Fallimento Fc Bari: il concordato di Giancaspro serviva solo a perdere tempo

foto: MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

C’è stato un «abuso dello strumento concordatario», utilizzato al solo fine di ritardare la dichiarazione di fallimento della Fc Bari. Lo scrive il Tribunale (Quarta sezione, presidente Simone, estensore Angarano) nelle motivazioni del provvedimento con cui ha dichiarato inammissibile il piano di salvataggio della società di calcio biancorossa: l’ex patron Cosmo Giancaspro non ha infatti nemmeno messo a disposizione del commissario tutte le scritture contabili, in una girandola di ricorsi, di avvocati che rinunciano agli incarichi e di conti che non tornano.

Giancaspro, tuttora ai domiciliari nella abitazione di un parente a Molfetta con l’accusa di bancarotta fraudolenta di Finpower, avrebbe voluto salvare la Fc Bari con una fideiussione da 5 milioni della sua finanziaria Kreare Impresa. Tuttavia, scrive il giudice «occorreva quantomeno valutare la capacità della società garante di liquidare ad horas tale somma», anche perché «sulle intere quote sociali grava sequestro conservativo»: a settembre, infatti, Vivaticket (che si occupava della biglietteria) si è rivolta al Tribunale civile a fronte delle anticipazioni (1,5 milioni) concesse a Giancaspro nel corso dello scorso campionato di serie B, quando l’imprenditore molfettese cercava i soldi necessari a garantire il pagamento degli stipendi e dunque l’iscrizione alla nuova stagione. A questo proposito, emerge che nella proposta di concordato preventivo la Fc Bari ha proceduto «al totale stralcio della debitoria nei confronti dei dipendenti tesserati (calciatori, direttore sportivo e staff medico) sull’assunto che ai medesimi nulla sarebbe dovuto in quanto avrebbero abbandonato il posto di lavoro e sarebbe stata avanzata nei loro confronti domanda di risarcimento danni». Nelle scorse settimane Giancaspro ha citato davanti al giudice del Lavoro (la prima udienza è fissata a ottobre) l’intera squadra e il ds Sean Sogliano, oltre che il presidente del Coni Malagò e Fabbricini, chiedendo loro 10 milioni di euro (pari al valore dei cartellini poi liberati per via della decisione della Federcalcio) per aver abbandonato il ritiro il 16 luglio, quando si è avuta notizia della mancata iscrizione al campionato.

La ricostruzione del tentativo di salvare la Fc Bari, a giudizio del Tribunale, ne dimostra il carattere velleitario. Dopo l’istanza di fallimento presentata dalla Procura, il 9 agosto Giancaspro ha depositato domanda di concordato in bianco, chiedendo poi la proroga di due mesi del termine per il deposito del piano. Il 13 dicembre (dopo che il commissario ha rilevato una situazione contabile «assolutamente provvisoria e potenzialmente inattendibile»), la società ha presentato rinuncia al concordato, salvo poi presentarsi all’udienza del 17 dicembre con una nuova istanza e un nuovo piano: i giudici hanno rilevato l’«inconsistenza della attività svolta» in sei mesi, evidentemente rendendosi conto «della insussistenza dei presupposti per accedere a qualsiasi forma di concordato».

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