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www.lagazzettadelmezzogiorno.it di GIOVANNI LONGO BARI – Dagli appalti per i parcheggi interrati e il Direzionale alle case per le forze dell’ordine. Dai frutti di mare per il sindaco Emiliano, alle responsabilità della politica per quegli appartamenti venduti a tutti (anche ai consiglieri comunali) tranne che ai poliziotti. Dopo aver indagato sugli appalti che per un decennio i fratelli Degennaro e la loro Dec hanno conquistato dal Comune di Bari, la procura lavora su un altro filone. Quello delle case di via Pappacena. Una storia che incrocia, trasversalmente, gli interessi dei fratelli imprenditori vicini al Pd e quelli della politica. I rapporti tra i Degennaro e il sindaco Michele Emiliano sono piuttosto stretti. Gli incontri avvengono «non di rado» («Sa che lo aiutiamo al fratello?», chiede il patriarca Vito al figlio Simone, che gli racconta di un incontro con Alessandro Emiliano). C’è quel regalo a base di champagne e frutti di mare, c’è un subappalto da 1,8 milioni che la Dec concede all’impresa di un Michele Emiliano cugino omonimo del sindaco. I Degennaro ritengono così di poter contare su Emiliano. Quando c’è da chiudere l’appalto del Direzionale, un affare da 49 milioni (di cui 15 di contributi europei) su cui la Dec secondo la Finanza fa almeno 6 milioni di cresta, c’è un inghippo sui tempi di realizzazione che solo il sindaco può risolvere. «Emiliano – dice al telefono Daniele Degennaro all’architetto Morelli, il suo progettista – deve fare un’attività politica sulla Barbanente, perché chiaramente quei 15 milioni devono rimanere a disposizione del Comune di Bari, su questo progetto, perché sennò rischiano di essere rimodulati». I soldi rimarranno, i Degennaro li incasseranno. «Emiliano – incassa Daniele – deve fare il suo lavoro da sindaco di Bari, per conservare queste somme a favore della città». Il fatto è che secondo la Finanza quei soldi sono stati erogati in modo illegittimo. Sulla carta il concessionario Area Bersaglio (una società dei Degennaro) documenta al Comune spese per 43 milioni e riceve l’intero contributo pubblico, cioè i famosi 15 milioni. Ma il costo effettivo sostenuto in subappalto dalla Dec per realizzare il Direzionale è stato di 33 milioni: al Comune sono dunque stati fatturati 10 milioni in più, cifra che secondo il gip «non risulta in alcun modo giustificato né giustificabile». L’inchiesta sulle case per i poliziotti costruite con le procedure accelerate dell’articolo 18 è uno stralcio di quella sugli appalti. Gli indagati sono una trentina: tra loro anche politici. L’ipotesi: che quelle case – come del resto già visto nella prima tranche – possano essere state utilizzate per «ammorbidire» le decisioni prese a Palazzo di Città, orientandole verso i desiderata dei Degennaro. Non è un mistero che tra gli acquirenti ci sia Massimiliano Vitale, ex referente dei Degennaro nella prima consiliatura di Emiliano. Così come almeno altri tre consiglieri comunali tuttora in carica. Del resto la lista dei consiglieri ritenuti vicini ai Degennaro è lunga. E fino a novembre in giunta c’era anche Annabella, figlia di Vito. Nelle 2.500 pagine di informativa è documentato il ruolo di alcuni dipendenti comunali, che con una mano rilasciavano permessi a costruire (e assegnavano appalti) e con l’altra acquistavano immobili. Per il momento, è solo una coincidenza. Ma nel nuovo fascicolo il quadro potrebbe mutare. I reati per il Direzionale sono i più pesanti, almeno da un punto di vista finanziario. Ma dietro l’angolo, almeno per altre accuse collegate ai parcheggi, c’è il rischio della prescrizione. Anche per questo la procura di Bari ha impugnato davanti al Riesame l’ordinanza del gip Parisi nella parte in cui non riconosce l’esistenza dell’associazione a delinquere. «Copertura politica», «sistema» sono espressioni che più volte i magistrati inquirenti utilizzano nelle carte dell’inchiesta. Ma ieri Laudati ha evitato di entrare su un terreno così scivoloso come quello politico («Non sono valutazioni che ci competono»), ma ha gelato il sindaco Michele Emiliano che aveva annunciato di aver chiesto gli atti alla procura per avviare un’inchiesta interna: «Tecnicamente non è possibile». |