Dalle intercettazioni l’ira del senatore con il dirigente regionale: «A quello gli devo dare due cazzotti…»

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Al senatore Antonio Azzollini, già sindaco di Molfetta, non è opportuno dire di no. Si rischiano parolacce in dialetto o, se va male, anche «due cazzotti». Nell’inchiesta che sta scuotendo Molfetta – e che lunedì ha fatto finire ai domiciliari due persone – il presidente della commissione Bilancio di palazzo Madama è indagato anche per minacce a pubblico ufficiale, in un caso in concorso con l’ex dirigente comunale Enzo Balducci. Nell’ordinanza firmata dal gip di Trani, Francesco Zecchillo, si raccontano anche queste pressioni.

Un episodio, quello che sarebbe avvenuto ai danni del ricercatore Ispra Luigi Nicola Alcaro, si è in realtà prescritto a fine giugno scorso. Il 30 giugno 2008, in una riunione del comitato di coordinamento tecnico scientifico sull’accordo di programma per la bonifica dei fondali del basso Adriatico, Azzollini avrebbe preteso che i lavori partissero proprio da Molfetta: «Parlando in dialetto molfettese e proferendo parole non propriamente gentili – secondo l’accusa – inveiva contro la Regione Puglia minacciando che avrebbe fatto un “casino” in Senato”».

Il senatore ottiene ciò che vuole: la bonifica dalle bombe del basso Adriatico partirà proprio da Molfetta». Ma non basta nemmeno questo: «L’attività di cui all’accordo di programma – ha raccontato Alcaro ai pm – non era finalizzata al rilascio della certificazione di avvenuta bonifica, mentre il Comune di Molfetta nella persona dell’ingegner Balducci pretendeva di ricevere una certificazione in tal senso». Ben più grave l’episodio che riguarda l’autorizzazione al dragaggio, per la quale Azzollini e Balducci – sempre secondo l’accusa – avrebbero minacciato il dirigente regionale Antonello Antonicelli. Arrivando a «invadere» il suo ufficio con una decina di persone, tra il consigliere regionale Antonio Camporeale.

Vincenzo Balducci e Antonio Azzollini

L’episodio viene ricostruito anche con le intercettazioni telefoniche, tra cui questa del 4 maggio 2010 in cui Balducci chiama l’ex sindaco. Che perde le staffe.

BALDUCCI: «Antonio vedi che Antonicelli non vuole… dice che se ne deve andare e non vuol firmare».

AZZOLLINI: «Chi è?».

BALDUCCI: «Antonicelli».

AZZOLLINI: «Cose da pazzi».

BALDUCCI: «Ho fatto il macello per… Ho fatto il macello per recuperare il parere dei Lavori pubblici, sai quella cosa che avevano detto ieri, quando ho raccolto tutto… Mo’ stava nel corridoio l’ho beccato ad Antonicelli, gli ho detto “Un attimo, quando mi mette una firma”. Ha detto: “No me ne devo andare mo’”. Poi, ho insistito, ha detto “Mo’ mi metto a gridare”».

AZZOLLINI: «Aaaaah! Porca tr…, quello qualche volta gli devo dare due cazzotti… Dammi il numero scusa, va (…). Vabbè, vabbè mo’ provo a telefonare, vabbè».

Andranno a vuoto sia il tentativo del senatore («C’aveva tutto spento, non non…»), sia quello successivo di Balducci (Azzollini: «E quel c…one di Antonicelli, l’hai trovato?», «No! Io ho provato di nuovo, ho chiamato anche Moretti? », «Hai notato che c’aveva tutto spento? (…) Adesso lo sorprendo io, io mo’ ho finito la commissione, che dopo lo devo sorprendere mentre non se lo aspetta, telefono dal Senato!»).

E così i finanzieri convocano Antonicelli per farsi spiegare l’accaduto. Con Azzollini, racconta Antonicelli, «tra il 2008 e il 2009 ho avuto vari contrasti, taluni pure con toni accesi. In pratica il sindaco di Molfetta pretendeva che il mio ufficio desse una corsia preferenziale alla pratica ed io replicavo che la Regione doveva valutare una serie di interventi e valutare le priorità: in quell’occasione l’interlocuzione col sindaco, che aveva un fare impetuoso e spavaldo, fu molto accesa».

Ecco perché il giorno dopo averlo cercato invano al telefono, Azzollini inscena il blitz: «Si è presentato nel mio ufficio con una decina di persone – racconta ai pm Antonicelli – tra cui Balducci, un consigliere regionale di Molfetta ed altre persone del suo staff. In verità io aspettavo solo Azzollini, lo stesso nell’occasione mi ha richiesto nuovamente se fosse pronta ed avessi firmato l’autorizzazione del mio setmotore e io ho rappresentato che si era in dirittura d’arrivo».

L’autorizzazione viene rilasciata il 6 maggio, ma è subordinata alla verifica di una serie di prescrizioni del ministero: cioè, insomma, prima di poter dragare bisognava effettuare la bonifica dalle bombe. Poi l’11 maggio l’autorizzazione viene nuovamente sospesa perché manca il parere della commissione consultiva sulla pesca. E Azzollini, chiaramente, non la prende bene: «Tutte le attività che ponevano ostacolo alla cantierabilità dell’opera – racconterà Antonicelli, sentito una seconda volta nel 2012 – hanno provocato proteste da parte della stazione appaltante».

La vicenda viene stigmatizzata dal gip Zecchillo, anche per il blitz cui ha partecipato «del tutto verosimilmente» il consigliere regionale (pure lui indagato) Antonio Camporeale, «pubblico ufficiale dotato di poteri di interrogazione e di interpellanza in merito alle attività dei dirigenti di Regione Puglia».

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