Giustizia truccata, Savasta tira in ballo Seccia: quarto magistrato di Trani

Nella melma della giustizia tranese entra pure una suggestione sullo scandalo del Csm. L’ex pm Antonio Savasta la butta lì, come un sasso nello stagno a risvegliare dal torpore il lungo pomeriggio passato nell’aula del gip Giovanni Gallo per l’ennesima udienza dell’incidente probatorio. «Per uno dei miei procedimenti disciplinari – ha raccontato – Nardi mi assicurò che sarei stato assolto. Ma non so con chi si interfacciasse lui».

È un sussulto, non l’unico, dell’interrogatorio cui l’ex pm di Trani è stato sottoposto ier dalla pm Roberta Licci. Che con le sue domande ha favorito la discovery del nome del quarto magistrato su cui sembrerebbero concentrarsi le attenzioni della Procura di Trani. Si tratta di Domenico Seccia, ex pm a Trani e Bari poi procuratore capo a Fermo, prima di approdare come sostituto pg in Cassazione nell’agosto dello scorso anno. Savasta ha confermato che Seccia faceva parte della commissione tributaria che a Bari, tra 2009 e 2010, si è occupata dei ricorsi presentati dall’imprenditore coratino Flavio D’Introno sulle cartelle esattoriali: ricorso accolto in primo grado, sentenza ribaltata in appello e confermata in Cassazione.

La posizione di Seccia potrebbe fare parte di quelle trasferite alla Procura di Bari nell’ambito degli accertamenti sulle sentenze tributarie: era stato D’Introno, nell’udienza del 6 giugno, a raccontare di essere stato interrogato a Bari «su altri magistrati». Il fatto che la Procura di Lecce abbia deciso ieri di sollevare il velo su questa parte della storia, coperta da omissis (ma non integralmente) sia nell’ordinanza cautelare di gennaio che nei verbali di interrogatorio di D’Introno fa segnare un punto di svolta dell’inchiesta. Ieri infatti si è parlato anche del commercialista barese Massimiliano Soave, che Savasta ha definito «il tramite» per arrivare a Seccia: Soave ha assistito D’Introno nel contenzioso davanti alla commissione tributaria di Bari. Negli interrogatori davanti alla Procura, Savasta aveva parlato di un «ruolo importante» di Soave nella vicenda delle cartelle esattoriali, che erano state annullate sollevando un vizio di notifica in realtà inesistente. Soave – nel racconto di Savasta – era entrato in scena anche durante il procedimento penale promosso da D’Introno per ottere – tramite l’ex pm – il sequestro delle cartelle esattoriali, sempre per via dell’inesistente difetto di notifica: Savasta ha raccontato che Soave si era presentato da lui a nome di Nardi e gli aveva proposto il nome di una sua collaboratrice («Io non posso essere nominato») per predisporre una perizia a favore della tesi di D’Introno, perizia poi messa a base della richiesta di sequestro delle cartelle presentata al gip con il «visto» di Luigi Scimè, l’altro ex pm coinvolto in questa vicenda. A proposito di Scimè, Savasta ha confermato di avergli consegnato 10mila euro ottenuti da D’Introno come «saldo» della mazzetta che era stata concordata tra i due. Versione che la difesa di Scimè ha sempre contestato.

Tornando alla suggestione dei rapporti nel Csm di Nardi (il suo avvocato, Domenico Mariani, ha contestato le domande su Seccia e Soave), va detto che le intercettazioni disposte dalla Procura e trascritte nell’ordinanza con cui l’ex gip è finito in carcere a gennaio fanno emergere i suoi contatti con uno dei protagonisti delle vicende sul Csm, Cosimo Ferri, il deputato Pd cui fa riferimento la corrente di Magistratura indipendente. «Si è potuto riscontrare che il Nardi – è scritto nell’informativa dei Carabinieri consegnata alla Procura di Lecce – intrattiene rapporti confidenziali con alcuni esponenti del Csm nonché con alti funzionari del Ministero della Giustizia, tra cui il sottosegretario Cosimo Ferri». L’incidente probatorio riprenderà il 28 e proseguirà il 3 luglio, sempre con Savasta.

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