“Ha leso l’onore della magistratura”: la Cassazione toglie la toga all’ex giudice Nardi

Confermata a titolo definitivo la decisione della sezione disciplinare del Csm presa nel giugno scorso sull’ex giudice di Trani: decisivo il processo in cui era accusato di calunnia. E’ a processo anche per corruzione – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

È fuori dall’ordine giudiziario Michele Nardi, l’ex giudice di Trani condannato a titolo disciplinare per aver mosso false accuse a due colleghe e un avvocato. La Corte di cassazione lo ha definitivamente rimosso il 10 ottobre, confermando la decisione presa nel giugno 2023 (a sette anni dall’avvio del procedimento) dalla sezione disciplinare del Csm, il Consiglio superiore della magistratura.

È stato dunque il processo in cui era accusato di calunnia a costargli la carriera, mentre ancora sono in corso i procedimenti a Lecce e Potenza, in cui è imputato per presunta corruzione in atti giudiziari, e in altri processi è parte offesa, dopo aver trascinato in tribunale diverse persone (a partire dai giornalisti, ma anche testimoni delle indagini a suo carico) che ritiene lo abbiano diffamato nell’ambito di una paventata persecuzione giudiziaria. La prima vicenda giudiziaria di cui Nardi è stato protagonista è cominciata nel 2012 con le accuse rivolte alle giudici Maria Grazia Caserta e Margherita Grippo e all’avvocato Michele Laforgia, che — a suo dire — avrebbero pilotato l’esito di un processo per ottenerne un guadagno economico.

Circostanze risultate non vere nel corso delle indagini e costate, a loro volta, all’ex giudice un’imputazione per calunnia. Nel processo celebrato a Catanzaro, Nardi è stato condannato a un anno, un mese e dieci giorni. La vicenda è finita al centro di un’azione disciplinare promossa dal ministero della Giustizia nel 2016. Dopo otto anni si è conclusa con la decisione firmata a giugno 2023 dalla sezione del Consiglio superiore presieduta dal vicepresidente Fabio Pinelli. Dopo aver valutato i fatti per cui è stato condannato, «indiscutibilmente gravi», secondo la disciplinare, e «dal disvalore particolarmente elevato».

Il comportamento tenuto da Nardi nei confronti delle colleghe avrebbe «leso l’onore e il prestigio della magistratura, al punto che qualsiasi sanzione diversa dalla rimozione non consente di tutelare i valori che la legge intende perseguire». L’aver accusato delle giudici sapendole innocenti, «fra l’altro per questioni personalissime» — proseguiva la sentenza — restituirebbe un profilo di magistrato «ormai compromesso nella sua capacità di giudizio imparziale e onorabile». Il Csm aveva parlato anche di «ricaduta estremamente negativa sul ruolo, funzione e personalità dell’incolpato, tale da offuscare irrimediabilmente il prestigio dell’autorità giudiziaria nel suo complesso». Così era stata decisa la rimozione, poi impugnata da Nardi davanti alla Corte di cassazione. Che recentemente ha rigettato il suo ricorso. Il magistrato è protagonista anche di un altro procedimento disciplinare, nato dalle accuse di corruzione in atti giudiziari, che potrebbe chiudersi automaticamente dopo la rimozione. Per quelle vicende sono ancora in corso due processi penali, uno a Lecce e l’altro a Potenza.

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