
Nelle intercettazioni le rassicurazioni alla candidata Ferri. Anche l’ex consigliere provinciale Marinelli tra i presunti «portatori di voti» – fonte: Isabella Maselli – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
«Francesca io la lista te la mando con il sangue mio … con la goccina di sangue mio perché ci firmo sugli amici miei! Che sono persone serie! …». A parlare è Luciano Marinelli, ex consigliere provinciale, indagato nell’inchiesta della Procura di Bari sui presunti voti comprati per le amministrative baresi del maggio 2019. Marinelli è uno dei presunti «portatori di voti» reclutati per la campagna elettorale di Francesca Ferri (la consigliera eletta col centrodestra, poi passata in maggioranza e attualmente sospesa dopo l’arresto. Risponde anche di scambio elettorale politico mafioso in concorso con il compagno Filippo Dentamaro e il boss di Valenzano Salvatore Buscemi). Marinelli e gli altri sarebbero stati ingaggiati con il compito di individuare gli elettori corruttibili e pagarne il consenso: tra i 25 e i 50 euro per ogni voto.
Quello di Marinelli, però, è un nome non nuovo alle cronache giudiziarie baresi. Diversi anni fa fu coinvolto (e patteggiò) nell’inchiesta sulle tangenti pagate da un costruttore barese per l’approvazione in Consiglio comunale della correzione di un errore materiale nella stesura del Putt. Fu anche arrestato per questo, era il maggio 2003 e ora, a distanza di quasi un ventennio, ha rischiato di finire di nuovo in manette. Per lui infatti, nell’ambito dell’inchiesta di Polizia, Gdf e carabinieri sulla presunta corruzione elettorale, i pm Fabio Buquicchio e Michele Ruggiero avevano chiesto gli arresti domiciliari (rigettati dal gip perché il suo coinvolgimento è stato ritenuto occasionale).
La stessa cosa la Procura ha fatto per gli altri presunti «portatori di voti»: Giovanni e Vito Zaccaro, Lorenzo Dentamaro, Carmine Pastore, l’ex sindaco di Grumo Michele D’Atri, Gaetano Muscatelli, Vito Caggianelli (candidato nella stessa lista della Ferri), Francesco Zizza e Luigi Ressa. E per tutti il gip ha detto «no».
Il sistema ricostruito dagli inquirenti, che ipotizzano la regia dell’ex consigliere regionale Nicola Canonico, sarebbe consistito nel pagare questi presunti faccendieri perché stilassero liste di elettori disposti a vendere il proprio voto per pochi euro. «Gli ho dato 1.500 euro – dice in una intercettazione, riferendosi a Marinelli, Filippo Dentamaro – quando io avrei dovuto dare solo 1000, di tasca mia…ho dato 1500…, più di questo io non posso fare con lui, quindi lui adesso o porta i soldi indietro, oppure continua a fare campagna elettorale come un matto».
Luciano Marinelli, stando al contenuto delle conversazioni intercettate, «afferma – sintetizzano gli investigatori – che ha 150 persone che votano il candidato da lui indicato e chiede a Francesca di metterlo in condizioni di farle la campagna elettorale, facendo un implicito riferimento ai soldi». La coppia Ferri-Dentamaro, però, scontenta delle «prestazioni» di Marinelli, ragiona dell’investimento. «Sopra i 40 gli do altri soldi, quello è il calcolo che devi fare…» dice Dentamaro. A ulteriore prova che i consensi sarebbero stati comprati, c’è una intercettazione di qualche giorno prima delle elezioni nella quale Francesca Ferri, che sta organizzando un incontro elettorale all’hotel Majestic ed è impegnata nel trovare persone per farle partecipare come pubblico, chiede a Dentamaro un aiuto, ma lui risponde «no Francè! perché sono tutti voti a pagamento!».