
Sono valide le condanne inflitte dal Tribunale di Lecce al termine del processo relativo a presunti episodi di corruzione da parte di magistrati in servizio a Trani – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
Sono valide le condanne inflitte dal Tribunale di Lecce al termine del processo “Giustizia svenduta”, relativo a presunti episodi di corruzione da parte di magistrati in servizio a Trani. Il processo d’appello sarà celebrato a Potenza, secondo la competenza decisa dalla Corte di Cassazione, a cui gli atti erano stati trasmessi dal gip della città lucana.
Si riparte dunque dalla condanna a 16 anni e 9 mesi per l’ex giudice Michele Nardi (nel frattempo destituito dalla magistratura a causa di una condanna per calunnia), a 9 anni e 7 mesi per l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro; a 6 anni e 4 mesi all’avvocatessa barese Simona Cuomo; 5 anni e 6 mesi a Gianluigi Patruno; 4 anni e tre mesi a Savino Zagaria, cognato dell’ex pm Antonio Savasta. Quest’ultimo era stato a sua volta condannato a 10 anni in abbreviato, a 4 l’ex collega Luigi Scimè.
Sia la sentenza di primo grado che li riguardava, sia quella relativa a Nardi e ai computati, erano state annullate dalla Corte d’appello di Lecce, che aveva dichiarato la competenza territoriale di Potenza a causa della presunta connessione con altri procedimenti penali lì incardinati, che coinvolgono – tra gli altri – l’ex procuratore di Trani e Taranto Carlo Maria Capristo. Ma successivamente Potenza si era a sua volta dichiarata incompetente investendo della questione i giudici romani.
La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla sede giudiziaria in cui far tenere il processo, ha stabilito che sarà il capoluogo lucano ma salvando la sentenza di primo grado – e tutto l’impianto accusatorio della Procura di Lecce – e stabilendo che il processo ripartirà all’appello.