Dall’iprite all’ILVA. Commento di Giorgio Assennato – ARPA Puglia

di Gianni Avvantaggiato – www.ambienteambienti.com

Fino agli anni ’70 lo smaltimento del munizionamento militare è stato effettuato nelle acque del basso Adriatico. Nelle fosse al largo della Puglia sono finite, così, anche le migliaia di bombe caricate con  della II Guerra Mondiale. Uno studio del dottor Ezio Amato all’ICRAM – Residuati bellici affondati in Basso Adriatico -, rivela che “si fa riferimento in particolare all’intervento dell’ufficiale medico statunitense S.F. Alexander che consentì di attribuire le patologie riscontrate sui feriti all’esposizione all’iprite”.

Solo la , il cargo affondato dalla Luftwaffe, l’aviazione tedesca, nel porto di Bari, insieme con altre sedici navi da guerra americane, il 2 dicembre 1943, ne aveva a bordo circa ventimila. Migliaia di ordigni bellici a carica chimica provenienti dalla bonifica del porto barese, da depositi (Molfetta) e stabilimenti (Foggia), da assemblaggio e sconfezionamento, che accidentalmente, ancora oggi, possono essere “salpati” con le reti dei pescherecci.

Effetti dell'iprite

Effetti dell’iprite (archivio Editrice Dal Sud)

Ordini giunti dall’alto, che nel periodo compreso tra il 1946 e il 1996 hanno avuto come conseguenza il ricovero in ospedale di duecentotrentasei pescatori pugliesi, di cui cinque con esito letale, a causa del contatto accidentale con le sostanze chimiche fuoriuscite dalle bombe.

“L’ufficiale medico Adamo Mastrorilli, dell’ospedale Militare Luigi Bonomo di Bari – riporta la ricerca del dottor Amati -, nel 1958 riferiva gli esiti dello studio su centodue soggetti, principalmente operatori della pesca, ricoverati tra il 1946 e il 1954 presso l’ospedale civile di Molfetta, con sintomi attribuiti all’iprite”.

A luglio 1996 fu ricoverato l’equipaggio di un motopeschereccio di Molfetta (BA). All’epoca responsabile del Policlinico di Bari era il professor Giorgio Assennato, oggi direttore generale di , che provò ad «avviare un possibile studio epidemiologico nella città vecchia, utilizzando come surrogato d’esposizione le liste dei battesimi nelle parrocchie di Bari vecchia del 1929, ma dovetti desistere per mancanza di finanziamenti. In ogni caso, la risposta sui possibili effetti di una esposizione singola ad iprite è poi venuta dagli studi inglesi ed americani e, per fortuna, è stata negativa».

giorgio assennato

Giorgio Assennato

Una prima bonifica delle aree a rischio bombe di iprite è stata fatta nel corso degli anni – ha affermato il dirigente di ARPA : «Attualmente nel porto di Molfetta non risultano bombe di iprite. Ce ne sono in misura che l’ex ICRAM (ora ISPRA) stimava pari a circa 20.000 su un’area troppo estesa per poterla bonificare».

Il professor Assennato sarà ospite di Ambient&Ambienti, lunedì 2 dicembre prossimo, in occasione della Tavola rotonda “Bari racconta: veleni di guerra di ieri e di oggi”.

Nel corso di una intervista rilasciata al periodico l’Espresso, Assennato ha affermato che, di fatto, il governo Letta ha cancellato una norma regionale che utilizzava le stesse metodologie usate nello studio della US NAVY  (la marina militare degli Stati Uniti) in Campania (gli americani hanno investito 30milioni di dollari). «Il  – ha spiegato Assennato -, modificando i criteri della  previsti dalla regione Puglia ha di fatto cancellato il nostro lavoro che mostrava l’eccesso di rischio residuale rispetto alla nuova . Quindi, ora il rischio cancerogeno che ILVA determinerà, ad AIA realizzata, non può essere stimato, perché inefficace per i criteri proposti».

Esattamente un mese fa, l’ufficio stampa della Regione Puglia, comunicò che l’ente avrebbe impugnato insieme con Arpa Puglia davanti al Tar del Lazio il decreto Balduzzi-Clini, in riferimento alla parte che riguarda la Valutazione del Danno Sanitario. Perché «l’intera normativa regionale in materia di VDS – secondo il presidente Nichi Vendola – è sotto attacco da parte delle grandi industrie energetiche e in particolare di Eni ed Enel, che hanno presentato ricorsi tuttora pendenti e che vorrebbero evitare di sottoporsi all’immediato controllo degli impatti sanitari prescritto dalla Regione Puglia».

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