di Nicola Pepe
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BARI – Non solo notai e notabili, ma anche comuni impiegati e commessi. Rischia di mettere a nudo una gigantesca truffa l’inchiesta della procura di Bari (di cui la Gazzetta ha dato un’anticipazione ieri) su quello che è stato ribattezzato il «Madoff» di Bari. Sotto accusa un 44enne ingegnere di Cisternino, Francesco D. N., iscritto nel registro degli indagati per truffa e falso e finito sotto i riflettori della Guardia di finanza: attualmente in stato di libertà. Secondo l’accusa l’uomo, dopo aver conquistato la fiducia dei suoi «clienti», si sarebbe fatto consegnare decine di milioni di euro promettendo investimenti sicuri in un fondo «svizzero» che garantiva un interesse pari al 12 per cento annuo. In realtà quelle carte di un istituto di credito svizzero non erano vere e gli interessi corrisposti erano solo frutto di soldi incassati da altre vittime. Ma la catena di sant’antonio si è improvvisamente interrotta e il tappo è saltato. L’ingegnere non sarebbe riuscito a far fronte alle richieste dei suoi investitori che hanno scoperto troppo tardi l’inganno. Un meccanismo – se rispondente al vero – degno del suo ideatore, l’americano «Madoff» condannato a 150 anni di carcere e che finora ha visto un caso analogo a Roma, appunto ai quartieri Parioli dove da mesi è in cella Gianfraco Lande accusato di aver bidonato 1700 persone. E proprio dal nucleo valutario della Guardia di finanza di Roma sarebbe partito l’input ai colleghi baresi per una serie di operazioni (movimento di conto corrente con Internet banking) segnalate come sospette.
Fino a ieri l’elenco delle vittime annoverava illustri notai (uno avrebbe perso diversi milioni), imprenditori e professionisti; ma con il passare delle ore sono saltati fuori casi di gente comune, tra cui un commesso di un noto negozio del centro cittadino. Il mago della finanza (o della truffa, secondo gli inquirenti), stimato e conosciuto come una persona «educata e perbene» sarebbe riuscito a «convincere» anche ignari investitori ingannati dalla promessa di un facile guadagno.
L’uomo, residente in un attico del quartiere Murat di Bari, ostentava una posizione economica agiata, e per rendersi convincente ai suoi interlocutori, sfoggiava auto di grossa cilindrata (alcune con targa San Marino) che le presentava come gioielli della sua scuderia anche se in realtà pare si trattasse di auto a noleggio. Inoltre, era nota a tutti la fortuna della sua posizione economica riconducibile a un lascito alla sua mamma da parte di una ricca ereditiera barese. Sta di fatto che dopo aver onorato i rimborsi delle prime rate di interessi, la situazione sarebbe precipitata interrompendo un circuito di pagamenti. Tra gli artifizi escogitati anche la vendita di prestigiosi appartamenti in centro cittadino (ristrutturati e affidati a una nota società immobiliare) che propone a prezzo d’affare a persone a lui ritenute «amiche» ma in realtà bidonate.
In attesa che la giustizia faccia il suo corso (il pm sta studiando le carte), i militari delle Fiamme gialle hanno avviato un nuovo filone di indagine parallelo legato alle movimentazioni di denaro «in nero»: lo scopo è verificare la corrispondenza tra il denaro investito e quello dichiarato. Insomma, c’è il rischio che al danno si aggiunga la «beffa». E tra i sospetti vi sarebbe anche l’attività di un noto istituto di credito.