moane, colata a picco nel 1958. Dell’Hedia nessuna traccia anche nei dintorni, fino a Biserta e Tabarka.

Ieri ho scritto nuovamente all’ambasciatrice di Francia in Italia. Catherine Colonna mi ha risposto con una e-mail, di “essere impegnata in missione a Parigi fino al 29 agosto”. Mi auguro che al suo ritorno a Palazzo Farnese in Roma, si faccia finalmente viva dopo un sollecito personale di chiarimenti che data dal 20 ottobre 2014. Per la cronaca documentata: la magistratura italiana non ha mai indagato sul caso; però, i reati di strage non vanno mai in prescrizione. Romeo Cesca, padre del giovane marconista Claudio, il 16 aprile 1062 presentò una circostanziata denuncia al comando carabinieri di Trieste. Che ha fine ha fatto quell’atto? Ancora oggi, dopo 53 anni, il segreto di Stati alleati, appare indicibile. Esistono incartamenti compilati a suo tempo dal Sifar (comandato nel periodo 1956-ottobre 1962 dal generale dei carabinieri Giovanni De Lorenzo, quello del colpo di Stato denominato “piano Solo”) e dal Sios Marina. L’attuale presidente del consiglio pro tempore, Matteo Renzi ha l’obbligo istituzionale e morale di arrestare gli insabbiamenti e i depistaggi protrattisi per più di mezzo secolo. Mi auguro che per la rogatoria a Parigi non ci sia bisogno di un giudice a Berlino.

riferimenti:

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/08/nave-hedia-in-fondo-al-mediterraneo-non.html

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=mattei

Una risposta a “HEDIA: MISTERO RISOLTO!”

  1. Esprimo la mia più piena e toccante solidarietà umana, per questo grave fatto storico, avvenuto al tempo della guerra di indipendenza dell’Algeria dal colonialismo francese. Sicuramente si sarà trattato di un delitto voluto e di un tragico errore in quel contesto bellico. Il mistero della morte dell’ing. Enrico Mattei è collegato con quei fatti? Sarei interessato ad approfondire l’argomento.

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