Frode nel nome del Clan Moccia, tra gli arrestati il molfettese Felice D’Agostino

Frode nel nome del clan Moccia, 3 arresti

Società solo sulla carta, lettere di intento fasulle, fatture per operazioni inesistenti, dichiarazioni dei redditi non presentate e poi una montagna di documenti messi insieme grazie ad esperti per mantenere un sistema di frode finalizzato ad evadere l’Iva, di cui beneficiava anche il clan Moccia. È il fulcro del raggiro scoperto dalla Guardia di Finanza di Eboli e dalla Procura di Salerno che ieri ha portato in carcere il 40enne Felice D’Agostino e il 55enne Albertro Coppola di Pollena Trocchia (cugino della moglie di Antonio Moccia).

Ai domiciliari è finita solo Ana Bettz, norme d’arte della 64enne cantante e showgirl romana Anna Bettozzi, erede dell’impero di Sergio Di Cesere, uno dei re italiani dei petroli. La 29enne figlia, Virginia Di Cesare, destinataria del divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese. Stessa provvedimento per due di Nocera Inferiore, il 41enne consulente Vittorio Del Bene e la 34enne Assunta Califano, oltre che al 77enne Giuseppe Imperatore di Salerno. Eseguito il sequestro di denaro e beni per circa 20 milioni di euro ritenuti frutto delle frodi fiscali, pari all’Iva evasa.

I tre indagati salernitani avrebbero svolto, per la procura, un ruolo chiave nei raggiri. Del Bene sarebbe stato consulente stretto della Bettozzi e di D’Agostino, promotore di alcune operazioni fraudolente e consulente esperto procacciatore delle società cartiere, quelle cioè che producevano solo documentazione fiscale. Imperatore sarebbe stato uno dei consulenti della società Trade, presentando le dichiarazioni Iva del 2018 necessarie per costituire il ruolo di esportatore abituale della società e poi ha trasmesso le lettere d’intento. La Califano sarebbe stata amministratrice di diritto della Trade tra il settembre 2017 e il dicembre 2018 unica delegata ad operare sul conto corrente postale della società.

Il raggiro. Per consentire l’evasione dell’Iva, i cinque avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti per un totale di circa 50milioni di euro emesse dalla Trade che dopo aver apparentemente acquistato dalla Mpi (rappresentata da Virginia Di Cesare e amministrata di fatto dalla Bettozzi, da Coppola e da D’Agostino, ndr) e dalla Moil prodotti energetici senza applicazione dell’Iva grazie all’utilizzo di false “dichiarazioni d’intento”. Gasolio poi venduto ai clienti delle tre società, nel 2019. L’anno successivo, al fine di evadere le imposte sul valore aggiunto, non fu presentata la dichiarazione Iva per il 2019 della Sa carl, per un imponibile di 57milioni di euro, fatti concretizzatisi a Salerno nel 2020. Nel 2020, grazie alla Trade srl e alla Sa Carl, entrambe società operanti nel Salernitano, di fatto amministrate da Bettozzi, Coppola e D’Agostino, non fu versata l’Iva su 87 milioni di euro di fatture. L’operazione non sarebbe stata possibile senza la complicità di alcuni consulenti fiscali per mantenere la contabilità delle varie movimentazioni di petroli e della documentazione, ma anche per predisporre e l’utilizzare le lettere di intento false al fine di far acquisire alle società cartiere la qualifica di esportatore abituale, presupposto per l’acquisto di carburante in regime di esenzione Iva. Con la dichiarazione d’intento la società che opera abitualmente con l’estero è autorizzata ad importare merce e servizi senza pagare l’Iva, nei limiti di un plafond, per evitare di trovarsi costantemente a credito dell’Imposta. In questo modo le operazioni di esportazione, infatti, sono esenti dell’imposta sul valore aggiunto, che va pagato, comunque nello stato dove è destinata la merce. E invece così non sarebbe stato grazie alle società che producevano solo fatture per operazioni inesistenti l’imposta veniva evasa e i prodotti petroliferi venduti in Italia a prezzi di favore.

Il retroscena. L’inchiesta della Dda di Salerno si inserisce nel filone aperto dalla Dda di Roma e Napoli che nell’aprile 2021 emise provvedimenti cautelari su un sistema ruotante attorno ad una associazione per delinquere incentrata nell’attività della Max Petroli Italia ora Made Petrol Italia (Mpi) attiva nell’ingrosso di prodotti petroliferi, facente capo alla famiglia Di Cesare, e che vedeva coinvolti esponenti del clan Moccia.

I clan. La Dda salernitana ha indagato su diverse ipotesi di evasione Iva, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio con l’aggravante di agevolare il clan Moccia. Per la Dda di Salerno l’aggravante dell’agevolazione di clan camorristico, sarebbe al momento sussistente solo per Coppola e D’Agostino. La Procura la ritiene invece anche per Di Cesare, Del Bene e Bettozzi: il procuratore capo Giuseppe Borrelli ha presentato appello per vedere riconosciuta anche per gli altri tre l’aver agito per favorire il clan Moccia, sulla base anche dei risultati delle indagini della Dda di Roma.

fonte: Salvatore De Napoli – www.lacittadisalerno.it

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