Dagli usurai della Scu per la campagna elettorale, ex consigliere regionale denuncia: 16 arresti

 L’ex consigliere Danilo Crastolla

di SONIA GIOIA e CHIARA SPAGNOLO – bari.repubblica.it

MESAGNE – Le ambizioni politiche dell’ex consigliere regionale azzurro Danilo Crastolla e la lunga mano della Scu. Sedici persone in manette. Alcune con l’accusa di appartenere alla Sacra corona unita. Sono cominciate dopo la denuncia presentata da un ex consigliere della Regione Puglia che si era rivolto agli usurai della Sacra corona unita per ottenere i soldi necessari alla campagna elettorale le indagini che oggi hanno portato agli arresti della Dia di Lecce nelle provincie di Brindisi, Bari e Pavia. Tra gli arrestati figurano un boss e due affiliati alla Sacra corona unita, quattro imprenditori e un ex consigliere comunale della stessa città. Sono tutti indagati a vario titolo per associazione di stampo mafioso, usura, estorsione e riciclaggio (questi ultimi reati aggravati dalle modalità mafiose). L’operazione è stata denominata ‘Fenus Unciarum‘, e coordinata dal pm Alessio Coccioli della Dda di Lecce, l’ordinanza porta la firma del gip Annalisa De Benedictis. Un milione di euro il valore dei beni sequestrati. All’operazione hanno partecipato oltre cento uomini della Direzione investigativa antimafia di Lecce, Bari, Napoli, Catanzaro e Salerno.

L’INCHIESTA – Era ai boss della quarta mafia salentina che il giovane rampollo del centrodestra mesagnese si era rivolto per sostenere due onerose campagne elettorali, una delle quali terminata in una debacle a favore del candidato di centrosinistra, ma soprattutto nelle tenaglie degli usurai al servizio del clan. Fino a quando non ha deciso di denunciare. Le dichiarazioni di Crastolla sono la pietra angolare del blitz firmato dalla Direzione investigativa antimafia di Lecce che ha fatto finire in manette anche con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso anche l’imprenditore Luigi Devicienti, nel mirino degli inquirenti da anni. Tra gli arrestati figurano il boss Francesco Campana, un ex consigliere comunale e altri tre imprenditori: Sandro Bruno, attivo nel settore dei trasporti, e i fratelli Carmine e Pierpaolo Palermo, titolari di attività alberghiere a Mesagne e Canosa.

DA FITTO A BRAMBILLA, LE AMBIZIONI DI CRASTOLLA – Il primo a puntare il dito contro Devicienti, descrivendolo come usuraio, è stato l’ex boss della Scu Ercole Penna convertito alle cause della giustizia nel 2008, ma è solo oggi e con le rivelazioni di Crastolla che gli inquirenti sono riusciti a far quadrare il cerchio. Avvocato 38enne, figlio della Mesagne bene, rampante e soprattutto ambizioso, con i piedi nella politica il giovane legale ci è nato, abbracciando fra alterne fortune le tante cause del centrodestra, dagli azzurri devoti all’ex presidente regionale Raffaele Fitto ai Circoli della Libertà di Michela Vittoria Brambilla, di cui nel 2007 divenne promotore su investitura dell’onorevole Marcello Vernola. E’ stato consigliere comunale a Mesagne e consigliere regionale azzurro dal 2000 al 2005. Secondo le ricostruzioni del pm Alessio Coccioli, che ha chiesto e ottenuto l’arresto di Devicienti & Co dal gip Annalisa De Benedictis, il consigliere regionale, ricandidatosi senza successo alle elezioni regionali del 2005, spese per la sua campagna elettorale circa 280mila euro, contraendo debiti con banche e società finanziarie e non riuscendo poi a ripianare la sua esposizione debitoria con gli istituti di credito. Così nel 2009, l’uomo fece ricorso all’intermediazione di Devicienti che, a sua volta, lo avrebbe messo in contatto con alcuni personaggi di Mesagne legati alla Sacra Corona Unita per ottenere dei prestiti a tassi usurari. I debiti si sono aggravati ulteriormente nel 2010, quando, ricandidatosi senza successo alle consultazioni regionali, l’ex consigliere ha assunto impegni di spesa per la campagna elettorale per altri 150mila euro. I tassi di interesse praticati andavano dal 600 al 1000% su base annua.

L’IMPRENDITORE A SERVIZIO DELLA SCU – Non che gli investigatori non sospettassero, ma le prime conferme della doppia vita di Devicienti, vittima a sua volta di una serie di attentati incendiari che hanno colpito prima i beni aziendali poi il portone di casa, sono arrivate nel 2008 con i verbali di conversione alle cause della giustizia dell’ultimo pentito d’oro della Scu Ercole Penna. Il boss di prima linea nel clan dei Mesagnesi aveva sentenziato: “ Luigi Devicienti svolge anche attività di usura ai cui utili partecipiamo con il solito sistema di rivolgerci per avere denaro contante quando necessario“. Il 12 gennaio dello scorso anno, smentendo le affermazioni del pentito già emerse da una serie di ordinanze a carico di altri affiliati, Devicienti si proclama vittima, dichiarando di avere subito a sua volta una richiesta estorsiva di 20mila euro dalla Scu. Secondo la Dia le cose stanno altrimenti, e il ruolo dell’imprenditore nella cosca è quello descritto da Penna. Scrive il gip Alcide Maritati: “In particolare emerge dagli atti che il Penna ha riferito con riguardo alla persona di Devicienti Luigi che tale imprenditore era stato sempre vicino a lui e al suo gruppo, consegnando denaro (“il pensiero”) tutte le volte che ve ne fosse stata la necessità (come nel caso della consegna di parte del denaro, circa 7-8mila euro, necessario per il pagamento della parcella dell’avvocato Massimo Ghedini incaricato di seguire un ricorso in Cassazione nell’interesse del boss mesagnese Massimo Pasimeni)“.
Insomma, l’ultimo blitz e le dichiarazioni dell’ex consigliere sembrerebbero dimostrare che Penna non mentiva, a meno che il prosieguo delle indagini non stabilisca altrimenti. Nel frattempo Crastolla ha abbandonato Mesagne già da un pezzo, vive a Roma dove cura gli interessi di uno studio legale che porta il suo nome e la politica, almeno per ora, è solo un sogno nel cassetto.

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