«Ecco la mappa della città che brucia»

Il Comitato cittadino per la sicurezza e la legalità ieri in corso Umberto

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di Lorenzo Pisani (www.molfettalive.it/…)

Potenza di Google maps. La cartina è lì, punteggiata di azzurro. Sono le strade teatro negli ultimi due anni di incendi, esplosioni, fenomeni sospetti.

Presto il grafico sarà implementato, come si dice nel gergo. Tutti sono stati invitati a segnalare altri casi «della Molfetta che brucia».

Domenica, corso Umberto, liceo classico. Il gazebo è affollato, la strada molto meno. Poco più avanti, i giovani del Pdl, che manifestano in onore di Paolo Borsellino e della riforma Gelmini.

La prima uscita pubblica del Comitato cittadino per la sicurezza e la legalità è in realtà la seconda, anticipata venerdì dal volantinaggio nei luoghi dei roghi. Il megafono scandisce le cifre: «Dal 6 febbraio 2008 all’1 ottobre 2010, 35 episodi delittuosi, 5 bombe carta, 17 incendi di autovetture, 43 i mezzi andati distrutti dalle fiamme, 9 esercizi commerciali coinvolti in incendi ed esplosioni».

Molti di questi casi sono stati derubricati a fenomeni di corto circuito o autocombustione. E questo dà a Matteo d’Ingeo il “la” per alternare ironia e preoccupazione. Il coordinatore del Liberatorio Politico dipinge scenari fantascientifici, con Molfetta attraversata da chissà quali campi elettromagnetici, per poi virare su considerazioni che tirano in ballo vicende vecchie e nuove. Alla finestra, è proprio il caso di dire, i cittadini che fino a poche settimane fa assistevano dal balcone di casa ai roghi, pensando al peggio, alla propria autovettura. Adesso le fiamme sembrano essersi spente.

Critiche al fenomeno commercio ambulante: la recente regolamentazione non piace agli attivisti. Come non piace la definizione di Molfetta “città più bella d’Italia”: «Altro che città più bella d’Italia: Molfetta sta morendo, basti vedere il corso Umberto». Una strada semivuota a triste. Il baricentro si è ormai spostato nelle zone commerciali.

Questo «deserto», questi episodi, il «silenzio di gran parte della stampa» (ma anche i partiti non scherzano: c'è solo Beppe Zanna a rappresentare Rifondazione Comunista), i numerosi processi penali in corso, la recente relazione della Direzione investigativa antimafia: c’è chi vuole vederci chiaro, «senza creare allarmismi». «Scriveremo al sindaco. E non escludiamo di rivolgerci al prefetto».

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