Dal comitato per la psoriasi a quello per gli stalloni, ecco i 116 enti mai chiusi

Comitati, consorzi, commissioni, tavoli tecnici, gruppi di coordinamento, collegi, società partecipate. Il potere politico in Puglia è come un iceberg. La parte visibile è rappresentata dal gruppo ristretto di istituzioni che mandano avanti la macchina amministrativa. Poi però c’è la parte più consistente dell’iceberg, quella meno visibile, formata da piccole e grandi centrali di potere.

Soltanto le società partecipate sono poco meno di 400 in tutta la Puglia, gestiscono un esercito di 7mila dipendenti e secondo la Corte dei conti sono quasi tutte in perdita. Accanto a queste ci sono gli organismi collegiali regionali con funzioni consultive o tecnico- amministrative. Nel luglio scorso, su proposta del consigliere regionale del Pd Fabiano Amati, la Regione ha approvato una legge per riordinare questi enti, selezionando quelli inutili e salvaguardando gli organismi indispensabili. La norma prevede una ricognizione ogni fine anno “per recuperare efficienza nei tempi dei procedimenti amministrativi e conseguire risparmi di spesa”.

La prima ricognizione conclusa il 21 febbraio, però, non è andata benissimo. Su 120 enti individuati vengono aboliti solo 4, tra questi il Tavolo permanente per la sanità elettronica e due comitati tecnici sul turismo. Gli altri 116 sono giudicati “indispensabili  –  secondo la Regione  –  perché “svolgono comportamenti fondamentali per i fini istituzionali dell’amministrazione regionale”. “Servirebbe uno psicanalista per capire i motivi per cui la politica faccia così tanta difficoltà nel combattere la burocrazia  –  afferma Amati  –  pur con le migliori intenzioni, il mondo politico si rende ostaggio di alcuni apparati di vertice. Ci sono dei comitati che non costano nulla in termini economici, ma che gestiscono documenti e pratiche e quindi costano molto in termini di perdita di tempo. Ed anche il tempo ha un valore economico”.

Frugando tra i documenti regionali si scopre che tra i 116 organi assolutamente fondamentali per il prosieguo dell’attività amministrativa regionale ci sono tra gli altri anche il Comitato regionale per la Protezione civile, la Commissione trattamento psoriasi con farmaci sistemici, il gruppo coordinamento regionale sul fenomeno dell’alga ostreopis ovata nelle acque pugliesi. Indispensabile è anche il tavolo tecnico sul monitoraggio della mobilità sanitaria extraregionale. Quante volte si è riunito e che fine ha fatto? È l’interrogazione presentata ieri dal vicepresidente del Consiglio regionale, Nino Marmo: “Continua ad aumentare la mobilità passiva  –  scrive il consigliere di Forza Italia  –  che fine ha fatto il tavolo tecnico istituito nel 2011 per ridurla?”.

Tra gli enti indispensabili figurano anche il consorzio Carso (centro di addestramento alla ricerca scientifica di base in campo oncologico) a Valenzano, organo che la stessa Regione nell’opera di monitoraggio definisce “non obbligatoriamente previsto da alcuna norma di legge nazionale o regionale “, e il Comitato tecnico consultivo e di indirizzo dell’area finanza. Del comitato fanno parte una decina di persone che partecipano alle riunioni in maniera gratuita, mentre per i rimborsi spese la Regione specifica che l’ammontare “non potrà essere superiore a 45mila euro”. A quanto pare è indispensabile anche l’Osservatorio sulla salute delle donne. Quante volte si è riunito? Primo dell’arrivo dell’ex assessore Elena Gentile, solo quattro volte in quattro anni. Dopo ha cambiato nome, ma le riunioni dell’Osservatorio si contano lo stesso sulle dita di una mano.

Tra i 116 organi fondamentali ce ne sono però alcuni che destano particolare sorpresa. L’area politiche sviluppo rurale non spiega i motivi per i quali ritiene fondamentali le attività svolte dalla Commissione tecnica per la salvaguardia del patrimonio genetico dell’asino di Martina Franca, dalla Commissione per l’approvazione stalloni di interesse locale o dalla Commissione tecnica centrale “Registro anagrafico delle razze equine e asinine a limitata diffusione”.

 “E pensare  –  dice il consigliere Fabiano Amati  –  che gran parte delle funzioni in capo a questi organismi dovrebbero essere svolte dal personale interno agli assessorati. In questo modo non si fa altro che duplicare le fonti di potere senza ragionevolezza”.

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