Ex giudice con arsenale da guerra, chiuse le indagini su De Benedictis ma è caccia ai complici: “Altri militari lo aiutarono”

Resta ancora aperto il secondo filone dell’inchiesta, la parte relativa ai complici ovvero coloro che hanno contribuito a nascondere le armi. Si tratta di militari, sui quali le indagini sono ancora in corso, così come sui canali di approvvigionamento di fucili e pistole, molti dei quali provenienti dall’estero – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Non solo il caporal maggiore dell’Esercito Antonio Serafino, ma anche altri militari hanno aiutato l’ex giudice di Bari Giuseppe De Benedictis a nascondere un arsenale di armi da guerra in una masseria di Andria. L’inchiesta della Procura di Lecce si divide in due filoni, con la chiusura del capitolo di cui sono protagonisti De Benedictis, Serafino e l’imprenditore di Andria Antonio Tannoia, ai quali i pm di Roberta Licci e Alessandro Prontera (con il coordinamento del procuratore Leonardo Leone de Castris) hanno fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Resta ancora aperta, invece, la parte relativa ai complici ovvero coloro che hanno contribuito a nascondere le armi “in un vano interrato, profondo quattro metri, con accesso da una botola coperta da una lastra di cemento, posizionata in una pertinenza del fabbricato di Tannoia, protetta da porte di ferro e sistema d’allarme“. Si tratta di militari, sui quali le indagini sono ancora in corso, così come sui canali di approvvigionamento di fucili e pistole, molti dei quali provenienti dall’estero. Come diceva Serafino, nel corso di una conversazione con il giudice, intercettata nella sua Punto: “Queste cose vengono tutte da fuori, tramite contatti contatti con San Marino“.

I reati contestati a De Benedictis, Tannoia e Serafino (tutti e tre agli arresti domiciliari) sono detenzione e porto abusivo di armi comuni e da guerra nonché ricettazione. Nello specifico, all’ex magistrato viene attributo il possesso di 202 pezzi tra fucili, pistole, bombe a mano, detonatori, razzi segnalatori, cartucce, caricatori, mitragliatori, tutti nascosti in una depandance della masseria di Tannoia in località Borduito di Andria e scoperti dalla Squadra Mobile di Bari durante la perquisizione del 29 aprile. Dodici invece i pezzi che sarebbero di proprietà dell’imprenditore, trovati in un’intercapedine ricavata nella cucina della stessa masseria. Ventotto, infine, le armi direttamente riconducibili a Serafino, sequestrate il 22 giugno dopo i controlli in un box nella sua disponibilità a Ruvo di Puglia. In tale locale è stata trovata anche una pistola Alkartasuna, ritenuta di proprietà di De Benedictis.
 
Secondo l’ipotesi della Procura di Lecce, Serafino avrebbe svolto il ruolo di procacciatore di armi per altre persone, a partire dall’amico giudice ma anche per altri appassionati. L’inchiesta è nata a Bari, nell’ambito di accertamenti sulla criminalità organizzata ed è stata trasmessa per competenza a Lecce quando i poliziotti hanno sentito dalla sala intercettazioni la voce di De Benedictis. Sono state proprio le conversazioni tra l’ex magistrato e il suo amico militare a incastrarli. Discorsi fatti nell’auto della moglie di Serafino, tra agosto 2020 e marzo 2021. E poi le telefonate del giudice, ascoltate da novembre a poche ore prima dell’arresto per corruzione (avvenuto il 24 aprile 2021). E quelle tra De Benedictis e Tannoia, che risalgono alle ore immediatamente successive la perquisizione del 9 aprile, quando l’allora gip si sentiva braccato e ipotizzava di spostare le armi dalla masseria. Del problema discuteva anche con Serafino: “Se quello mi sfratta…. Il posto per metterle lo troviamo ma dobbiamo fare un altro trasporto, tre mitragliatrici, 53 pistole, 82 pistole… Servono le vedette“.
Dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, i tre indagati (difesi dagli avvocati Gianfranco Schirone, Saverio Ingraffia, Mario Malcangi, Viola Messa e Tullio Bertolino) hanno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati, poi i pm decideranno se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione.L’udienza preliminare a carico di De Benedictis – dell’avvocato Giancarlo Chiariello e altre sette persone – imputati di corruzione in atti giudiziari, invece, riprenderà il 1° febbraio davanti al giudice per l’udienza preliminare di Lecce.
Da Lecce avviso di conclusione delle indagini preliminari per la prima parte del fascicolo che coinvolge anche gli amici Serafino e Tannoia Il primo febbraio ci sarà l’udienza per la parte dello scandalo giudiziario che riguarda anche l’avvocato Chiariello e altre sette persone

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