Sarà Pasquale Drago a occuparsi del caso. I pm baresi dovranno formalizzare le accuse al premier, che sarà iscritto nel registro degli indagati. Tensione in procura, giornalisti allontanati dai carabinieri
Il procuratore generale presso la Corte d'appello di Bari, Antonio Pizzi, ha assegnato al procuratore vicario del tribunale del capoluogo pugliese, Pasquale Drago, gli atti dell'indagine sui soldi che Gianpaolo Tarantini ha ricevuto dal premier Silvio Berlusconi tramite il faccendiere Valter Lavitola. Le carte dell'indagine sono arrivate in mattinata a Bari, dalla procura di Roma. La decisione sull'assegnazione del fascicolo è arrivata dopo la lettera con cui il procuratore capo Laudati, indagato a Lecce, si è fatto da parte. Drago ha deciso che coordinerà personalmente l'indagine senza delegarla a un sostituto del suo ufficio. Il magistrato ha ribadito che non intende fornire alcun'altra indicazione sul contenuto del fascicolo sul caso Berlusconi-Lavitola.
Berlusconi sarà indagato – I pm baresi devono formalizzare nei confronti del Presidente del Consigliol'accusa di induzione al silenzio e alla falsa testimonianzadi Gianpaolo Tarantini (reato comune, punito con la reclusione da due a sei anni). E, contestualmente, e per lo stesso reato, a rinnovare al gip la richiesta di custodia cautelare disposta dal tribunale del Riesame di Napoli il 26 settembre nei confronti del latitante Valter Lavitola.
I giornalisti
allontanati – Tensione nel palazzo di giustizia in mattinata, dove il terzo e quarto piano – gli uffici dei pm – sono stati vietati ai giornalisti, allontanati dai carabinieri. Dura la protesta dell'Ordine dei giornalisti che in una nota esprime "preoccupazione e disappunto", auspicando che la procura "riveda questa decisione consentendo ai giornalisti, nel rispetto reciproco dei ruoli, di svolgere il loro lavoro garantendo ai cittadini una informazione corretta e completa su una vicenda che, per la rilevanza delle persone coinvolte, è certamente di grande interesse pubblico".
La precisazione di Drago – "Il terzo e quarto piano della Procura di Bari – dove si trovano gli uffici dei sostituti, degli aggiunti e del procuratore – sono rimasti solo per qualche ora interdetti ai giornalisti per garantire il normale svolgimento dell'attività giudiziaria che non riguarda solo le inchieste Tarantini", scrive lo stesso Drago in una nota. "Non vi è stata quindi nessuna intenzione da parte di quest'ufficio (né vi sarà in seguito) di non garantire il sacrosanto diritto di cronaca allontanando i giornalisti, i quali non fanno altro che il proprio lavoro in condizioni logistiche che penalizzano tutti gli operatori della Giustizia". "La decisione di interdire l'accesso – aggiunge Drago – dopo aver constatato l'impossibilità di gestire il flusso di decine e decine di giornalisti, è stata, di conseguenza resa necessaria dall'esigenza di assicurare l'ordinato lavoro di tutti i magistrati inquirenti a fronte di una situazione eccezionale e, si spera, irripetibile".