De Benedictis, il nuovo giallo, 700 armi in casa del suocero

L’88enne di Bisceglie è un collezionista ma la verifica ha fatto emergere anche la presenza di pistole e fucili illegali – fonte: g.l.-m.s. – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Mercoledì i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio si sono presentati a casa di un anziano signore di 88 anni che risultava proprietario di una collezione con quasi 800 pezzi di armi storiche. Solo che quel signore è il suocero dell’ex gip Giuseppe De Benedictis, in carcere a Lecce anche per il possesso di un arsenale. E – coincidenza o no, dovrà essere accertato – nell’abitazione di Bisceglie di Mauro Lanotte, ex ufficiale dell’esercito, i militari hanno trovato anche fucili e pistole che non potevano essere detenuti. Così ieri è scattata una nuova perquisizione, stavolta in un locale di Molfetta, dove sono venute fuori altre armi.

La novità non è ufficialmente collegata con le indagini della Procura di Lecce che riguardano De Benedictis. Il sequestro è infatti avvenuto a seguito di quello che si può considerare un controllo di routine nei confronti di un collezionista e sotto il coordinamento del procuratore di Trani, Renato Nitti, che ora dovrà sottoporlo al gip per la convalida. La parentela ha fatto propendere per il massimo della cautela e dell’attenzione. Lanotte, 88 anni, è infatti il padre di Maria Antonietta Chirone Lanotte, anche lei ai tempi magistrato, cioè la moglie dell’ex gip scomparsa alcuni anni fa. L’anziano, che vive con una badante, è molto noto nel mondo dei collezionisti di armi anche perché in passato ha gestito un’armeria a Molfetta: a seguito del ritrovamento è stato denunciato per la detenzione abusiva (lo assiste l’avvocato Mario Malcangi di Trani). Gli approfondimenti tecnici (i carabinieri sono intervenuti sul posto insieme al personale della Squadra mobile, che ha eseguito tutti gli altri sequestri del caso De Benedictis) dovranno stabilire con esattezza lo status di ogni singolo pezzo, perché tra le molte armi storiche (alcune anche bianche), molte delle quali in pessimo stato, ci sarebbero almeno una decina di pezzi illegali.

È probabile che, come avvenuto per il sequestro dell’arsenale trovato nella disponibilità dell’imprenditore agricolo Antonio Tannoia (poi risultato riconducibile a De Benedictis), la Procura di Trani inoltrerà gli atti ai colleghi di Lecce. Ma prima, appunto, bisogna stabilire se le armi di Lanotte siano in qualche modo riconducibili al giudice. Che in uno degli interrogatori di aprile, quando ancora non sapeva di essere indagato per le armi, aveva raccontato al pm salentino Alessandro Prontera di essersi disfatto di tutto già da anni: «Occultai in un borsone e versai in mare… Dal porticciolo di Molfetta percorsi un centinaio di metri, mezz’ora di remi, un’oretta al massimo e buttai a mare il borsone con tutte le armi che illegalmente detenevo». Sospettando che la Procura sapesse qualcosa, De Benedictis provò a difendersi in un modo piuttosto maldestro: «L’unica cosa che mi può venire in mente è che portavo sul telefono la fotografia di un giocattolo scenico, una mitragliatrice« con la quale «mi sono vantato di avere sparato, però, si tratta di una fanfaronata, quell’arnese a casa è regolarmente denunziato, non solo non può sparare colpi veri perché ha la canna occlusa, ma non spara neanche a raffica è un inutile sarchiapone». Insomma, una «arma scenica», di quelle che «si usano nei film, fanno molto rumore, a nessun danno».

Le indagini hanno poi dimostrato che non era proprio così. Le microspie hanno registrato i colpi dell’arma da guerra con cui l’ex gip aveva sparato la sera del 31 dicembre 2020. E qualche altra pistola e fucile, giusto un centinaio con qualche decina di migliaia di colpi, era rimasta nei sotterranei di un immobile nelle campagne di Andria. Circostanze che sono costate a De Benedictis il secondo arresto in carcere dopo quello per le mazzette prese dall’avvocato Giancarlo Chiariello. Alcuni giorni fa il gip del Tribunale di Lecce ha detto «no» alla richiesta di De Benedictis di poter avere i domiciliari anche per le armi: il 6 agosto se ne discuterà davanti al Tribunale del Riesame.

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