
La città murgiana l’epicentro dell’inchiesta Dda con 27 ordini di custodia cautelare: i pacchi erano monitorati col gps – fonte: Chiara Spagnolo – quotidiano.repubblica.it
Parte dall’Andalusia e finisce ad Altamura una fra le nuove rotte del narcotraffico. Cocaina, hashish e marijuana viaggiavano in pacchi spediti tramite corrieri, insieme con migliaia di altri che arrivano ogni giorno in Puglia, e i loro spostamenti erano monitorati tramite localizzatori gps inseriti all’interno. Per indicare la droga si parlava di fiori, tonno, sottoli e l’intera attività veniva chiamata «business» perché faceva guadagnare tanto e con facilità. A interrompere gli affari sono arrivati però, i carabinieri, che hanno eseguito 27 ordinanze cautelari firmate dal giudice Angelo Salerno su richiesta dei pm della Dda (Direzione distrettuale antimafia) Marco D’Agostino e Grazia Errede.
In carcere sono finiti Giuseppe Annoscia e Vito Facendola (presunti capi del sodalizio), Francesco e Nicola Scalzo, Nicola Servedio, Carlo Nuzzi, Massimo Girardi, Alessandro Parisini, Giuseppe Calia, Alceste Cavallari (figlio 56enne di Cicci, il “re delle cliniche private” deceduto a Santo Domingo nel gennaio 2021), Angelantonio Basile, Rocco Cucumazzo, Davide e Daniele Cavotta, Giuseppe e Michele Patruno, Filippo Di Bari, Emanuele Monno. Ai domiciliari, invece, Vincenza Bottalico e Maria Scalzo (mogli di Annoscia e Facendola), Michele Liberio, Gianvito Massaro, Nicola Continisio, Valentino Capocchiano, Vincenzo Montereale, Fatjon Pashaj, Francesco Caldara. Sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e reati connessi. A cinque indagati è contestata anche l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, mentre ai due Cavotta il tentato omicidio di Michele Loiudice, figlio del boss Giovanni, già condannato per l’omicidio del capoclan altamurano Bartolo D’Ambrosio e oggi collaboratore di giustizia. Il giudice ha disposto anche il sequestro di beni per 300mila euro nei confronti di Facendola e della moglie. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 90 chilogrammi di stupefacenti, 60 dei quali nella sede di una società di autotrasporti a Molfetta, a cui erano stati spediti via aereo dalla Spagna. Altra droga è stata trovata durante le perquisizioni di ieri.
L’indagine nasce dalle dichiarazioni del pentito Vito Loiacono, quando ad Altamura si era creato un vuoto di potere in seguito ai numerosi arresti, come ha ricordato il pm D’Agostino: «Negli anni passati in città è stata svolta un’intensa attività di repressione, culminata con condanne passate in giudicato. Negli spazi liberi si è inserito Annoscia, affiliato al clan Parisi, facendo leva su adepti reperiti in loco». Quell’Annoscia che dirigeva il traffico di droga anche dal carcere grazie alla moglie, che in sua assenza, oltre a veicolare gli ordini, non disdegnava di partecipare ai summit. Le sostanze da piazzare sul mercato venivano acquistate in Spagna in grossi quantitativi da Basile, Calia e Cavallari, che ne curavano anche la spedizione.
I destinatari erano privati cittadini (spesso gli stessi organizzatori dell’attività) o loro parenti (in un caso la marijuana fu spedita a un pastificio di Altamura) o ditte di trasporto ignare di tutto. Una volta un pacco fu monitorato dall’Andalusia fino a Molfetta e lì aperto dopo che un cane antidroga aveva attirato l’attenzione dei carabinieri: dentro c’erano 25 chili di marijuana e 29 di hashish, con il gps per monitorarne gli spostamenti. Subito dopo il sequestro, Calia si lamentava con un sodale: «Stamattina ho perso 140 a Molfetta….». Dove 140 era presumibilmente il guadagno che si poteva ricavare dalle quantità in arrivo, per il cui acquisto era stato investito molto meno: «Tu hai perso 60, io 30. Ma a me pesano come macigni».
I clienti di coloro che facevano arrivare gli stupefacenti dalla Spagna, a quanto pare, non erano soltanto gli altamurani, ma anche spacciatori di altre zone della Puglia. Nelle intercettazioni si fa riferimento a un cliente di Taranto che aveva cambiato fornitori e a un avvocato contattato all’arrivo di un carico per sapere se volesse acquistarne, come era avvenuto anche altre volte.
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