«Dacci i soldi per i carcerati oppure le luminarie cadranno»

E la malavita chiese l’obolo «per gli amici carcerati» in occasione della festa di San Michele Arcangelo, protettore dei carbonaresi e della Polizia di Stato. «Lo sai come funziona a Carbonara. Dobbiamo dare i soldi ai carcerati. Tu sei nuovo. Per la festa del patrono dobbiamo aiutare i compagni che stanno dentro. Quindi ci devi dare qualcosa». Non avrebbero svelato la loro appartenenza ad una famiglia della camorra barese in particolare, ma Domenico Balzano, 32 anni, e Michele Torres, 31 anni, secondo l’accusa che ha portato entrambi in carcere, si sono fatti capire fin troppo bene. Al titolare dell’impresa che per le strade di Carbonara stava montando le decorazioni luminose, avrebbero formulato una richiesta ben precisa: 1.500 euro per tenere in piedi le «pa- razioni» (le luminarie per la festa patronale) nei tre giorni di festeggiamenti in onore di San Michele Arcangelo, «altrimenti vedrai che cadono».

In base alla ricostruzione dei detective della Squadra Mobile, guidati dal primo dirigente Giacinto Profazio, al termine di un tira e molla durato alcuni giorni (i primi contatti avrebbero avuto luogo lunedì 21 ottobre, cinque giorni prima dell’inizio delle celebrazioni, quando gli operai hanno cominciato ad installare le strutture che avrebbero retto gli addobbi luminosi) i due questuanti a quanto pare hanno ridimensionato le loro pretese, accontentandosi di un obolo da 500 euro. Una estorsione a prezzo di liquidazione che quando si è trattato di arrivare al dunque, conclusa la negoziazione («Ne vogliamo 1.500» la richiesta, «Sono tempi di magra non ne possono pagare più di 500, c’è crisi» la risposta) ha portato nelle tasche del solo Balzano «appena» 100 euro. Tanti ne hanno trovati infatti gli agenti della sezione Reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione della Mobile, guidati dal vice questore Vittorio Di Lalla, che hanno bloccato l’uomo al termine dell’incontro avuto con la vittima la mattina del 28 di ottobre, ultimo giorno dei festeggiamenti.

Il titolare dell’impresa, spaventato, dopo aver capito che i due non lo avrebbero lasciato in pace e che se avesse ceduto al ricatto sarebbero diventato prigioniero di un meccanismo perverso (al secondo appuntamento Balzano e Torres, dopo averlo sorpreso al telefono lo avrebbero minacciato dicendogli «Non è che stai avvisando qualcuno? Stai tranquillo che se arriva la Polizia poi ci stanno gli altri che vengono a prendersi i soldi») ha preso il coraggio a due mani ed è andato in Questura. Quando Domenico Balzano si è presentato nel bar indicato dalla vittima per consumare insieme un caffè, in realtà per riscuotere un acconto di 100 euro rispetto ai 500 pattuiti, prelevato il denaro, fuori dal locale ad attenderlo ha trovato gli uomini della Squadra Mobile. Dalle sue tasche sono saltati fuori due bigliettoni da 50 euro che l’imprenditore aveva appena messo nelle sue mani, dopo aver annotato il numero di serie. Flagranza di reato. Sono scattate le manette con l’accusa di estorsione continuata e aggravata dal metodo mafioso in concorso con Michele Torres al quale gli agenti hanno consegnato, l’altra mattina di fatto, una ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Dopo dieci giorni dal primo arresto il cerchio si è chiuso. Da quello che si è saputo i due uomini che sono ora in carcere, durante gli abboccamenti avuti con l’imprenditore ed i suoi operai, non avrebbero mai fatto il nome di una famiglia di malavita. In passato il nome di Torres sarebbe apparso in una indagini sulla criminalità di Carbonara. Non si hanno però notizie di una loro affiliazione con «battesimo». Due personaggi minori, dunque, che ricoprirebbero ruoli assolutamente marginali rispetto alle attività e alle dinamiche interne al mondo del piccolo crimine. Quello che induce gli investigatori però a nutrire il sospetto che possano aver recitato unicamente un ruolo da emissari sono le loro frequentazioni più recenti. Sarebbero stati infatti notati in talune occasioni accompagnarsi a soggetti legati anche da vincoli di sangue a boss del clan Strisciuglio.

Nota curiosa. Lo scorso 30 settembre nella chiesa Santa Maria del Fonte di Carbonara (che organizza le celebrazioni di ottobre) la Questura ha celebrato San Michele Arcangelo, santo patrono della Polizia di Stato. Per la loro estorsione, evidentemente, i due indagati hanno scelto la festa del santo sbagliato.

fonte: Luca Natile – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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