Dieci punti del governo per battere le mafie. Propaganda o buone intenzioni?

di Aaron Pettinari (www.antimafiaduemila.com/…)

http://www.antimafiaduemila.com/images/stories/personaggi/politici/berlusconi-silvio-web.jpgIl Consiglio dei ministri, ospitato nella prefettura di Reggio Calabria, ha dato oggi via libera al piano straordinario in dieci punti per il contrasto delle mafie. Un progetto sponsorizzato a lungo dalla maggioranza, ed in particolare dal ministro degli Interni Roberto Maroni, i cui contenuti sono stati finalmente svelati.

Il primo punto è la nascita di un’agenzia dei beni sequestrati che dovrebbe insediarsi entro 15 giorni a Reggio, secondo quanto promesso dal ministro Maroni.
Questa avrà il compito di censire i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, nonché di amministrarli, custodirli e destinarli. 

Il secondo punto è quello di raccogliere in un testo unico i principali interventi legislativi antimafia emanati dal 1965 ad oggi. Quindi è prevista una serie di nuovi strumenti per l’aggressione dei beni mafiosi tramite l’estensione a tutto il territorio nazionale di desk interforze provinciali per integrare le informazioni ed individuare i patrimoni da colpire. Per questo sarà necessario un potenziamento dell’azione della Dia in questa direzione, che diventerebbe la "missione prioritaria". Negli intenti annunciati vi è anche il sostegno alle vittime di racket ed usura, proprio nel giorno seguente all’uscita del rapporto di Sos Impresa dove la Confesercenti presentava le esigenze di quest’ultimi.

L’Esecutivo, attraverso nuove misure si propone quindi di incentivare le ribellioni al giogo mafioso, istituendo uno scudo assicurativo statale, da elargire soltanto a chi denuncia i propri taglieggiatori.
Altro punto presentato è il contrasto ale Ecomafie, con l’attribuzione alla Direzione distrettuale antimafia della competenza sul reato di traffico illecito di rifiuti e l’estensione delle operazioni sotto copertura delle forze di polizia a questo reato. Estensioni che sono state proposte anche nelle inchieste su reati di estorsione, usura e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. 
Quindi i ministri hanno accennato alla realizzazione di una mappa della criminalità organizzata attraverso un sistema informatico chiamato ‘Macro’.

Un sistema che sarà continuamente implementato con le informazioni provenienti dai gruppi provinciali composti da investigatori di polizia, carabinieri e finanza e dai responsabili delle carceri. Inoltre sarebbe prvista anche l’intensificazione dell’uso della videoconferenza per l’esame di collaboratori e testimoni di giustizia. All’interno del ddl sarebbe inserito anche un paragrafo sulla vigilanza sugli appalti, a partire dalla ricostruzione in Abruzzo e per l’Expo 2015 di Milano, tramite l’estensione a tutto il territorio nazionale della tracciabilità dei flussi finanziari. A questo si aggiunge la promozione della stazione unica appaltante che dovrebbe assicurare trasparenza, regolarità e economicità nella gestione dei contratti pubblici. Altra proposta è la presentazione in sede Ue della ‘best practice’ italiana in materia di lotta alla criminalità organizzata con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento dell’esecuzione dei sequestri dei beni in tutti i Paesi Ue e l’armonizzazione della normativa europea sul sequestro preventivo dei patrimoni dei mafiosi anche al di fuori dell’azione penale.

L’ultimo punto del piano straordinario è dedicato quindi al lavoro nero in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Dopo i gravi episodi di Rosarno, 550 ispettori dovranno controllare 20mila aziende. Nelle parole, i punti presentati sembrerebbero positivi ma è da verificare lo sviluppo e la reale funzionalità. Certo sembra un controsenso proporre un ddl contro le mafie e al tempo stesso promuovere leggi che favoriscono la criminalità organizzata. Esempi di ciò sono lo scudo fiscale, che permette il rientro in Italia dei capitali esteri senza accertarne la provenienza lecita, e la vendita dei beni confiscati, con quest’ultima che ha stravolto il principio della legge Rognoni-La Torre per cui il bene mafioso diventava un bene condiviso e non un bene esclusivo.
Ma sono anche altri gli interventi del governo che vanno in direzione opposta rispetto al contrasto al malaffare e alla criminalità organizzata. Vanno infatti aggiunti il provvedimento sul processo breve; il ddl che limita l’utilizzo delle intercettazioni; la depenalizzazione di molti reati finanziari; e la già espressa volontà del governo di limitare i poteri dei pm. 
Sulle proposte del consiglio dei ministri sono comunque diversi i punti interrogativi ed i nodi da scogliere.

A riguardo è intervenuto anche il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti, che da anni si batte su queste tematiche: “L’istituzione dell’Agenzia nazionale sui beni confiscati per rendere più efficace, veloce ed incisiva la legge sulla confisca dei beni dalla fase del sequestro a quella della destinazione d’uso va nella direzione che Libera chiede da anni”. “ Un’agenzia – ha aggiunto – che deve accorciare i tempi e ridare ordine a tutta questa materia ma che deve essere accompagnata da ulteriori provvedimenti come un testo unico in materia della confisca dei beni; il rafforzamento degli strumenti per le indagini patrimoniali ed non ultimo, che venga data concreta attuazione a quella norma approvata nella Finanziaria del 2006 che prevede la confisca dei beni ai corrotti ed il loro riutilizzo ai fini sociali di cui non sappiamo più nulla”. 


Anche il senatore Giuseppe Lumia, membro della commissione Antimafia ha ravvisato il rischio che il Piano antimafia diventi solo uno spot propagandistico. 
In particolare Lumia propone alcuni interventi aggiuntivi: ”Sull’aggressione ai patrimoni bisognerebbe partire dalle norme antiriciclaggio – dice Lumia – L’Italia, infatti, è l’unico Paese a non averne e, inoltre, siamo agli ultimi posti sulla tracciabilità del denaro. Anche per quanto riguarda le ecomafie siamo molto indietro. Spesso si hanno enormi difficoltà a riconoscere i reati ambientali commessi dalle organizzazioni criminali, ma soprattutto le pene sono ridicole. Per combattere le infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti bisogna introdurre il conto dedicato per le aziende, in modo da facilitare il controllo dei flussi di denaro, la provenienza delle forniture, il sistema dei subappalti, dove spesso si annidano le imprese mafiose o collegate alle mafie.

Concordo sulla necessità di assistere in maniera più efficace le vittime del racket e dell’usura, ma se vogliamo realmente sconfiggere questi fenomeni è indispensabile introdurre la denuncia obbligatoria per tutti gli operatori economici”. Va in questa direzione, ma il governo non c’entra nulla, la decisione presa da Confindustria ed annunciata oggi dal presidente Emma Marcegaglia. L’associazione degli industriali ha adottato una delibera che obbliga gli imprenditori vessati a sporgere denuncia, pena la sospensione o espulsione dall’associazione. Stessa sorte per le imprese coinvolte in reati di associazione di stampo mafioso. 
Una presa di posizione importante e che, si spera, stimoli gli imprenditori a scegliere sempre più la via della legalità.

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