
La Procura di Lecce: nuovo fascicolo per voto di scambio – fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Nella villa al mare, in una cassaforte nascosta nell’armadio, l’ex assessore regionale Salvatore Ruggeri aveva 98.650 euro in contanti. Nella sua abitazione di Muro Leccese c’erano altre quattro casseforti, due delle quali contenevano 205.255 euro in contanti. In tutto poco più di 300mila euro, cifra certo non incompatibile con il tenore di vita di un importante industriale come l’ex esponente Udc, finito ai domiciliari il 7 luglio nell’inchiesta della Procura di Lecce su presunti favori nella sanità salentina. I contanti trovati dalla Finanza durante le perquisizioni effettuate il giorno dell’arresto sono stati sequestrati con l’ipotesi di evasione fiscale. Ma l’informativa della Finanza che dà conto dei soldi è finita nello stralcio del fascicolo disposto dal pm Alessandro Prontera. Un nuovo filone di indagine in cui si ipotizza, tra l’altro, che Ruggieri abbia messo su un sistema di potere per comprare voti e inquinare l’esito delle Comunali di Gallipoli.
In parallelo al provvedimento con cui ha chiuso le indagini, atto che normalmente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, il pm Prontera ha infatti disposto la formazione di un nuovo fascicolo i cui indagati sono per ora coperti da omissis. E ha trasferito nel nuovo contenitore, tra l’altro, gli esiti delle perquisizioni effettuate dalla Finanza di Otranto, insieme al verbale di sommarie informazioni rese da un 30enne di Gallipoli. L’uomo, che non sembra essere uno stinco di santo, il 16 settembre nel carcere di Lecce ha raccontato a Prontera e all’aggiunto Elsa Valeria Mignone i presunti passaggi di denaro contante che sarebbero avvenuti durante un pranzo tra Ruggieri e altre persone in occasione delle Comunali di Gallipoli. «Soldi che – a dire del testimone – dovevano essere utilizzati per assicurarsi presso i quartieri popolari di Gallipoli i voti per il candidato indicato dallo stesso Totò Ruggeri, 50 euro a voto». Una storiaccia che deve essere approfondita, anche in relazione al politico del posto di cui il testimone si è detto amico e che ha detto di aver frequentato fino a luglio, data del suo arresto (del testimone): ad assicurare i voti pagati da Ruggeri, sempre secondo questo racconto, ci avrebbe pensato un esponente della criminalità locale. «In quell’occasione – ha messo a verbale il testimone – [Ruggeri] appurò che a quelle persone non erano arrivati i suoi soldi, né in contanti né in altra forma (tipo spesa, buoni di benzina e altro). Ed è questa la ragione per la quale si rese necessario quell’incontro cui io ho assistito».
Il testimone ha detto di aver «assistito ad almeno quattro/cinque consegne di denaro di Totò Ruggeri» al politico locale, «sempre in occasione di pranzi/incontri al ristorante Mare Chiaro», e ha sparato alto: «Posso stimare nel complesso fossero 4/500mila euro. Molto probabilmente non più di 500mila euro. Questo mi fu confidato» dal politico locale «con il quale ero in passato particolarmente legato e tra di noi non c’erano segreti»: «Ho intrattenuto rapporti stretti fino al 2013. Una volta che mi sono trasferito a Milano abbiamo continuato a sentirci e vederci fino al 2021, sporadicamente, quando lui saliva a Milano. Gallipoli ho frequentato fino a prima del mio arresto a luglio 2022 perché ho una figlia che vive proprio a Gallipoli».
Il racconto, come detto, non costituisce prova di alcunché. Per il momento la Finanza ha fatto alcuni riscontri e ha stabilito che alcuni elementi sono veri, tipo un controllo stradale in cui i carabinieri hanno fermato il testimone insieme al consigliere di cui si è detto amico, o anche i modelli delle auto con cui i partecipanti sarebbero arrivati all’incontro in cui sono stati scambiati i soldi, a partire dalla Bmw dell’esponente della criminalità locale. Un uomo che, «facendo leva sul suo carisma criminale e facendo leva anche sul carisma criminale» di un secondo uomo, oltre che della moglie di un boss locale, «non aveva necessità di dare ai singoli elettori quel denaro. Per lui era tutto dovuto. Il denaro di Ruggeri lo tratteneva per sé».
La Procura ha collegato questo presunto scambio di soldi con quello di cui si parla in una intercettazione ambientale fatta a luglio 2020 negli uffici dell’azienda di Ruggeri (dove i finanzieri hanno anche sequestrato un jammer, un dispositivo capace di oscurare il segnale dei cellulari). L’ex assessore regionale al Welfare discuteva con l’ex consigliere regionale (allora in carica) Mario Pendinelli di voti da comprare per le imminenti Regionali, presumibilmente a favore di quest’ultimo. «Mo parlo con lu cosu… voglio tentare di bloccare Sandro Quintana», diceva Pendinelli. «Quello non lo prendi in giro», gli risponde Ruggeri. «Sì però lo devo bloccare da adesso». E Ruggeri: «Prendilo (incomprensibile)… “dagli 10mila euro te li do subito e poi gli altri te li do dopo”… Gli altri glieli do dopo». Allo stesso modo, dopo le elezioni Ruggieri è stato intercettato mentre si lamentava per non aver trovato ad Aradeo i voti a favore di Pendinelli che aveva pagato 6mila euro. Fatti per i quali, con ogni probabilità, i due adesso andranno a processo
La precisazione
L’avvocato di Salvatore Ruggeri, Giuseppe Fornari, precisa quanto segue: «Si segnala ai lettori che la somma di € 300.000 sottoposta a sequestro dalla Procura della Repubblica di Lecce non è collegata a nessuna ipotesi di evasione fiscale, né altri reati tributari. Contro tale provvedimento di sequestro risulta oggi pendente un’impugnazione, che verrà discussa all’udienza del 23 novembre 2022 dinnanzi al Giudice per le Indagini Preliminari di Lecce. I fatti descritti nell’articolo di stampa si basano su atti giudiziari che, secondo quanto riportato nel testo della pubblicazione, risulterebbero oggi coperti da segreto istruttorio dei quali ad oggi la difesa non è a conoscenza».