Blitz contro il clan Moccia, arrestati anche due politici in Puglia: sono Pasquale Finocchio e Andrea Guido. Indagato Roberto Falco, ex segretario di Forza Nuova

Entrambi sono finiti agli arresti domiciliari. Guido, ex assessore a Lecce attualmente consigliere comunale di opposizione con FdI, è indagato per corruzione mentre l’ex consigliere comunale barese Finocchio (ex Forza Italia poi passato al gruppo misto) per traffico di influenze. Fratelli d’Italia sospende immediatamente Guido – fonte: Chiara Spagnolo- Francesco Oliva – bari.repubblica.it

Ci sono due politici pugliesi tra le 57 persone arrestate su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nel corso di un blitz anticamorra che ha sgominato il clan Moccia. Si tratta dell’ex assessore all’Ambiente del Comune di Lecce Andrea Guido (in carica con la giunta di centrodestra di Paolo Perrone e attualmente consigliere comunale di opposizione) e di Pasquale Finocchio, ex consigliere comunale barese e vicepresidente del Consiglio comunale di Forza Italia poi passato al gruppo misto, che ha concluso l’esperienza politica attiva durante la precedente amministrazione, dopo cinque mandati in Consiglio comunale.

Entrambi sono finiti agli arresti domiciliari. Guido è indagato per corruzione, Finocchio per traffico di influenze illecite. La Procura di Napoli – al termine di un’indagine del Ros dei carabinieri e del Gico della guardia di finanza – ha contestato, a vario titolo, ai 57 indagati i reati di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e la detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione e favoreggiamento.

Disposto il sequestro di beni mobili, immobili e quote societarie per un valore complessivo pari a 150 milioni di euro. Le misure cautelari notificate sono: 36 arresti in carcere, 16 arresti ai domiciliari e 5 divieti temporanei di esercitare attività d’impresaTutti reati sono contestati nella forma aggravata in quanto, secondo gli inquirenti, sarebbero stati commessi per agevolare il clan Moccia.

Le accuse a Finocchio

La vicenda che viene contestata dalla Dda di Napoli a Finocchio risale al 2017, quando era vicepresidente del Consiglio comunale di Bari, eletto con il centrodestra. A quanto si apprende, la contestazione riguarda un presunto ruolo da mediatore tra imprenditori, che Finocchio avrebbe avuto approfittando del suo ruolo politico-istituzionale. L’indagato, assistito dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto, “si professa assolutamente estraneo alle accuse – fa sapere il legale – e chiarirà con la massima serenità ogni aspetto della vicenda al più presto nel corso dell’interrogatorio”.  Tra gli indagati compare anche il nome di Roberto Falco, 52enne barese già segretario provinciale di Forza Nuova, pochi mesi fa indagato e perquisito dalla Dda di Bari nell’ambito di un’inchiesta sulle manifestazioni di protesta contro le chiusure disposte dal Governo durante la pandemia.

Falco – stando alla ricostruzione degli inquirenti napoletani – avrebbe aiutato l’ex consigliere comunale Finocchio a favorire “l’espansione imprenditoriale in territorio pugliese dell’azienda Soloil Italia”, attiva nel servizio di raccolta degli olii vegetali esausti, riconducibile a Francesco Di Sarno, imprenditore campano ritenuto “espressione imprenditoriale del clan Moccia”.

Finocchio, per favorire alcune società gestite dal clan, avrebbe cercato di aiutarle dal punto di vista burocratico, per esempio facilitando il rilascio dell’Aua (Autorizzazione unica ambientale) da parte della Città metropolitana di Bari e da parte del Comune di Modugno e garantendo l’assenza di controlli amministrativi che avrebbero potuto danneggiare gli interessi del sodalizio afragolese”. A Finocchio è poi contestato di aver fatto “pressioni su esponenti politici locali (come il sindaco del Comune di Casarano, in provincia di Lecce) ovvero talvolta proponendo e talaltra imponendo, sempre con metodo mafioso, l’azienda del Di Sarno presso terze società

Il coinvolgimento di Guido

Guido invece è coinvolto nell’inchiesta per fatti risalenti al 2017 quando ricopriva il ruolo di assessore all’ambiente della Giunta comunale guidata dall’allora sindaco Paolo Perrone. Nella attuale giunta di centrosinistra guidata da Carlo Salvemini Guido siede sui banchi dell’opposizione con Fratelli d’Italia, che appena avuta notizia dell’inchiesta ha deciso di sospenderlo. “Nel confermare piena fiducia nella magistratura e nel suo operato, auspichiamo che si possa fare chiarezza in tempi brevi su questa vicenda giudiziaria e che Andrea Guido possa dimostrare la sua estraneità a qualsivoglia condotta illecita. Restando in attesa di possibili sviluppi e di meglio conoscere i termini dell’indagine, Fratelli d’Italia ha deciso di sospenderlo con effetto immediato dal Partito trasferendo contestualmente l’esame della sua posizione agli organi competenti nazionali”, scrivono Saverio Congedo e Antonio Mazzotta, coordinatori provinciale e comunale di FdI Lecce.

Guido risponde di corruzione aggravata dal metodo mafioso per un presunto intreccio sull’asse Lecce-Afragola. Secondo quanto contestato nell’unico capo d’imputazione, l’attuale consigliere comunale dell’opposizione a Palazzo Carafa, tra aprile e agosto del 2017 – periodo in cui Guido ricopriva la carica di assessore – avrebbe ricevuto “indebitamente” 2mila e 500 euro, come anticipo di un importo complessivo pari a 5mila euro da Mario Salierno, Giuseppe D’Elia e Francesco Di Sarno. Soldi, secondo gli inquirenti partenopei, necessari perché l’allora assessore potesse affidare il servizio di raccolta dell’olio di origine alimentare esausto a Lecce e negli altri comuni dell’Aro Lecce 1 alle imprese riconducibili proprio ai Di Sarno, quest’ultimo ritenuto il braccio economico del clan Moccia. Un tentativo, secondo quanto contestato dal capo d’imputazione, di escludere dal servizio altre aziende, tra cui la Sappower Oil e la Monteco, che avevano gestito la raccolta presso l’isola ecologica del capoluogo salentino. Nonostante il progetto non sia mai andato a buon fine il presunto intreccio politico-mafioso è comunque confluito nell’ordinanza.

Aggiornamento 08.09.2022:

La camorra negli appalti pugliesi: torna libero ex assessore comunale di Lecce Andrea Guido

 

************************

Decapitato il clan Moccia, 57 misure cautelari: sequestrati 150 milioni. Un “sistema occulto” per gli appalti nella stazione di Afragola

Secondo la Procura aveva ramificazioni nei settori dei petroli, rifiuti, appalti ferroviari, costruzioni e compravendite immobiliari. Ai domiciliari anche un consigliere comunale di Lecce e l’ex vicepresidente del Consiglio comunale di Bari – fonte: Dario del Porto – napoli.repubblica.it

Decapitato il clan Moccia, l’organizzazione considerata dai magistrati la più grande impresa camorristica in attività. Secondo la Procura di Napoli, aveva ramificazioni nei settori dei petroli, rifiuti, appalti ferroviari, costruzioni e compravendite immobiliari. I carabinieri del Ros, al termine di indagini coordinate dalle pm Ida Teresi e Giorgia De Ponte, hanno notificato 57 misure cautelari (36 arresti in carcere, 16 arresti ai domiciliari e 5 divieti temporanei di esercitare attività d’impresa) emesse dal gip il 9 aprile nei confronti di altrettanti indagati ed eseguite in queste ore. 

Il Gico della Guardia di finanza, contestualmente, ha notificato altri due divieti temporanei di esercitare attività d’impresa e sequestrato d’urgenza beni mobili, immobili e quote societarie per un valore complessivo pari a 150 milioni di euro.

L’ufficio inquirente partenopeo, coordinato dal procuratore Giovanni Melillo, contesta, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e la detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione e favoreggiamento.

Agli arresti domiciliari vanno anche due esponenti politici pugliesi: si tratta di Andrea Guido, consigliere comunale di opposizione a Lecce e Pasquale Finocchio, ex vicepresidente del consiglio comunale di Bari. Finocchio è accusato di traffico di influenze in relazione a un episodio del 2017. Guido è indagato per corruzione. Tutti gli indagati potranno replicare alle contestazioni nei successivi passaggi del procedimento. Finocchio, assistito dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto, “si professa assolutamente estraneo alle accuse – fa sapere il legale contattato dall’Ansa – e chiarirà con la massima serenità ogni aspetto della vicenda al più presto nel corso dell’interrogatorio”.

“Il sistema occulto sugli appalti”

Nelle carte dell’inchiesta, gli investigatori ricostruiscono quello che viene definito come “il sistema occulto” che sarebbe stato organizzato dai Moccia per investire denaro negli appalti ferroviari di Rfi spa. Secondo l’accusa, attraverso imprenditori ritenuti compiacenti, riuniti in raggruppamento temporaneo di imprese, l’organizzazione criminale sociale sarebbe aggiudicata commesse in diverse regioni d’Italia per la manutenzione di lotti di infrastrutture,  come la modernissima stazione dell’alta velocità di Afragola, investendo capitali del clan nelle regolari procedure indette dalla stazione appaltante, ovvero Rfi. In questo contesto, con l’accusa di corruzione sono finiti agli arresti domiciliari due funzionari di Rfi, dipendenti dell’ufficio tecnico di Napoli nord est con sede a Caserta, accusati di aver agevolato l’impresa di riferimento dei Moccia ricevendo in cambio la somma complessiva di 29mila euro.

Rete Ferroviaria Italiana – si legge in una nota – ha appreso dalle fonti di stampa che l’inchiesta della Procura di Napoli su presunte infiltrazioni camorristiche in appalti ferroviari ha coinvolto due suoi dipendenti, posti agli arresti domiciliari. Nei confronti di uno ha già attivato idonee procedure, riservandosi ogni ulteriore iniziativa non appena disponibili le informazioni occorrenti. L’altro, invece, non risulta più in organico. RFI, che comunque nella vicenda si ritiene parte lesa, si attiverà per avere evidenza degli atti al fine di conoscere il nome delle ditte coinvolte nell’inchiesta e il loro ruolo negli appalti. A quel punto potrà adottare, anche nei loro confronti, le più appropriate iniziative che possono includere l’inibizione dal sistema di qualificazione e la sospensione dei contratti eventualmente ancora attivi“.

Gli imprenditori

Durante le indagini sono stati individuati imprenditori incensurati, ritenuti legati alla famiglia Moccia, impegnati nel settore dei grandi appalti ferroviari e inseriti nell’elenco delle imprese munite di certificazione antimafia. I carabinieri hanno individuato una contabilità degli investimenti nel settore ferroviario annotata su “pizzini” divisi per periodi temporali, dal 2000 al 2016 e dall’agosto del 2016 al 2019. Negli atti anche il coinvolgimento di un tecnico dipendente di una società che fornisce alle Procure la strumentazione per le intercettazioni, che avrebbe bonificato gli uffici di alcuni imprenditori indagati.
 
Altro grande settore di investimento è quello dei prodotti petroliferi, caratterizzato secondo l’accusa da frodi fiscali per evadere Iva e accise, e la vendita sottocosto ai clienti, come delineato dalle verifiche del Gico della Finanza. Nella ricostruzione dell’accusa, il consigliere comunale di Lecce Guido avrebbe ricevuto 5mila euro per consentire alla società ritenuta di riferimento dei Moccia di subentrare nella raccolta dell’olio vegetale esausto nella città salentina. 
 
In Puglia, la famiglia di Afragola si era inserita anche nel mercato della raccolta degli oli esausti di origine alimentare e degli scarti di macellazione. Nell’inchiesta del pool anticamorra di Napoli figurano inoltre 12 episodi di estorsioni tentate o consumate ad attività commerciali e imprenditoriali di Casoria e Afragola, oltre alle infiltrazioni nel mercato delle aste immobiliari.

La nota della Procura

“L’indagine ha consentito di acquisire gravi indizi circa I’esistenza e I’operatività dell’organizzazione mafiosa, strutturata verticisticamente e organizzata su diversi livelli di comando e di competenza territoriale, della quale sono ritenuti capi i fratelli Angelo, Luigi e Antonio Moccia e il loro cognato Filippo Iazzetta.

Inoltre è stato scoperto che anche in stato detentivo e sebbene Angelo e Luigi si fossero da tempo trasferiti nella città di Roma, avrebbero veicolato ordini agli affiliati, a vario livello, anche promuovendo all’occorrenza specifici reati, consumati sia dai vari sottogruppi territoriali costituenti l’ala militare dell’organizzazione, sia da imprenditori attivi nel settore del recupero degli olii esausti di origine animale-vegetale di tipo alimentare e degli scarti di macellazione. Lo stesso è avvenuto nei grandi appalti ferroviari e dell’alta velocità, cui avrebbero impartito direttive e fornito ingenti provviste derivanti dall’accumulazione illecita, nel tempo, di ingenti capitali”.
 

Utilizzando il sito o eseguendo lo scroll della pagina accetti l'utilizzo dei cookie della piattaforma. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Altervista Advertising (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Advertising è un servizio di advertising fornito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258859 Altervista Platform (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Platform è una piattaforma fornita da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. che consente al Titolare di sviluppare, far funzionare ed ospitare questa Applicazione. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258716

Chiudi