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Sono state depositate dal giudice Lorenzo Gadaleta le motivazioni della sentenza di condanna di Pietro Sorrenti, ex titolare della concessionaria Dinauto.
Sorrenti finì sotto i riflettori nel febbraio 2009 per un servizio di Striscia la notizia. Le telecamere del tg satirico giunsero a Molfetta dopo la denuncia di due telespettatori, che lamentavano la mancata consegna di una Fiat Panda regolarmente pagata.
Fu solo il prologo di una più vasta inchiesta condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dal sostituto procuratore di Trani, Mirella Conticelli. A marzo del 2009 l’arresto del titolare, cui furono contestate 41 ipotesi di reato, ridotte nel dibattimento a nove. Denunciate anche sette persone per associazione a delinquere. Accusa già esclusa per l’arrestato dal Tribunale della libertà e archiviata nel dicembre dello scorso anno per gli altri indagati.
A settembre del 2011 il via al processo contro Sorrenti, celebrato su richiesta del suo difensore, l’avvocato Maurizio Masellis, con rito abbreviato.
A gennaio di quest’anno la sentenza: l’ex titolare dell’autosalone (nel frattempo dichiarato fallito) viene condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione per truffa aggravata, il pagamento di una multa da 1.000 euro e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
Il legale di Sorrenti, come già anticipato subito dopo la sentenza, presenterà appello.