
La Procura di Lecce ha chiesto la conferma della condanna a nove anni e otto mesi per l’ex giudice di Bari Giuseppe De Benedictis e l’avvocato Giancarlo Chiariello, accusati di corruzione in atti giudiziari finalizzata all’agevolazione mafiosa. La richiesta è stata formulata dal sostituto procuratore generale Salvatore Cosentino, nel corso del processo d’appello, nel quale sono imputati anche il figlio di Chiariello Alberto (condannato a quattro anni) e il collaboratore di giustizia Danilo Pietro Della Malva (tre anni e otto mesi). Per la pubblica accusa tra giudice e avvocato esisteva un accordo corruttivo, affinché il primo emettesse provvedimenti giudiziari favorevoli ad alcuni clienti del secondo, in cambio di denaro. Le persone “aiutate”, secondo la Procura erano esponenti di sodalizi criminali baresi e foggiani.
Proprio sulla contestazione dell’aggravante dell’agevolazione mafiosa, le difese giocheranno una parte importante della loro battaglia, considerato che sia De Benedictis che Chiariello hanno ammesso le dazioni di denaro, per cui è impossibile l’assoluzione. La Corte d’appello ha accolto la richiesta degli avvocati del penalista (Gaetano Sassanelli e Andrea Sambati) di acquisire gli atti del processo barese a carico del collaboratore Michele Oreste, accusato di calunnia per aver affermato di aver consegnato della droga a Chiariello. L’inattendibilità del pentito sul punto è stata certificata dalla Procura di Bari, che ha cercato inutilmente conferma alle dichiarazioni di Oreste e ottenuto da lui anche una descrizione del tutto sbagliata di Chiariello. Per i suoi difensori l’utilizzo di quei documenti nel processo d’appello è fondamentale per dimotrare che il penalista non abbia mai voluto favorire alcun esponente di clan.
fonte: Chiara Spagnolo – quotidiano.repubblica.it
