A Gioia Tauro armi chimiche siriane, al via trasbordo

A Gioia Tauro armi chimiche siriane, al via trasbordo

GIOIA TAURO – Uno dopo l’altro i 78 container che contengono i gas provenienti dalla Siria passano dalla “Ark Futura” alla “Cape Ray“. Le operazioni di trasbordo che si svolgono al porto di Gioia Tauro procedono come previsto. Si è iniziato prima con i tre scatoloni d’acciaio che contengono “Iprite“, poi sarà la volta del “Sarin“. Servono da quindici a trenta minuti di tempo per ogni container, a seconda della posizione e del tipo di stivaggio. Si lavora con calma ma senza soluzione di continuità, tenendo conto del rigido protocollo di sicurezza messo a punto dagli osservatori internazionali e dagli esperti.

I primi container sono stati portati fuori dalla stiva della nave proveniente della Siria con le gru. Non sono stati neppure poggiati sul piazzale del porto, ma direttamente posati sopra un rimorchio che poi si è imbucato direttamente nella pancia della nave americana sulla quale nei prossimi mesi si svolgeranno le operazioni di idrolisi per disattivare i veleni e renderli innocui.  Il trasbordo è curato da 30 portuali che si alterneranno su due o tre turni, mentre a bordo della “Cape Ray”, ad attendere  i componenti per le armi chimiche del regione di Assad ci sono 35 marine e i 64 chimici dell’Army’s Edgewood Chemical Biological Center. A cuocersi sotto il sole che batte a 35 gradi sulla banchina del molo sud ci sono poi pochi altri. Personale addetto alla sicurezza come i vigili del fuoco e il personale sanitario. Hanno il compito di monitorare passo passo ogni operazione. Tutto intorno è il deserto.

Il porto e il retro porto sono stati praticamente inibiti ad ogni operatore che non sia direttamente coinvolto nel trasbordo. Chiuse le aziende e ferme le lavorazioni.  A circondare l’approdo calabrese è stata posta una cintura di sicurezza senza precedenti. Posti di blocco su tutte le strade di accesso, navi e sommozzatori della marina militare nelle acque circostanti e spazio aereo vietato. Un bunker di aria e acqua.

Alla Prefettura di Reggio Calabria è stato organizzato uno speciale centro di raccolta dati e controllo. Telecamere puntate sul porto trasmettono in diretta ogni passaggio, ogni movimento di uomini e cose. E ci sono tutti a seguire le operazioni. Dai vertici degli uffici responsabili della sicurezza ai sindaci dell’area che così possono tenersi informati. “Tutto procede come previsto”, dicevano stamattina in Prefettura, nessuno scossone. E anche le proteste di ambientalisti e comitati locali si sono limitate ad alcuni volantinaggi “informativi” sui rischi che l’operazione comporta. Sos Mediterraneo sostiene che “l’idrolisi in mare è troppo rischiosa, che la nave sulla quale si svolgerà è semplicemente stata adattata”. Temono incognite come il maltempo e sostengono che “la messa in sicurezza di sostanze chimiche così pericolose va fatta a terra in condizioni di sicurezza assolute”. Temono per eventuali conseguenze che si avrebbero in mare.

Secondo i calcoli, il trasbordo potrebbe concludersi anche prima delle 48 ore previste inizialmente. Normalmente il personale specializzato del porto di Gioia Tauro è in grado di movimentare centinaia di container al giorno. In questo caso, ovviamente, la cautela è maggiore, e tuttavia le 760 tonnellatepotrebbero essere stivate in un solo giorno. Dopo, le due navi prenderanno il largo. La “Ark Futura” dovrebbe rientrare in Danimarca, mentre la “Cap Ray” prenderà il largo verso le acque internazionali dove si procederà con il “disarmo” dell’arsenale chimico siriano. Ci vorranno alcuni mesi, il processo di idrolisi sull’intero carico dovrebbe concludersi, condizioni del mare permettendo, entro novanta giorni.

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/arrivo-armi-chimiche-siriane-porto-gioia-tauro-da92432a-da53-4716-a5f5-71d4b05fde09.html

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