Foggia, «i clan emulano la ‘ndrangheta»

Un «contesto ambientale omertoso e violento», dovuto al legame dei gruppi criminali con il territorio, ai rapporti familistici dei clan e alla «massiccia presenza di armi ed esplosivi». Così la Dia, nella relazione semestrale al Parlamento, descrive la situazione nella provincia di Foggia sottolineando che «l’assoggettamento del tessuto socio-economico» dipende, soprattutto, dalla «diffusa consapevolezza che la mafia della provincia è spietata e punisce pesantemente chi si ribella».

La mafia foggiana, si legge sempre nella relazione, vuole assumere «nuovi assetti organizzativi, più consolidati e fondati  su strategie condivise, emulando in tal modo, anche in ottica espansionistica, la ‘ndrangheta». La Dia descrive la mafia foggiana, spiegando che «anche in provincia di Foggia si sta consolidando un’area grigia, punto di incontro tra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della pubbica amministrazione. Una “terra di mezzo” dove affari leciti e illeciti tendono a incontrarsi e a confondersi».

«TERRA DI MEZZO» – A proposito della «terra di mezzo», la Dia cita lo scioglimento dei consigli comunali di Monte Sant’Angelo, Mattinata, Manfredonia e Cerignola «indicativi di questa opera di contaminazione».
Nella città di Foggia continuano le dinamiche di rimodulazione del fatto federativo esistente tra le tre batterie della società foggiana (Pellegrino-Moretti-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese) per la conduzione di affari particolarmente rilevanti, «tra cui la gestione di una cassa comune ed il controllo condiviso delle estorsioni».

L’indagine «Decima azione» che il 30 novembre 2018 ha portato all’arresto di presunti mafiosi dediti a compiere omicidi, tentati omicidi estorsioni e a spacciare droga, «aveva evidenziato, inoltre, come il modulo organizzativo adottato dalla società foggiana – viene ricordato nella relazione – fosse ispirato a canoni strutturali ed operativi simili a quelli della “ndrangheta”, basati su vincoli familiari, con l’imposizione di regole interne (la cui violazione viene prontamente e gravemente sanzionata), il ricorso a rituali di affiliazione ed, infine, la gerarchica ripartizione dei ruoli con corrispondente sostentamento economico».

«Proprio all’indomani della predetta attività investigativa – viene sottolineato – si è registrata una escalation del racket estorsivo, culminata in una serie di atti intimidatori che hanno investito il tessuto socioeconomico della città». 

fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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