Giudice De Benedictis arrestato a Bari, spunta il memoriale: “Mica devo pagare solo io”

La procura salentina ha in mano un memoriale dell’ex giudice per accertare complicità diverse da quella già riscontrata con Chiariello – fonte Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
 
«Non voglio e non posso passare per capro espiatorio, nel diffuso costume dell’ambiente giudiziario barese»: è uno dei passaggi chiave del lungo memoriale firmato dall’ex gip Giuseppe De Benedictis e depositato agli atti dell’inchiesta di Lecce, nell’ambito della quale la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di nove persone accusate di corruzione in atti giudiziari.
Il documento è stato consegnato a fine giugno ai pm Roberta Licci e Alessandro Prontera, che coordinano le indagini dei carabinieri di Bari, ed è diventato la traccia da cui partire per il secondo capitolo dell’inchiesta che potrebbe portare a un vero e proprio terremoto nel mondo giudiziario barese. De Benedictis, infatti, ha detto chiaramente «mica devo pagare solo io», lasciando intendere di poter fare importanti rivelazioni sul ruolo svolto negli anni da altre persone che orbitavano nell’ambiente giudiziario del capoluogo.
Alcune di queste persone sono già iscritte nel registro degli indagati del fascicolo-bis e su di loro sono in corso una serie di accertamenti, che erano iniziati nella primavera del 2020, quando furono disposte intercettazioni telefoniche su 14 utenze, la maggior parte delle quali riconducibili ad avvocati.
 
All’epoca gli atti erano stati da poco trasmessi a Lecce dalla Dda di Bari, che aveva appreso dai collaboratori di giustizia Michele Orefice e Domenico Milella della consuetudine da parte di pregiudicati di calibro di versare denaro al giudice De Benedictis per ottenere provvedimenti giudiziari favorevoli. Il tramite tra boss e magistrato, secondo i pentiti, sarebbero stati alcuni avvocati, finiti sotto i riflettori dei carabinieri. I loro nomi erano scritti nel registro degli indagati del fascicolo principale aperto dalla Procura di Lecce e lì sono rimasti, dopo che a luglio è stato stralciato un secondo fascicolo (che ha un diverso numero di registro) che comprendeva solo 11 nomi. Due di questi sono stati a loro volta separati prima della richiesta di rinvio a giudizio, che ha riguardato nove persone e a cui ha fatto seguito l’udienza preliminare del 5 ottobre, aggiornata al 26 novembre dopo l’annuncio dell’Ordine degli avvocati e della Presidenza del Consiglio dei ministri di volersi costituire parte civile.
 
In vista di quell’udienza, il pool di avvocati difensori sta studiando l’enorme mole di documentazione, per capire quale sia il modo migliore per limitare i danni. De Benedictis finora ha avuto un atteggiamento relativamente collaborativo, che però la Procura di Lecce non ha inteso premiare, il che lascia supporre che ci si aspetta da lui un aiuto ben più consistente. L’ex gip è ancora in carcere per l’accusa di aver detenuto un arsenale da guerra ad Andria mentre ha ottenuto i domiciiari per la corruzione.
Il 13 ottobre il Plenum del Consiglio superiore della magistratura ha accettato le sue dimissioni, consentendogli di lasciare l’ordine giudiziario, cosa che chiude la porta ad ogni possibile reiterazione di reati contro la pubblica amministrazione.
 
«Voglio ricostruirmi una vita lontano dalle armi e dall’ambiente giudiziario», ha scritto nel suo memoriale. E, ai pm Licci e Prontera, ha anche fatto capire che di alcune questioni delicate sarebbe stato pronto a discutere fuori dai verbali. Un iter non gradito alla Procura di Lecce, che invece sta andando dritta per la sua strada. Anche perché di carne al fuoco, dopo un anno di intercettazioni e di indagini del Nucleo investigativo dell’Arma, ce n’è parecchia. Né vengono sottovalutate le dichiarazioni dei pentiti e anche gli scenari che potrebbero aprirsi ascoltando le parole di nuovi collaboratori, a partire da Danilo Pietro Della Malva (esponente della Società viestana, che da De Benedictis fu scarcerato dopo aver pagato) e finendo a Vincenzo Anemolo, il boss del quartiere Carrassi che ha scelto la strada della collaborazione da poco più di un mese.
Su come stiano procedendo le indagini salentine vige naturalmente il più stretto riserbo e questo crea a Bari un clima di attesa e di tensioni. Nell’ambito di uno degli interrogatori a cui De Benedictis è stato sottoposto dai pm, gli è stato chiesto di effettuare anche un riconoscimento fotografico di persone che in passato hanno avuto a che fare con lui. Cinque le pagine dell’album, nel quale compaiono otto fotografie. Tutte le persone ritratte sono state riconosciute dall’ormai ex giudice.
 

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