Gibbanza, un avvocato rivela: 'Così pilotavano le sentenze'

pagina1_copy15di Maria Chiarelli

Penalizzato dalla sua abitudine a seguire le regole nel presentare ricorsi alle commissioni tributarie provinciale e regionale, indignato alla scoperta del giro di sentenze pilotate, ha deciso di restare sulla "retta via".
E ha raccontato tutto, incluso i tentativi di corruzione subiti, ai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Bari, che il 3 novembre scorso hanno arrestato 17 persone (di cui quattro in carcere), tra cui giudici tributari, commercialisti e avvocati. La nuova colonna dell' impianto accusatorio della Procura di Bari è un giovane avvocato barese, stanco di veder respinti i ricorsi presentati per conto di imprenditori "senza macchia".
Il legale, dopo aver ricevuto l' ennesima sentenza contraria, si è informato meglio da fonti giuste sul perché di tanti "no", e ha così scoperto la consuetudine, diventata sistema, all' interno delle commissioni. Ha saputo che bisognava pagare per avere i giudici favorevoli e ha avuto anche una vera e propria offerta da chi, ormai da tempo, ha il ruolo di mediatore fra giudici e "clienti".

Ma il giovane avvocato non si è piegato e ha preferito raccontare tutto agli inquirenti, che già avevano raccolto elementi sufficienti a disporre gli arresti del 3 novembre. Tra questi, il giudice Sandro Quintavalle, che proprio alcuni giorni fa ha lasciato il carcere per passare ai domiciliari, su istanza della stessa pm Isabella Ginefra e dopo aver reso numerosi interrogatori, che hanno corroborato il quadro accusatorio. Restano ancora detenuti, almeno fino all' imminente decisione del gip Sergio Di Paola, i commercialisti Gianluca Guerrieri (in carcere), Michele Di Fonzo e Franco Balducci, che sono ai domiciliari. Il giudice darà oggi una risposta alle richieste di tornare liberi, presentata dai legali dei tre, che già un mese fa avevano ricevuto il "no" del tribunale del riesame al quale si erano rivolti.

Secondo l' accusa, i tre avrebbero preso contatti con il giudice Quintavalle, vero perno del meccanismo, per aggiustare le cause tributarie. Il tutto, come riportano numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, sarebbe avvenuto grazie a importanti conoscenze, che avrebbero funzionato anche avvisando alcuni indagati. Particolarmente capace di «sviare le indagini, senza che alcuna traccia sia rinvenibile da parte degli investigatori», come scrive il gip, sarebbe stato Gianluca Guerrieri. Nell' inchiesta, denominata "Gibbanza" dall' espressione utilizzata al telefono da uno degli indagati, sono coinvolti anche altri giudici, quattro dei quali sono stati sospesi dall' incarico, per due mesi, dal gip Di Paola.
Sono i baresi Francesco Ferrigni, di 70 anni, e Vittorio Masiello, di 73, e Francesco Paolo Moliterni, materano di 67. Respinta dal giudice analoga richiesta di interdizione presentata dalla Procura nei confronti del barese Aldo D' Innella, 72 anni, ex presidente di sezione della Corte d' appello di Bari (ora in pensione), indagato nella stessa inchiesta.

Ma il numero dei personaggi iscritti nel registro degli indagati sarebbe ben più alto e avrebbe avuto integrazioni a seguito delle dichiarazioni rese da Quintavalle, che ha confermato quanto già emerso durante le indagini, aggiungendo tasselli considerati particolarmente utili. 

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2 Risposte a “Gibbanza, un avvocato rivela: 'Così pilotavano le sentenze'”

  1. ……………a quando un avvocato pentito sulle sentenze aggiustate in materie civile-penale-lavoro fra Bari e Trani?

  2. ottima lezione di attenzione ai fatti e la lettura critica delle notizie. grazie per il vs. puntuale resoconto

I commenti sono chiusi.

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