
L’accusa di corruzione contestata in concorso agli ex magistrati Savasta, Nardi e Capristo fa saltare il secondo giudizio di appello che era in corso a Lecce. E si ricomincia a Potenza – fonte: Chiara Spagnolo – quotidianorepubblica.it
È stata l’accusa di corruzione – contestata in concorso agli ex magistrati Carlo Maria Capristo e Antonio Savasta, al giudice Michele Nardi e all’avvocato Giacomo Ragno dalla Procura di Potenza – a far saltare il secondo processo d’appello che era in corso a Lecce per la cosiddetta “Giustizia svenduta”. Lo scrivono i giudici Nicola Lariccia, Antonia Martalò e Domenico Toni nella sentenza con cui il 16 gennaio hanno dichiarato l’incompetenza funzionale del Tribunale salentino a trattare la vicenda e inviato gli atti nel capoluogo lucano. È lì che dovranno essere nuovamente esaminate le posizioni di Antonio Savasta (che era stato condannato a 10 anni), del pm Luigi Scimè (quattro anni), degli avvocati Giacomo Ragno e Ruggiero Sfrecola (due anni e otto mesi il primo, quattro anni e quattro mesi il secondo), dell’immobiliarista Luigi Dagostino (quattro anni).
Dopo le condanne in abbreviato, tutti gli imputati avevano fatto ricorso in Appello e lì Scimè aveva presentato un’eccezione di incompetenza territoriale funzionale del Tribunale di Lecce, rigettata a maggio e poi riproposta a ottobre, quando alla richiesta si erano associate anche le altre difese, fatta eccezione per quella dell’avvocato Sfrecola, che avrebbe voluto che il suo processo si concludesse a Lecce, nella certezza di poter dimostrare in Appello la sua estraneità ai fatti contestati.
Nel frattempo l’altro procedimento sulla “Giustizia svenduta” in corso davanti ai giudici di secondo grado a Lecce è stato annullato, con l’invio a Potenza degli atti relativi a Michele Nardi, Vincenzo Di Chiaro, Simona Cuomo, Gianluigi Patruno e Savino Zagaria. A loro – poche settimane fa – è stata notificata la richiesta di rinvio a giudizio e a breve inizierà una nuova udienza preliminare. Lo stesso dovrebbe accadere per Savasta e gli altri coimputati, per i quali gli atti sono stati inviati a Potenza. Anche in questo caso ad “attrarre” in Basilicata la vicenda giudiziaria è il fatto che Nardi, Savasta e Ragno sono imputati in un procedimento connesso insieme all’ex procuratore di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo. Le accuse partono dalla corruzione in atti giudiziari e – secondo la Corte d’appello di Lecce – riguardano reati che sarebbero stati commessi nell’ambito di un sistema che molti anni fa era in vigore negli uffici giudiziari di Trani e di cui avrebbero fatto parte tutti i magistrati coinvolti.
Nello specifico, la Procura di Potenza aveva contestato a Nardi, Savasta e Capristo un’ipotesi di corruzione relativa alle presunte pressioni esercitate su alcuni imprenditori (i fratelli Massimo e Sergio Zucaro) affinché affidassero incarichi professionali all’avvocato Giacomo Ragno e al commercialista Massimiliano Soave. Quando i pm lucani hanno notificato agli indagati tale accusa, è scritto nella sentenza di Lecce, è nata la connessione tra quel procedi- mento e quello che si era concluso a Lecce in primo grado. Ovvero il filone principale d’inchiesta, di cui ormai restano solo i ricordi, considerato che entrambe le sentenze di condanna sono state annullate dalla dichiarazione di incompetenza funzionale. Per tutti gli imputati dovrà essere celebrato un nuovo processo, che – a questo punto – potrebbe anche essere unico, se la Procura lucana decidesse di riunificare tutti e due i filoni.
