Giovani, incensurati, disoccupati, ecco le nuove leve dello spaccio

Gli investigatori hanno rilevato che i signori del mercato della droga fanno sempre più ricorso a insospettabili – fonte: Luca Natile – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

«Azienda criminale con sede a Bari, specializzata nel settore della vendita porta a porta, ricerca, per ampliamento organico dopo lockdown, agenti di vendita. Anche minorenni. Meglio se disoccupati e con fragilità sociali. Non necessario titolo di studio. Buona conoscenza del territorio. Mezzo di trasporto autonomo.  Non richiesta esperienza specifica. Fedina penale e certificato dei carichi pendenti immacolati. Preferibilmente con conoscenza dei sistemi informatici e social media. Carattere intraprendente e capace di adattarsi alle difficoltà. Obbligatorio grenn pass. Se realmente interessati inviare curriculum vitae alla seguente email: [email protected]. Il presente annuncio è rivolto ad entrambi i sessi, ai sensi delle leggi 903/77 e 125/91, e a persone di tutte le età e tutte le nazionalità, ai sensi dei decreti legislativi 215/03 e 216/03».

Dopo 17 mesi di pandemia la malavita ha riaperto il suo «ufficio di collocamento». Cerca venditori al dettaglio minuto, grossisti, agenti di commercio, custodi di magazzino e vedette. La domanda è tornata a crescere e le organizzazioni che controllano il mercato della droga ora stanno arruolando nuovo personale, per ottenere guadagni ancora più lucrosi e garantirsi l’impunità.

Trovano lavoro, al soldo dei signori locali dello spaccio, cittadini al di sopra di ogni sospetto, giovani e meno giovani senza carichi pendenti, mai intercettati dai radar delle forze di polizia. Dei rispettabili e anonimi signor nessuno che fanno il loro debutto in un giro che riesce così a raggiungere un numero maggior di consumatori. Un fenomeno che va oltre il fisiologico ricambio del personale. Il Coronavirus ha ridimensionato i fatturati dei clan facendo registrare perdite importanti. Ora tutto sta tornando come prima e c’è bisogno di manodopera. Carabinieri, Polizia e Guardia di finanza stanno assistendo all’avvento di una generazione dello spaccio 2.0, tecnologicamente evoluta che fa il suo debutto armata di una serie di «gadget» tecnologici che possono fare la differenza: smartphone per interagire su più livelli social con i clienti, monopattini e bici elettriche per spostarsi rapidamente. Non si tratta solo di incensurati ma di soggetti del tutto (o quasi) sconosciuti alle forze dell’ordine che fino a questo momento non erano mai stati visti frequentare i giri dello spaccio. Una new generation «in attesa di prima occupazione» che si sta ritagliando una fetta di business.

Dopo lo choc sanitario ed economico provocato dalla pandemia, la criminalità sta cercando di porsi come welfare alternativo, come valido ed utile mezzo di sostentamento e punto di riferimento sociale. Nella paralisi economica le consorterie mafiose hanno già visto prospettive di espansione e arricchimento paragonabili ai ritmi di crescita che può offrire un contesto post-bellico. Le società mafiose baresi sono a caccia di nuova manodopera, pronte a strumentalizzare il crescente disagio economico e hanno la forza straordinaria di una liquidità immediata. Si muovono sfruttando forme malcelate di assistenzialismo, proponendosi come welfare alternativo a quello statale, offrendo generi di prima necessità e sussidi di carattere economico. Assumendo nuova forza lavoro i signori locali della droga stanno anche investendo sul consenso sociale, accrescendo la propria rispettabilità sul territorio, aprendo nuove linee di credito con quella ampia parte di «società civile» che vive un disagio economico crescente.

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