“Emanuela Orlandi l’ho rapita io, me lo ordinò il Presidente”: la confessione shock dell’uomo di fiducia del boss della Magliana

Per il sequestro Marco Sarnataro venne ripagato da Enrico De Pedis, capo della sanguinaria banda, con una Suzuki 1100. Pedinò per alcuni giorni la giovane e poi ebbe il via libera per “prelevarla”. La rivelazione nell’interrogatorio del padre – fonte: Giuseppe Scarpa – roma.repubblica.it

Il figlio aveva rapito Emanuela Orlandi. Marco Sarnataro, morto nel 2007 a 46 anni, faceva parte del commando che, per conto della Banda della Magliana, aveva prelevato la figlia del messo pontificio il 22 giugno del 1983. Salvatore Sarnataro, classe 1940, padre del sequestratore, con diversi precedenti penali alle spalle, lo aveva confermato alla squadra mobile. I poliziotti lo avevano sentito come testimone. Gli agenti l’avevano ascoltato dopo che due amici della 15enne rapita avevano riconosciuto senza ombra di dubbio nel figlio Marco (tra numerose foto che gli vennero mostrate) quel giovane che li seguiva da tempo in modo ossessivo, salvo poi svanire nel nulla proprio dopo il sequestro.

Marco Sarnataro
Marco Sarnataro 

 

Sarnataro rappresentava la bassa manovalanza criminale e niente più. Per il rapimento venne ripagato da Enrico De Pedis, il boss della sanguinaria banda, con una Suzuki 1100. Ecco il verbale, inedito, reso nell’ottobre del 2008, durante un’inchiesta della procura di Roma che stava dando i suoi frutti e che forse è stata archiviata troppo frettolosamente come hanno sempre sostenuto i familiari di Emanuela.

Gli identikit dei presunti rapitori di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. La somiglianza del primo con Sarnataro è evidente
Gli identikit dei presunti rapitori di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. La somiglianza del primo con Sarnataro è evidente 

 

“Dopo aver lungamente riflettuto ho deciso di riferire alle signorie vostre”, spiega Salvatore Sarnataro nell’ottobre del 2008, “quanto appreso da mio figlio Marco alcuni anni fa in relazione alla vicenda di Emanuela Orlandi. Poco tempo dopo il sequestro, ricordo che eravamo Regina Coeli, sia io che mio figlio (accusati per spaccio e detenzione di armi, ndr). Quest’ultimo durante l’ora d’aria mi confessò di aver partecipato al sequestro dell’Orlandi nei termini seguenti: mi disse che per diversi giorni, sia lui che “Ciletto” (Angelo Cassani, ndr) e “Giggetto” (Gianfranco Cerboni, ndr), pedinarono Orlandi per le vie di Roma su ordine di Renato De Pedis, da loro chiamato il “Presidente” (il boss della Banda della Magliana, ndr)”.

“Mio figlio mi disse che dopo averla pedinata per alcuni giorni, ebbero da De Pedis l’ordine di prelevarla. Marco mi riferì che l’avevano fatta salire su una Bmw berlina a piazza Risorgimento ad una fermata dell’autobus. La ragazza salì sulla macchina senza problemi. Almeno questo mi raccontò Marco. Mio figlio mi disse che erano stati sempre loro a prelevare la ragazzina non mi specificò se erano tutti e tre. Di certo c’era Marco e uno tra “Giggetto” e “Ciletto”, però potevano essere anche tutti e tre perché Marco usò l’espressione ‘l’abbiamo presa’. Quindi la condussero al laghetto dell’Eur dove li stava aspettando Sergio, che era l’autista e uomo di fiducia di De Pedis. Stando al racconto di Marco, sia la ragazza che l’autovettura vennero prese in consegna da Sergio. Venni a sapere poi che mio figlio, per questa cortesia, ebbe in regalo una moto Suzuki 1100. Non mi ricordo se Marco mi disse chi (materialmente, ndr) gli avesse dato la moto, se Raffaele Pernasetti (esponente di spicco della Bande della Magliana, ndr), oppure un’altra persona. Io non so davvero perché Marco decise di raccontarmi del suo ruolo nel sequestro dell’Orlandi, io compresi subito che stava passando un periodo di grande paura”.

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