di Massimiliano Scagliarini – lagazzettadelmezzogiorno
Da ieri in Puglia le autorizzazioni uniche per gli impianti eolici tornano ad essere regolate dalla sola legge nazionale. La Corte Costituzionale ha infatti cancellato una norma del bilancio per il 2008 e, di conseguenza, anche l’intero regolamento regionale 16/2006. Scompaiono i piani regolatori per gli impianti eolici, viene abolita la valutazione ambientale comparativa, sono stati cancellati tutti i limiti di tutela introdotti dalla Regione con quel regolamento: la Puglia – ha detto la Consulta (sentenza 344/2010, relatore Saulle) – non aveva titolo per manomettere la normativa nazionale di settore. La pronuncia, prevedibile, ha però conseguenze disastrose perché nel 2007 la Regione decise di dare dignità di legge al regolamento, condannandolo così a morte certa.
L’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro – che non ha responsabilità dirette: la paternità del regolamento è del predecessore Michele Losappio – dice di «non essere particolarmente preoccupato», in quanto quel regolamento è «ad oggi superato dalla recente regolamentazione nazionale», ovvero dalle linee guida ministeriali del 10 settembre. Il problema, infatti, è per tutte le domande presentate da ottobre 2006 a settembre 2010 e respinte dalla Regione in base ad un regolamento che non esiste più: tutti i ricorsi al Tar dei privati (più di 50 quelli pendenti a Bari) saranno ora automaticamente accolti. E senza voler considerare, naturalmente, le inevitabili richieste di danni.
Il regolamento 16 del 4 ottobre 2006 è già stato oggetto di varie pronunce, sia di legittimità che di merito. Nel 2007, per vincere il contenzioso amministrativo con Agrozootecnica Franchini, il consulente legislativo Mimmo Clarizio, con l’assenso del dirigente di settore Antonello Antonicelli, suggerì di legificare il regolamento: e così, nella legge di bilancio per il 2008 (legge 40/2007), all’articolo 3, comma 16 è stata inserita una normetta secondo cui «la realizzazione dei parchi eolici è disciplinata dalle direttive di cui al regolamento regionale 4 ottobre 2006, n. 16». Ed ecco che la questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tar di Bari, che avrebbe potuto essere limitata a soli due articoli del regolamento (il 10, che riguarda i criteri per la relazione di impatto ambientale, e due commi dell’articolo 14 che contiene le disposizioni transitorie) ha finito per trascinare nel baratro il richiamo all’intero corpo regolamentare. Un autogol clamoroso.
Quest’anno la Consulta si è già occupata dell’eolico, stabilendo (sentenza 171) che la Puglia non ha competenza sull’eolico in mare. E cancellando poi anche due articoli della legge 31/2008: la possibilità di realizzare impianti con Dia oltre i limiti previsti dalla legge nazionale e i divieti alla localizzazione degli impianti in aree protette. Un punto, quest’ultimo, toccato dalla Consulta anche stavolta: la Regione – hanno ribadito i giudici delle leggi – non può occuparsi di questioni ambientali, demandate in questo caso alla Conferenza Unificata. I paletti all’autorizzazione unica inseriti nel regolamento (ad esempio il piano regolatore dell’eolico, o l’obbligo di esame congiunto di tutti i progetti che insistono sulla stessa area), oltre a invadere la competenza statale, secondo la Consulta manomettono i «canoni di semplificazione» cui si ispira il Dlgs 387/2003. In altre parole: le Regioni non possono limitare la proliferazione dell’energia eolica ponendo ostacoli alle procedure.
Ma il presidente del consiglio regionale, Onofrio Introna, nella passata legislatura assessore all’Ambiente, giudica comunque utile l’aver emanato il regolamento 16. «Ha sin qui garantito – dice – la tutela del territorio e del paesaggio, pur sapendo che si trattava di una sorta di forzatura nei confronti del governo nazionale, che dal 2003 si era impegnato ad approvare linee guida arrivate solo a settembre 2010». Adesso, annuncia Introna, la Puglia correrà i ripari con le nuove linee guida regionali: «Sono già pronte, saranno recepite dalla giunta fin dalla prossima settimana. Il consiglio farà la propria parte per consentire un percorso sollecito al provvedimento».
A proposito. Qualche giorno fa l’ingegner Antonicelli è stato nominato direttore dell’area Ambiente, mantenendo anche l’interim del settore Ecologia. L’incarico di consulenza legislativa dell’avvocato Clarizio è invece terminato il 31 dicembre 2009.