
Di fatto l’azienda, con sede ad Alcamo e operante da anni nel settore delle energie rinnovabili in Sicilia, era controllata da Nicastri e avrebbe beneficiato, grazie al pagamento di mazzette, di illecite agevolazioni nella realizzazione di imponenti parchi eolici. La Finanza durante le indagini ha anche scoperto che Adamo, Sapienza e Nicastri hanno emesso fatture false per oltre 3 milioni tra il 2006 e il 2008. Nicastri è un imprenditore di assalto, regista di investimenti compiuti in Italia e all’estero, imprenditore molto legato alla politica. Mimmo Turano ex deputato Udc oggi presidente della Provincia di Trapani è stato uno dei suoi referenti, come emerso dalle indagini che sono sfociate contro Nicastri in un sequestro di beni da 1 miliardo e mezzo di euro, un sequestro sul cui scenario si è anche stagliata la figura del boss latitante Matteo Messina Denaro.
Nicastri, nel frattempo, oltre al procedimento per sequestro di beni è stato travolto da una indagine su illeciti commessi in Campania, ad Avellino, per la quale fu arrestato. La scorsa notte, infine, il nuovo arresto deciso dalla Procura di Palermo: eolico e tangenti. Gli scenari che emergono ancora oggi perciò non presentano una novità- da tempo si dice come l’eolico italiano è cresciuto con la mala-politica e tanti, troppi, speculatori, che hanno finito per “inquinare” questa importante fetta delle energie.
Vito Nicastri in tutte le indagini emerge come un “potente”: nell’indagine sull’impianto eolico di Mazara fu sentito come persona informata dei fatti, per la semplice ragione che quel parco finì tra le sue mani con un’azienda del tutto nuova, la Eolica del Vallo. Poi Nicastri fu arrestato dalla Procura di Avellino, ed ha subìto il maxi sequestro del suo impero del quale si dice si serviva il latitante Messina Denaro. L’affare dell’eolico nonostante tutto va avanti. Alla solita maniera. Se in Sicilia non si possono più alzare pali, adesso ci sono imprenditori trapanesi che si sono trasferiti al Nord. Altri pensano all’avanguardia, e progettano di collocare pali nelle secche in mare aperto. Al largo di Pantelleria, ad esempio.
Matteo Messina Denaro ha messo da tempo le mani sulla green-economy. L’attività imprenditoriale di Nicastri consiste nella realizzazione e nella successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici, con ricavi milionari, considerato che ogni megawatt prodotto è venduto a circa 2 milioni di euro. In questo contesto sarebbero state accertate già prima del blitz di oggi una serie di contatti tra Nicastri e numerosi esponenti mafiosi, legati a Cosa nostra, e con personaggi che a loro volta sono entrati in contatto con pregiudicati, anche della criminalità organizzata. Sono stati evidenziati anche rapporti con gruppi criminali operanti nel messinese, nel catanese ed anche con la ‘ndrangheta calabrese, in particolare con le ‘ndrine di Platì, San Luca ed Africo.
Matteo Messina Denaro ma non solo. In un processo in corso a Catania sono emersi i contatti con Mario Giuseppe Scinardo, imprenditore originario di Capizzi legato alla famiglia di Sebastiano Rampulla, deceduto da poco e ritenuto il rappresentante provinciale di Cosa Nostra a Messina. Il fratello, Pietro Rampulla, è l’uomo che mise a disposizione il telecomando per la strage di Capaci. Sciando e Nicastri erano soci nella costruzione del parco eolico di Vizzini. La società Callari, riconducibile a Scinardo, tra il 2005 e il 2006 ha ricevuto dalla Regione un contributo a fondo perduto di 3milioni 280mila euro per la costruzione del parco. Il 20 giugno del 2006 arrivano anche le autorizzazioni richieste. Otto giorni dopo la Callari srl verrà acquisita dalla società Lunix, costituita proprio il 20 giugno, con sede in Lussemburgo, di cui uno dei soci è Nicastri. Le quote societarie della Lunix finiranno alla Alerion, società quotata in borsa. Un lungo fiume di denaro che potrebbe essere servito anche da altro.
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