Foggia, incendio distrugge il ghetto degli immigrati

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di MARIA GRAZIA FRISALDI – bari.repubblica.it

Un incendio ha distrutto numerose baracche del cosiddetto “Gran ghetto” nelle campagne tra Foggia, Rignano Garganico e San Severo. Un villaggio abusivo nel quale vivono centinaia di braccianti africani: un numero che aumenta a dismisura in estate, durante la campagna del pomodoro.

Le fiamme sono divampate nella notte poco dopo le 2 e, alimentate dal vento, hanno in breve tempo avvolto gran parte del campo. Sono stati gli stessi abitanti del ghetto a lanciare l’allarme a vigili del fuoco e forze di polizia. Distrutte numerose baracche, costruite per lo più con legno, plastica e lamiere. Inceneriti quindi gli alloggi di fortuna e tutto il loro contenuto: documenti, abbigliamento, viveri e quel poco che i migranti avevano per sé.

E’ stato necessario l’intervento di tre squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale di Foggia e dei distaccamenti provinciali. Gli uomini del 115 hanno circoscritto e spento le fiamme. Nessuno è rimasto ustionato, ma quattro ospiti del ghetto hanno manifestato i sintomi di un principio di intossicazione. Ancora da accertare le cause del rogo: non si esclude un possibile cortocircuito o un malfunzionamento di una stufa. Ma il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano non esclude la pista dolosa.

“L’incendio del ghetto della provincia di Foggia – afferma Emiliano – è arrivato pochi giorni prima delle operazioni di sgombero umanitario dello stesso che la Regione Puglia e la prefettura di Foggia stanno attuando al fine di porre termine a una situazione inaccettabile dal punto di vista umanitario, igienico e di ordine pubblico. Già da mesi la Regione Puglia aveva predisposto il piano che prenderà le mosse in emergenza per ridislocare i 300 lavoratori presenti nel campo, dapprima in strutture di accoglienza temporanea e dopo in strutture realizzate ad hoc”.

“Non si può escludere – conclude il governatore- che l’incendio sia stato un modo attraverso il quale ignoti abbiano voluto rendere inutilizzabile la struttura che, da più di dieci anni, era stata abusivamente realizzata nel territorio di San Severo”.

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