
Ieri a Bari si è celebrata una nuova udienza del processo nel quale Berlusconi è imputato per induzione a mentire: avrebbe pagato – è l’ipotesi accusatoria – le bugie dette nel 2009 da Tarantini ai magistrati baresi che indagavano sulle escort – fonte: Isabella Masella – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Sono trascorsi più di dieci anni da quando l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini e il suo amico Valter Lavitola, ex direttore de L’Avanti, frequentavano Silvio Berlusconi, all’epoca presidente del Consiglio dei ministri. Finirono nei guai, come si ricorderà, per passaggi sospetti di soldi, per le escort portate nelle residenze dell’ex premier, per gli interessi comuni negli affari. Ancora oggi alcune di quelle vicende tengono banco nelle aule di Tribunale. Ieri a Bari si è celebrata una nuova udienza del processo nel quale Berlusconi è imputato per induzione a mentire: avrebbe pagato – è l’ipotesi accusatoria – le bugie dette nel 2009 da Tarantini ai magistrati baresi che indagavano sulle escort. Per il tramite di Lavitola, Tarantini avrebbe ricevuto mezzo milione di euro, oltre alle spese legali e l’affitto di un appartamento nel rione Parioli di Roma.
Il prossimo 16 dicembre Lavitola e Tarantini, che per questa vicenda finirono anche in carcere per estorsione, potrebbero incontrarsi di nuovo. I due, e con loro l’ex moglie di «Gianpi» Angela Devenuto, potrebbero essere citati come testimoni nel processo barese a carico di Berlusconi (mentre Lavitola è attualmente imputato in un procedimento connesso nell’ambito della stessa vicenda dinanzi ai giudici campani). Sono gli ultimi tre testi dell’accusa ai quali il pm Baldo Pisani sta valutando se rinunciare. Poi toccherà all’eventuale esame dell’imputato e infine ai testimoni della difesa di Berlusconi, rappresentata dagli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Federico Cecconi. tra i quali il fratello dell’ex premier, Paolo.
Intanto ieri è stato sentito uno dei due poliziotti della Digos di Napoli che all’epoca indagò sui rapporti tra Berlusconi e Lavitola. In aula l’agente ha ribadito che dalle intercettazioni disposte dalla Procura partenopea era emerso che sarebbe stato Tarantini a estorcere denaro a Berlusconi (accusa poi ribaltata dai giudici che avevano riqualificato l’accusa ponendo l’ex premier nella posizione di autore e non vittima del reato). Il secondo investigatore della Digos di Napoli sarà sentito nel processo barese il prossimo 24 novembre e riferirà delle intercettazioni, soprattutto tra Lavitola e Tarantini, che dimostrerebbero i passaggi di denaro.
Tutto ruota attorno alla vicenda «escort», che a Tarantini è costata una condanna definitiva per reclutamento della prostituzione a 2 anni e 10 mesi di reclusione che presto dovrà scontare. La difesa, l’avvocato Nicola Quaranta, come già avvenuto per precedenti condanne e patteggiamenti per bancarotta e corruzione, ha chiesto la messa alla prova ed è in attesa che venga fissata l’udienza.