Discoteche armate o sotto protezione?

di Matteo d’Ingeo – Mensile L’Altra Molfetta – Febbraio 2025

Dopo oltre cinque mesi dalla notte criminale del Lido Bahia, le indagini della Procura Distrettuale Antimafia di Bari sono andate avanti senza sosta e hanno portato alla luce circostanze e situazioni che meritano attenzione. Intanto, dopo l’arresto di Michele Lavopa, reo confesso di aver sparato il 22 settembre 2024 colpendo mortalmente Antonella Lopez, ci sono stati altri arresti tra i componenti delle due bande criminali che erano presenti a Bahia. Tra gli arresti più eclatanti sicuramente rientra quello di Eugenio Palermiti, nipote ventenne dell’omonimo boss di Japigia, che era il vero bersaglio di Michele Lavopa. A suo carico, oltre ad altri addebiti, gli investigatori gli contestano la detenzione e porto d’arma da fuoco proprio in quella notte a Bahia. Il giovane Palermiti era sul punto di estrarre una Beretta calibro 7,65, ma Lavopa spara per primo.
Dopo la sparatoria l’arma fu nascosta e mai più ritrovata. A tal proposito, bisogna ricordare che il Lido Bahia fu messo sotto sequestro subito e, a distanza di tre giorni, fu messo a soq- quadro da sconosciuti che si introdussero nella struttura, nonostante la presenza dei sigilli giudiziari.

Non è escluso che qualcuno sia stato mandato a Bahia proprio per recuperare l’arma di Palermiti non più ritrovata. Ma questa è solo una supposizione. Invece è una certezza, confermata anche da più collaboratori di giustizia, la complicità degli addetti alla sicurezza nel permettere che certe persone, legate ai clan, entrassero armate in alcune discoteche del nord barese. Tutti gli affiliati, ha raccontato uno dei collaboratori di giustizia del clan Strisciu- glio, portano le armi nei locali. Per esibirle e dimostrare potere. E possono farlo sapendo di contare su buttafuori vicini alle famiglie mafiose.

Quando c’erano i nostri li chiamavamo, aprivano le transenne e ci facevano passare davanti a tutti, ci rispettavano”, ha dichiarato a verbale il pentito, e “quando venivano gli sbirri, ci avvisavano e ci facevano uscire dal retro”. E a Bahia, la notte dell’omicidio di Antonella Lopez, cosa è accaduto? La sorveglianza ha aperto delle “corsie preferenziali”? Com’è stato possibile che con i due gruppi rivali siano entrate in discoteca anche delle armi? I vigilanti presenti al Bahia quella sera erano tutti in regola? Qualcuno di loro aveva «frequentazioni» con persone vicine ai clan? Interrogativi legittimi a cui le indagini dovranno dare risposte. Sarebbe interessante anche conoscere il canale, utilizzato dai proprietari delle discoteche, per reclutare i vigilanti addetti alla sicurezza.
Il coordinatore della Dda Francesco Giannella, nell’ultima conferenza stampa, ha sollecitato tutti a riflettere su questi aspetti della vicenda e ha invitato i gestori dei locali a servirsi di società serie e affidabili (per i servizi di sicurezza, ndr), perché questi fenomeni stanno sfuggendo di mano. Mentre il sostituto procuratore della Dda di Bari Federico Perrone Capano, che ha coordinato le indagini sull’omicidio di Antonella Lopez, ha sottolineato come, nonostante i diversi episodi di scontri tra rampolli dei clan (molti dei quali armati) nei locali, da parte dei gestori non sia arrivata «nessuna denuncia».

Alla luce di questi nuovi elementi, emersi nel corso delle indagini, sarebbe necessario riflettere su ciò che è avvenuto qualche ora prima dell’omicidio Lopez. Le telecamere di videosorveglianza mostrano l’arrivo a Bahia di Michele Lavopa tra le 01:00 e le 01:30, di domenica 22 settembre, con il suo gruppo. Mentre Eugenio Palermiti arriva alle 02:36 con il suo seguito. Entrambi i gruppi erano formati da circa dieci persone. Alle 02:45 circa si sentono gli spari e alle 02:49 le telecamere riprendono Michele La- vopa e i suoi amici in fuga.

Lo stesso autore dell’omicidio di Antonella Lopez dichiara agli investigatori che è entrato a Bahia con la pistola superando agevolmente i controlli. E non risulta, da quello che trapela dalle indagini, che il gruppo di Lavopa avesse sfondato la porta e cominciato a sparare; anzi, risulta che il gruppo era già dentro al locale, come già detto, da oltre un’ora prima della spa- ratoria. Invece chi accede senza pagare l’ingresso, contrastando anche il personale preposto alla vigilanza, sembrerebbe essere stato il gruppo di Palermiti.

Quindi potrebbe essere verosimile che il gruppo di Lavopa fosse stato facilitato da qualche vi- gilante nell’entrata armata? Questo lo potranno verificare solo gli inquirenti e, in caso affer- mativo, si potrebbe anche verificare se la presenza armata di qualche rampollo dei clan baresi fosse abituale e se rappresentasse una sorta di “protezione” per il locale.

In questi mesi si è parlato poco di droga e sarebbe interessante interrogare i protagonisti di questa narrazione su questo aspetto. Oltre il possibile uso personale di droga da parte dei componenti delle bande criminali, si potrebbe ipotizzare che le discoteche siano piazze di spaccio? Sullo sfondo di questi scenari rimane a guardare il fronte politico-amministrativo e dovrebbe far riflettere il silenzio del primo cittadino sulle evoluzioni investigative sull’omicidio del Lido Bahia. Dopo le sue esternazioni, a poche ore dalla sparatoria, con cui si chiedeva il “perché proprio qui”, non ha rilasciato più dichiarazioni. Non sappiamo neanche se siano state avviate verifiche amministrative sulla regolarità di tutti i permessi, sia del Lido-Discoteca Bahia che del ristorante “Trattoria sul mare – Buen Vivir”.

Si attende anche l’azione sanzionatoria nei confronti del proprietario di Bahia per non aver rispettato l’ordinanza sindacale n. 61954 del 6.8.2024 con cui si ordinava, a tutti i locali d’in- trattenimento, d’interrompere le emissioni sonore alle ore 02:00. Invece a Bahia la musica era ancora in pista fino alle 02:45, quando i sette colpi di pistola hanno creato il silenzio.

E poi si rinnova l’auspicio che il Sindaco Tommaso Minervini si costituisca parte civile, nel- l’eventuale processo, contro i responsabili dei fatti di Bahia, chiedendo un risarcimento per il danno d’immagine che la nostra comunità continua a subire apparendo quasi ogni giorno su tv e giornali nazionali.

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