Giudice arrestato a Bari, regali, favori e veti incrociati: l’inchiesta scoperchia il Palagiustizia

Oltre ai rapporti tra l’ex gip e l’avvocato Giancarlo Chiariello, entrambi in carcere dal 24 aprile, negli atti depositati dai pm vengono ricostruite le relazioni tra una serie di personaggi che orbitavano attorno agli uffici giudiziari baresifonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Non solo i regali al giudice Giuseppe De Benedictis ma anche a qualche dipendente del Tribunale di Bari, che avrebbe aiutato alcuni avvocati a ottenere le assegnazioni dei fascicoli al ‘magistrato giusto’. L’inchiesta per corruzione in atti giudiziari, condotta dalla Procura di Lecce, è come un vaso di Pandora dal quale continua a uscire di tutto.

Oltre ai rapporti tra l’ex gip De Benedictis e l’avvocato Giancarlo Chiariello (entrambi in carcere dal 24 aprile) negli atti depositati dai pm vengono ricostruite le relazioni tra una serie di personaggi che orbitavano attorno agli uffici giudiziari, come carabinieri, cancellieri, avvocati. E poi imprenditori, dirigenti del mondo sanitario, politici, che incontravano il magistrato in bar, aree di sosta, ristoranti.

E se nei suoi confronti i carabinieri di Bari hanno evidenziato l’esistenza di condotte penalmente rilevanti, rispetto ad altri soggetti operanti nel settore della giustizia sono stati scoperti atteggiamenti se non proprio illegali quantomeno inopportuni.

Come la consuetudine di accettare regali da parte di una cancelliera del Tribunale penale, alla quale il carabiniere Nicola Soriano (in servizio alla polizia giudiziaria della Procura e indagato per corruzione in atti giudiziari) ricordava che doveva “mettersi a disposizione”. In merito risultano illuminanti due telefonate, intercettate proprio sull’utenza di Soriano, il 15 febbraio scorso.

La prima conversazione è tra il carabiniere e l’impiegata: “Domani fatti accompagnare da qualcuno che ti devo portare una cosa” diceva il carabiniere; “Mio marito lavora, io me ne vado con il pullman, la devo lasciare in ufficio”; “E no, come fai in ufficio… ora vengo io a portartela”. A dimostrazione che la cosa da portare fosse un regalo (presumibilmente derrate alimentari mandate da un imprenditore del settore dei carburanti, che aveva bisogno di un favore per un procedimento da fare assegnare a De Benedictis) c’è una seconda telefonata tra Soriano e il carabiniere in pensione fedelissimo suo e del giudice: “Sto giù, le ho portato la cosa, che lei come doveva fare… Ho detto a me non interessa, quando abbiamo bisogno devi rispondere”.

E, probabilmente, la cancelliera rispondeva, se è vero che lo stesso De Benedictis, qualche tempo dopo diceva a Soriano che quando i fascicoli arrivavano nelle sue mani venivano assegnati a chi di dovere: “Per il cugino di quello il pm ha già fatto la richiesta di rinvio a giudizio, può venire a te come udienza?” chiedeva il carabiniere; e il gip replicava: “Se lei vuole mi arriva, poi quando sarà vediamo come fare”.

Da ulteriori intercettazioni, sul telefono dell’avvocato Chiariello, si evince poi che anche altri cancellieri potrebbero aver fatto favori ad alcuni penalisti. Come dimostrerebbe la sua ira nei confronti di una collega con cui difendeva un pregiudicato, che aveva depositato un’istanza di scarcerazioni nelle mani dell’impiegato sbagliato: “Quel cancelliere sta in udienza e ho depositato alla dottoressa…” diceva lei; “Ma scusami, ti avevo detto di depositarla a quell’altro, avvisa, avvisa il dottore — replicava Chiariello — Riprenditi l’istanza e depositala a lui”.

O anche il fatto che alcuni avvocati abbiano presentato richieste di liberazione, condizionate al fatto che fossero decise da De Benedictis e specificando che le istanze sarebbero state ritirate se fossero state assegnate ad altri giudici.

Un giochetto che non sempre è andato a buon fine, se è vero che in alcuni casi — assenti i cancellieri compiacenti — sono state assegnate ad altri gip e da essi rigettate.

Le indagini della Procura di Lecce, però, sono ancora in corso e tanti sono gli sviluppi che potrebbero riservare, sia nell’ambito del filone per corruzione in atti giudiziari che in quello sulla detenzione dell’arsenale di De Benedictis nella masseria di Antonio Tannoia ad Andria. L’imprenditore è in carcere dal 29 aprile e, pochi giorni fa, la polizia ha trovato altre armi nella tenuta, che si suppone siano di sua proprietà.

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