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La Procura di Bari ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 82 persone tra avvocati, medici, presunte vittime di incidenti stradali, conducenti e testimoni, accusati, a vario titolo, di truffa aggravata ai danni di compagnie assicurative, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e fraudolento danneggiamento dei beni assicurati. La presunta truffa, commessa tra il 2006 e il 2011, ammonterebbe a oltre 300.000 euro. Sono 66 i casi documentati di falsi incidenti stradali regolarmente risarciti da 14 compagnie di assicurazione (Reale Mutua, Lloyd Adriatico, Cattolica, Duomo Uno One, Ras, Carige, Toro, Allianz, Ubi, Nuova Tirrena, Ina Assitalia, Aurora, Piemontese e Ugf). L’inchiesta, due anni fa, venne avviata su denuncia di una compagnia assicurativa che evidenziava anomalie e continui incidenti stradali nei quali figuravano sempre le stesse persone, tutte residenti a Grumo Appula, Modugno, Toritto, Bitonto o Palo del Colle (comuni in provincia di Bari) con ruoli che di volta in volta cambiavano.
Gli agenti della sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato sono riusciti a ricostruire, soprattutto attraverso l’acquisizione di documenti, il complesso sistema truffaldino che avrebbe consentito di ottenere illegalmente dalle assicurazioni risarcimenti danni derivanti dai falsi incidenti stradali.
«Il riscontro della truffa – è detto in una nota della Procura di Bari – gli inquirenti lo hanno ottenuto nel corso delle verifiche effettuate in modo particolare presso la sezione distaccata di Modugno del Tribunale di Bari e gli Uffici di Giudice di Pace di Modugno e Bitonto. È qui che è risultato lampante il coinvolgimento degli 82 indagati (in modo particolare degli avvocati e dei medici compiacenti) che, ciascuno nel proprio ruolo, inducevano in errore i giudici che dovevano decidere sul risarcimento per incidenti falsi o mai avvenuti». In alcuni casi sarebbe emerso che per le certificazioni attestanti diagnosi post-traumatiche aggravate o lunghi periodi di inabilità fisica, i medici si servivano di vere e proprie ‘fotocopie’ che venivano utilizzate per più casi, anche nei giorni festivi quando non erano in servizio, o addirittura in giorni lavorativi in cui però la prestazione avveniva in altri ospedali fuori Regione, anche del nord Italia.