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«A pochi giorni dall'inizio delle operazioni di ricognizione per accedere al relitto del motopesca “Francesco Padre”, dopo oltre 16 anni di attesa speriamo davvero che una parola di verità venga a galla su questa terribile tragedia, e che i resti dei nostri cari possano tornare finalmente da noi». Si avvicina l'inizio delle nuove ricognizioni sul relitto del peschereccio misteriosamente affondato il 4 novembre 1994 al largo del Montenegro. I rilievi sono stati disposti dalla procura di Trani, che nel 2010 ha riaperto l'inchiesta. Il silenzio dell'attesa è rotto dai familiari delle cinque vittime, i marinai Giovanni Pansini, Luigi De Giglio, Saverio Gadaleta, Mario De Nicolo e Francesco Zaza, riuniti nel comitato "Francesco Padre, verità e guistizia".
«E' certamente indescrivibile il nostro stato emotivo, e sono grandi le speranze che riponiamo in questi eventi – scrivono l'avvocato Nicky Persico e Maria Pansini, figlia del comandante del peschereccio e presidente del comitato -. Ma la lunga attesa ci ha insegnato ad essere realisti, e quindi siamo pronti ad accettare qualsiasi esito, ed anche qualsiasi verità, comunque essa potrà affiorare, purchè verità piena e completa sia.
Siamo persuasi che tutto si svolgerà nella massima serena trasparenza che tanto occorre, e ci auguriamo che la volontà di tutti coloro che con impegno e buona fede hanno operato e opereranno su questo caso, a qualsiasi titolo, trovi il riscontro che spetta ai giusti».
In vista di queste operazioni, il team dei consulenti nominati si è recentemente, rinforzato. Hanno accettato di collaborare con il gruppo dei legali (Ascanio Amenduni, Nino Ghiro, Nicky Persico e Vito D'Astici) anche Paolo Cutolo, ex responsabile del Nucleo artificieri antisabotaggio della Questura di Bari, e Mario Nigri, esperto in balistica forense.
Saranno coadiuvati dall'ingegnere navale Francesco Mastropierro, che da sempre, con tenacia, ha seguito i familiari in questi lunghi anni, e Domenico D'Ottavio, chimico esperto di esplosivi.
«Siamo loro grati – commentano i familiari delle cinque vittime -, e certi che le loro professionalità forniranno un apporto esaustivo e capillare, assistendo le parti offese, unitamente agli esperti tecnici e investigatori incaricati dalla Procura di Trani.
Ci auguriamo che quella lunga notte, iniziata il 4 novembre 1994, quando il motopesca “Francesco Padre” è affondato in circostanze mai chiarite, lasci presto spazio alla luce, e che vengano spazzate via le ombre su questa vicenda che ha colpito i nostri cari e l'intera marineria molfettese».
«In questo momento, qualunque cosa accada – concludono -, desideriamo ringraziare la Procura di Trani e gli investigatori, i media, gli avvocati, coloro che procederanno alle operazioni in mare, la gente che ci ha sostenuto e che ci sostiene, e preghiamo che ci venga data la forza di sopportare questa immane pressione emotiva, che vede ora una luce dopo anni di silenzio e di oblìo».