Il processo di primo grado sul crac finanziario di Casa Divina Provvidenza si conclude con 11 imputati condannati sui 12 giunti a dibattimento. Tra le condanne inflitte dal collegio del tribunale di Trani, presieduto da Giulia Pavese, quella ad 1 anno e 3 mesi di reclusione (col beneficio della sospensione) per l’ex senatore Antonio Azzollini. L’ex presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama è stato condannato solo per bancarotta semplice. È stato invece assolto (a seconda dei casi con formula piena o con l’equivalente della vecchia insufficienza di prove) da altre accuse tra cui l’induzione indebita a dare o promettere utilità nei confronti della madre superiore, suor Marcella Cesa (per anni plenipotenziaria dell’ex istituto psichiatrico voluto da Don Uva, deceduta nel corso del procedimento penale) a cui il parlamentare pugliese si sarebbe rivolto con «un atteggiamento di prevaricazione, compendiato, tra l’altro, nella frase: Da oggi in poi comando io, se no, vi piscio in bocca».
L’avvocato di Azzollini, Felice Petruzzella, parla di «moderata felicità» per il fatto che «sono cadute le imputazioni più importanti». Quelle su cui, peraltro, si basava la richiesta d’arresto a cui il Senato non diede via libera.
Assoluzioni con varie formule da alcune ipotesi di reato hanno riguardato anche altri imputati. In altri casi è prevalsa la prescrizione, con relativa dichiarazione di non doversi procedere. Ciononostante si contano 11 condanne con pene che vanno dagli 8 mesi a 7 anni di reclusione.
La pena più alta è stata inflitta a suor Assunta Puzzello, un tempo economa di Cdp nonchè a capo della Casa di procura Istituto Ancelle della Divina Provvidenza, con sede a Guidonia, per aver occultato i beni distratti ai creditori della casa madre. Condannati anche gli ex direttori generali Antonio Albano (5 anni e 6 mesi), Dario Rizzi (6), Giuseppe D’Alessandro (3), i consulenti Antonio Battiante (6), Augusto Toscani (2 anni e 6 mesi), Rocco di Terlizzi (1 anno e 6 mesi, pena sospesa); la dipendente Adrijana Vasiljevic (2 anni e 4 mesi), l’amministratore di fatto Angelo Belsito (1 anno, pena sospesa); il direttore amministrativo della sede di Foggia, Lorenzo Lombardi (8 mesi, pena sospesa).
L’unico imputato totalmente scagionato è il revisore dei conti biscegliese Arturo Nicola Pansini. Il dispositivo condanna alcuni imputati ad una provvisionale di mezzo milione di euro in favore dell’amministrazione straordinaria dell’ente, costituita parte civile (con una perizia del commercialista Massimiliano Cassano di Bari). Disposta la trasmissione degli atti alla Procura per l’ipotesi di falsa testimonianza a carico di 4 testimoni: Nicola Pappalettera, Ciro Dattoli, Attilio Logatto e Nicolino Antonio Logatto. In particolare i Lo Gatto erano ritenuti i grandi accusatori di Azzollini, avendo riferito la frase incriminata «di portata intimidatoria» cui il Tribunale, però, non ha creduto.
Nelle more del procedimento è deceduto un altro imputato: l’ex direttore generale Giuseppe Domenico de Bari. Il 21 novembre la requisitoria del pm Silvia Curione, che coordinò le indagini della Finanza insieme all’ex procuratore aggiunto Francesco Giannella, si concluse con richieste di condanna per tutti gli imputati tra un massimo di 9 anni e di un minimo di 6 mesi. Il 12 ottobre 2018 il gup Angela Schiralli emise 3 condanne (impugnate) ed un’assoluzione.
fonte: Antonello Norscia – edicola.lagazzettadelmezzogiorno.it