Dossier Legambiente – Ciclo dei rifiuti e traffico di animali, i tentacoli delle zoomafie su Bari

Il podio non è di quelli di cui vantarsi: Bari è nella top ten tra le province per illegalità ambientale in Italia. I dati sono contenuti nell’ultimo Rapporto Ecomafia 2020 presentato qualche giorno fa da Legambiente. Sono ben 1012 le infrazioni accertate in 12 mesi di monitoraggio.

«La maglia nera di Bari si inserisce all’interno di un intero territorio regionale che purtroppo sale al secondo posto nella classifica nazionale dell’illegalità ambientale con 3.598 infrazioni – sottolinea il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini -. La provincia barese soffre principalmente per due motivi: il ciclo illegale dei rifiuti e il racket degli animali. A questi si aggiunge il problema degli incendi boschivi che è ancora una piaga». Per il traffico dei rifiuti Bari è settima, peggio persino della provincia foggiana dove quest’anno con l’operazione Bios coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia è stata fermata una banda di ecocriminali impegnata nel traffico di finto compost destinato in agricoltura. I militari della Guardia di Finanza hanno sequestrato 255 terreni agricoli trasformati in discariche abusive per una superficie complessiva di 353 ettari, sottoposto 16 soggetti a misure cautelari e confiscato beni per 26 milioni di euro a quattro società e 22 persone fisiche. Gli indagati avrebbero trattato abusivamente 240.000 tonnellate di rifiuti speciali conferiti da imprese campane e pugliesi, qualificandoli illecitamente come compost, un fertilizzante organico stabilizzato biologicamente, e smaltendoli illecitamente nei terreni della provincia del capoluogo dauno.

«Questo tipo di reato è tanto più facile in un territorio che non ha impianti di smaltimento e valorizzazione – sottolinea Tarantini – come è il Barese. Sì, certo, lo smaltimento illegale è figlio della volontà di abbattere i costi, ma cresce dove non ci sono le possibilità di chiudere il ciclo di trattamento dei fanghi o di qualsiasi altro materiale. Per questo è una priorità realizzare impianti di smaltimento che possano risolvere il problema. Teniamo presente che questa pandemia ha reso ancora più urgente il tutto: i volumi dei rifiuti sono aumentati, alzando il livello dell’emergenza. A questo poi Bari e la Puglia possono vantare un altro record negativo: l’incendio di impianti di smaltimento. A livello regionale nel 2019 ne contiamo 81».

E dai rifiuti al racket della fauna il passo è breve. La mafia allarga i suoi tentacoli dove c’è l’opportunità di guadagno, meglio se facile. Dalle corse clandestine al bracconaggio per non parlare di combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, pesca illegale, Bari vanta un bel sesto posto con 318 denunce.

«In questi mesi va riconosciuto un gran plauso alle forze di polizia e alla magistratura di aver portato avanti strategie di forte contrasto a questi reati – sottolinea Tarantini -. Non dimentichiamo che la Puglia tutta ha una forte sensibilità ambientale e che è stata la prima regione che si è dotata di una cabina di regia dove Forze dell’Ordine, Ispra, Cnr lavorano insieme. Ma i numeri con i quali fac- ciamo i conti dimostrano che non basta: servono leggi più incisive». E tra le leggi più incisive in que-sto 2020 si deve registrare la L.120/2020 con la possibilità data ai Prefetti di intervenire direttamente ad abbattere abusi edilizi superando l’autorità dei sindaci e facendo intervenire direttamente il Genio militare. «Questa legge rappresenta un passo importante contro i reati ambientali che deturpano il territorio con costruzioni abusive – spiega il presidente di Legambiente Puglia -. In questo ambito Bari è “solo” dodicesima con 293 casi accertati, ma non è certo un fatto su cui stare allegri». E per chiudere la nota dolente dei roghi boschivi. «La Puglia è quarta, fuori dal podio per un soffio, per atti che devastano il territorio per anni ed anni. Nel 2019 nel Parco dell’Alta Murgia abbiamo accertato 22 incendi dolosi, di questi 8 boschivi. Sono azioni di piromani, persone che sanno solo distruggere, che odiano le aree protette e la natura stessa. Dobbiamo riuscire a fermarli. La legge ormai non permette più di valorizzare o sfruttare le aree percorse dal fuoco, ma il fenomeno non si placa. È una battaglia ancora dura da vincere, ma che deve essere portata avanti, per il bene di tutti noi».

fonte: Rita Schena – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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