Nella mattinata del 1 ottobre u.s. il chiosco del “Barbaro” è stato smantellato un mese prima della scadenza dell’autorizzazione prevista per il 31 ottobre 2020. I motivi della fuga anticipata del Barbaro possiamo immaginarla ma, non comprendiamo invece come sia possibile che dal 1 novembre ad oggi l’altro chiringuito “Casa del mar” sia ancora al suo posto. Sarebbe a tutti gli effetti una costruzione abusiva e, nessuno, dopo oltre due mesi ha provveduto alla rimozione.
Ci interroghiamo anche sul silenzio della Capitaneria di Porto che tollera questo abuso. Ci dispiace per chi ha investito in questa attività, ma in una società civile se ci sono delle regole bisogna rispettarle. Probabilmente si è trattato di un cattivo investimento perché altri imprenditori, nel centro città, sono stati forse più attenti nell’investimento e avendo solo ampliato la loro attività, come la legge prevedeva, con tavoli e sedie, non hanno avuto difficoltà a smantellare facilmente tutto entro il 31 ottobre. Speriamo che l’inattività della Polizia Municipale e del Sindaco, siano all’attenzione di altri uffici competenti per valutarne l’eventuale atteggiamento omissivo nell’azione di controllo.
Dopo i numerosi esposti presentati da cittadini residenti e dal Movimento Liberatorio, sulle dubbie autorizzazioni firmate dal Sindaco, la Soprintendenza di Bari, con una nota del 21.09.2020, ha messo fine alla cattiva interpretazione della legge da parte del Sindaco Tommaso Minervini e dei suoi uffici comunali.
Il testo del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76 recante: «Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale», al comma 5) dell’art.10 così recita: ” Non e’ subordinata alle autorizzazioni di cui agli articoli 21, 106, comma 2-bis, e 146 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, la posa in opera di elementi o strutture amovibili sulle aree di cui all’articolo 10, comma 4, lettera g), del medesimo Codice, fatta eccezione per le pubbliche piazze, le vie o gli spazi aperti urbani adiacenti a siti archeologici o ad altri beni di particolare valore storico o artistico“.
Ma sappiamo bene che a Molfetta la parola “semplificazione” spesso è sinonimo di altre operazioni poco rispettose delle leggi.
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