Fatture false e omessa dichiarazione dei redditi, a giudizio 142 persone, tra cui Renzo Amato

Associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture soggettivamente inesistenti, dichiarazione dei redditi fraudolenta e omessa dichiarazione dei redditi. 

Si dovranno difendere da queste accuse i 142 imputati rinviati a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare Angela Schiralli su richiesta del sostituto procuratore di Trani Giuseppe Maralfa. Tra questi, Oronzo Antonio Maria Amato, legale rappresentante della società molfettese di distribuzione Ingross Levante operante in tutta Italia con il noto marchio Migro Cash & Carry

L’udienza preliminare è stata fissata il prossimo 4 ottobre. 

I fatti contestati vanno dal 1999 al 2005. Nel luglio dello stesso anno, le 49 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Trani eseguite dal nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Bari. 

Secondo quanto riferito dalla stessa Procura, la società molfettese avrebbe messo in atto un meccanismo per aggirare l’imposta sul valore aggiunto (Iva) scoperto dopo complesse investigazioni (intercettazioni telefoniche, attività di pedinamento, acquisizione di documentazione). Merci destinate sulla carta a ditte estere operanti in paesi comunitari (Grecia, Spagna, Francia, Germania, Austria, Inghilterra e Portogallo) sarebbero state in realtà vendute dai vertici della Ingross Levante consapevolmente (come ritenuto dal tribunale del Riesame di Bari in più ordinanze passate in giudicato) a cittadini italiani operanti in Campania e in Puglia e non all’estero. 

Individuate anche circa 40 presunte ditte fantasma appositamente create all’estero. 

In tal modo tra il 1999 e il 2005 – secondo gli inquirenti – per un verso sarebbe stato omesso dalla Migro il pagamento dell’Iva su quelle vendite (sfruttando la normativa comunitaria che in questo caso prevede l’esenzione dall’imposta) per quasi 40 milioni di euro (emettendo fatture soggettivamente false per oltre 190 milioni di euro) e per altro verso gli acquirenti pugliesi e campani avrebbero acquistato le merci in nero rivendendoIe poi a supermercati, a piccole imprese e a società italiane a prezzi notevolmente vantaggiosi. 

Assieme ad Amato e ai suoi collaboratori, sono stati rinviati a giudizio acquirenti, titolari di altre società, aziende di autotrasporto e autisti. 

Si tratta del cosiddetto “processo madre” originato dall’operazione delle Fiamme gialle. 

Un altro procedimento è attualmente in svolgimento sempre a Trani ed è stato istruito dal sostituto procuratore Ettore Cardinali. Vede tra gli imputati lo stesso Oronzo Maria Amato e 4 grossisti e conta la costituzione di parte civile dell’Agenzia delle entrate, con una richiesta di risarcimento danni pari a 134 milioni di euro.

molfettalive.it

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